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Parolin alla Comece: i cristiani siano l'anima dell'Europa

Il ruolo delle Chiese in seno all’Unione e gli ambiti prioritari di collaborazione con le istituzioni per dare una vera testimonianza cristiana nel vecchio continente: questi i principali temi affrontati dal cardinale Pietro Parolin nel suo intervento in forma virtuale di mercoledì 28 ottobre in apertura dell'Assemblea plenaria della Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea, nella speciale ricorrenza del 40° anniversario di fondazione

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano 

Il cardinale Parolin interviene in forma virtuale all' Assemblea Plenaria della Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea nella speciale ricorrenza del 40° anniversario di fondazione, facendosi portavoce innanzitutto del saluto e della benedizione del Papa che per l'occasione ha espresso il suo pensiero in una Lettera indirizzata proprio al Segretario di Stato.

La Chiesa, i Papi e l'integrazione europea 

Il discorso si inserisce nel quadro attuale, "tempi incerti e difficili, in cui molti Paesi sono stati e continuano ad essere duramente colpiti dalla pandemia e non si intravede ancora la via di uscita da questa che è una crisi sanitaria, economica e sociale". In questa situazione, la Chiesa in Europa è chiamata a svolgere con maggior zelo la sua missione e a dare il suo contributo, offrendo un messaggio di fede, unità, solidarietà e speranza.

Ricordando l'origine del processo di integrazione europea nel 1950 con la dichiarazione di Robert Schuman, e l'avvio di un progetto di un’unità sovranazionale, garanzia di pace e del superamento dei nazionalismi che tanto avevano lacerato l’Europa, il cardinale sottolinea il costante appoggio al processo di integrazione fornito della Chiesa, dai tempi di Pio XII, alla proclamazione da parte di San Paolo VI e di San Giovanni Paolo II dei Santi Patroni di Europa, alle visite al Parlamento Europeo di San Giovanni Paolo II, l’11 ottobre 1988, e di Papa Francesco, il 25 novembre 2014, con il quale - fa notare - la vicinanza della Chiesa all’Europa si è ulteriormente intensificata. Francesco, "il primo Pontefice non europeo in oltre mille anni".

Il ruolo di COMECE E CCEE in seno all'Unione europea

Segno importante, secondo il cardinale, in seno all'Europa sono le istituzioni come la COMECE, Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea, che risale al 3 marzo 1980, quale "presa d’atto della necessità di una reciproca apertura e di una collaborazione fraterna delle Chiese in Europa, fra loro e con le Istituzioni europee", per promuovere e proteggere il bene comune, alla luce della gioia del Vangelo di Cristo". Se l’approccio della Santa Sede alle Istituzioni europee è di natura prettamente diplomatica ricorda Parolin, la prospettiva complessa e preziosa di lavoro della COMECE, è invece "quella di accompagnare il processo politico dell’Unione Europea nelle aree di interesse per la Chiesa e di comunicare opinioni e visioni degli Episcopati in merito al processo di integrazione europea". Ugualmente importante il ruolo del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), composto dai Presidenti di tutte le Conferenze Episcopali,un ruolo più pastorale ma altrettanto necessario. 

La visione europea di Papa Francesco

L'appuntamento con la Plenaria che si è appena conclusa è dunque un'occasione importante per parlare a tutta l'Europa delle sfide presenti: è la voce della Chiesa cui si aggiunge quella del Papa. Da qui il cardinale torna sui contenuti della Lettera indirizzatagli dal Papa alcuni giorni fa, in vista di questa circostanza.  "Mi pare che - afferma il segretario di Stato - l’intenzione della missiva del Papa sia anzitutto quella di proseguire una riflessione sul futuro dell’Europa", un continente che gli sta a cuore soprattutto per il ruolo centrale che esso ha avuto nella storia dell’umanità. Come sempre, la riflessione di Papa Francesco non ambisce a dare indicazioni puntali su passi da intraprendere, piuttosto a suggerire una "traiettoria ideale" e gli elementi fondamentali sui quali riflettere perché chi può, agisca.

"Nessuno si salva da solo"

Nella prospettiva di Papa Francesco non ci sono mai concetti astratti, ma ci sono sempre le persone, centrali nel dibattito sull’Europa perché, afferma il cardinale, "un’Europa che perdesse di vista la persona, e la consapevolezza che ogni essere umano è inserito in un tessuto sociale, non può che ridursi ad un insieme di procedure burocratiche e sterili" e questo è ancora più necessario ora che ci troviamo ad affrontare una pandemia che non conosce frontiere e procedure. La persona dunque non come soggetto di diritto ma nella sua concretezza di sentimenti, speranze e legami. Come detto diverse volte dal Papa, il rischio di oggi è che si fraintenda il concetto di libertà, "interpretandolo quasi fosse il dovere di essere soli, sciolti da qualunque legame, e di conseguenza si costruisce una società priva di senso di appartenenza".

E la pandemia ancora di più oggi ci invita a cambiare stili di vita e a riscoprire "l'identità comunitaria", l'unica sulla quale costruire, "l'unica capace di superare le divisioni e le contraddizioni". E in questo, osserva il cardinale Parolin, la COMECE come pure il CCEE, gli episcopati e i singoli vescovi hanno un ruolo fondamentale: vivere e affermare la comunione ecclesiale, l'appartenenza ad un’unica comunità, far sì che le "ovvie differenze dei popoli non siano il pretesto per aumentare le divergenze, quanto piuttosto per riconoscere la ricchezza del nostro continente".

Le direttrici della testimonianza cristiana in Europa

Anche oggi, dunque, la testimonianza cristiana è il “tessuto connettivo” dell’Europa e il Papa nella sua Lettera traccia le direttrici di questa testimonianza attraverso i suoi quattro “sogni”. «Sogno – dice – un’Europa amica della persona e delle persone (…), che sia una famiglia e una comunità, (…) solidale e generosa, (…) sanamene laica». "Un’Europa amica della persona e delle persone è anzitutto un’Europa - rimarca il cardinale - che ama la persona nella sua verità e nella sua integralità e soprattutto che ne rispetta la dignità trascendente". Questo aiuta, sottolinea Parolin, a interpretare e valutare proposte legislative che si stanno elaborando e a orientare chi ha responsabilità politiche. "Tra questi principi e valori ha un particolare rilievo il riconoscimento della dignità sacra e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento alla fine naturale, al quale è fondamentale associare la difesa e la promozione della famiglia, vera cellula della società, fondata sull’unione stabile di un uomo e una donna".

L'idea di "persona monadica" genera preoccupanti legislazioni

Oggi invece a prevalere a livello legislativo - sottolinea ancora il cardinale Parolin - è un concetto di persona titolare di "diritti soggettivi individuali, i quali sono limitati esclusivamente dagli interessi dello Stato, perlopiù in ragione di questioni di sicurezza, quali la lotta al terrorismo o al riciclaggio". Ne sono esempi, spiega, legislazioni, come quella creata a tutela dei dati personali o altre, più preoccupanti, quali ad esempio quelle "legate all’eutanasia o quelle che mettono sullo stesso piano il matrimonio e altri tipi di unione, in cui prevale un concetto di persona solitario e monadico slegato dall’idea di appartenere ad una comunità, composta da una pluralità di soggetti con i quali condividono sì diritti, ma anche doveri." Papa Francesco, invece, ricorda che «persona e comunità sono le fondamenta dell’Europa che come cristiani vogliamo e possiamo contribuire a costruire». Occorre invece, e la Chiesa in questo ha una responsabilità come spiega il cardinale, mostrare un'umanità diversa che nasce dal Vangelo: ciò che occorre è "un amore per la persona, specialmente per quella che vive il dramma di una gravidanza non ricercata, per quella che ha una malattia e non riesce più a portare il peso della sofferenza, per il migrante che giunge sulle nostre coste spaesato e spesso vittima di trafficanti senza scrupoli". Tale amore per la persona si concretizza in gesti di carità e solidarietà e nella visione dell'uomo "non abbandonato a se stesso, ma voluto e amato e consapevole che fatica, dolore redente dal Signore Gesù e non semplici prove senza senso". La testimonianza dunque di carità illuminata dal Vangelo, è chiamata ad essere pure testimonianza di verità. E' il ruolo pubblico della Chiesa che assiste e educa, e nel rispetto dell'autonomia della politica, da anche il proprio contributo al bene della società.

Le priorità dell'Ue in collaborazione con la Comece

Da qui il cardinale Parolin si sofferma su quelle che definisce "priorità che interessano l’Unione Europea e che possono essere oggetto della collaborazione della COMECE con le Istituzioni europee".
Una prima questione, è il recupero dalle conseguenze sanitarie, sociali, economiche e umane della pandemia: un processo lungo e difficile, in cui è coinvolta la Commissione Vaticana Covid-19 (VCC),voluta a questo scopo dal Papa. Per Francesco la strada da scoprire è quella della fraternità che significa anche "condivisione della ricerca e degli investimenti per la produzione dei vaccini" e "uso appropriato e intelligente degli strumenti per superare le conseguenze della pandemia", come il fondo per la ripresa Next Generation EU, che, afferma Parolin, sembra andare "nella giusta direzione di una concretizzazione della solidarietà tra gli Stati membri". 

Migrazioni: rivedere il Regolamento di Dublino

La seconda questione riguarda la "tragedia" delle persone costrette a lasciare il loro Paese di origine per cercare un futuro migliore o per fuggire da guerre e persecuzioni. Siamo ben coscienti - spiega il cardinale - dei problemi e delle distinzioni da fare e che a volte il peso sulle popolazioni di arrivo o di passaggio può essere quasi insostenibile. In questo senso, crediamo che il Regolamento di Dublino debba essere rivisto. Il nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo, presentato il 23 settembre scorso dalla Commissione Europea, cerca di segnare un passo in avanti in anche se fa sorgere parecchi dubbi, sia per quanto concerne la sua impostazione di base, che sembra più centrata sulla sicurezza delle frontiere e il contenimento dei flussi migratori che sull’accoglienza, sia per quanto riguarda alcune proposte concrete come, per esempio, la possibilità di finanziare i rimpatri delle persone che non si vogliono accogliere o i limiti temporali per valutare le richieste di asilo" . 

L'ambiente: il progetto Green Deal fonte di benefici

Una terza questione di particolare importanza è la questione climatica e ambientale che comporta, secondo la volontà del Papa, una vera "conversione ecologica" e "l'impegno in favore della giustizia e in difesa delle popolazioni più povere e vulnerabili, come pure verso le generazioni future". A questo proposito il progetto di Green Deal, "che si prefigge l’impegno di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, costituisce - secondo il cardinale Parolin- indubbiamente un progetto interessante e significativo, che potrà arrecare importanti benefici all’Europa e al mondo intero".

Attenzione ai rischi della digitalizzazione 

Un’altra questione prioritaria per l’attuale Commissione, che il cardinale Parolin mette in luce nel suo discorso, è il "processo di digitalizzazione in costante accelerazione" che piò comportare dei rischi legati "all’accesso equo ed universale alle nuove tecnologie, al trattamento dei dati e alla privacy, alla perdita di posti di lavoro e all’uso dell’intelligenza artificiale e della robotizzazione. Dunque se l'Unione Europea - spiega Parolin - vuole essere protagonista in questo settore, occorre essere vigilanti affinché non avvenga a discapito del rispetto della dignità umana, ma vada nella direzione di un maggiore sviluppo integrale di ogni persona e di tutti i popoli".

Con l'Africa, puntare allo sviluppo integrale

Un ultimo aspetto delle politiche europee che il porporato pone all'attenzione delle Chiese, è il rapporto con i Paesi vicini che ambiscono ad entrare a far parte dell'Unione europea, ma soprattutto è il partenariato con l’Africa. L’interesse- rimarca- non deve ridursi "alla soluzione dei flussi migratori, bensì costituire per l’Europa un’occasione unica per favorire uno sviluppo integrale del continente africano", lontano dunque da "fraintendimenti che vanno dal semplice investimento di denaro", "alla nascita di infrastrutture" fino ad una vera "colonizzazione ideologica".

Partecipare alla Conferenza sul futuro dell'Europa 

L'ultima costatazione del cardinale Parolin guarda al rapporto tra Istituzioni e popolazione europea con l'invito a non tradire speranze e sogni, specie dei giovani. L'alta affluenza alle elezioni europee del maggio 2019 - fa notare - ha mostrato un nuovo interesse, fattore questo di speranza per il futuro, ma espone anche ad un rinnovato senso di responsabilità per i rappresentanti politici eletti e per le Istituzioni, chiamate a rispondere alla fiducia che i cittadini hanno riposto in loro. Al riguardo, un ruolo importante potrà averlo la Conferenza sul futuro dell’Europa, organizzata dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione per “ripensare l’Unione Europea” alla luce delle nuove sfide interne ed esterne a dieci anni dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. "Si tratta - dice il cardinale Parolin - di un’occasione significativa per ripensare l’identità europea e i suoi valori, nonché per rendere le Istituzioni europee più prossime e rispondenti ai bisogni dell’Unione e alle sfide attuali. È auspicabile che la Chiesa partecipi soprattutto come partner di quel 'dialogo aperto, trasparente e regolare con le chiese' a cui fa riferimento l’Articolo 17 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea."

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31 ottobre 2020, 07:59