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Il cardinale Konrad Krajewski inaugura a Roma la Casa “Ricominciamo” Il cardinale Konrad Krajewski inaugura a Roma la Casa “Ricominciamo” 

Inaugurata la casa di accoglienza per detenuti ai domiciliari: un progetto di vita

La struttura nasce per aiutare le persone detenute e senza un domicilio a poter uscire dal carcere con le misure straordinarie previste per l’emergenza Covid-19 e a ritrovarsi in un contesto dignitoso. La gestione è affidata ai vari cappellani degli Istituti di pena romani. Caritas: rispondiamo alle richieste del Papa

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Il progetto si chiama “Ricominciamo” e vede impegnati l’Associazione Volontari in Carcere (VIC), la Caritas di Roma, i Cappellani di Rebibbia e l’Elemosineria Apostolica della Santa Sede. Si tratta di un casa ospitata presso un istituto delle Congregazione delle Suore “Figlie di Cristo Re”. All’inaugurazione, ieri sera in Via della Pisana, a Roma, sono intervenuti il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere apostolico, monsignor Daniele Libanori, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, incaricato della pastorale nelle carceri, e don Benoni Ambarus, direttore della Caritas diocesana di Roma.

L'inaugurazione della nuova casa

Misure anti-Covid per tutti i detenuti

Ci siamo accorti che dei provvedimenti per limitare la diffusione del coronavirus nelle carceri, con la possibilità di scontare la pena agli arresti domiciliari, usufruivano solo coloro che avevano una casa; ne erano invece esclusi coloro che non avevano famiglia o un punto d’appoggio fuori del penitenziario. Spesso si tratta di stranieri. “Ricominciamo” – afferma don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma – vuole colmare questo gap e serve proprio per queste persone, per consentire loro di avere una residenza dove vivere dignitosamente.

Ascolta l'intervista a don Benoni Ambarus

Accoglienza, ma non solo

La casa d’accoglienza è gestita dai cappellani delle varie carceri romane insieme con il Vic, Volontari In Carcere, che è il braccio operativo della Caritas nei penitenziari. Dobbiamo dire grazie – sottolinea don Ambarus – anche alle Suore Figlie del Cristo Re, che hanno messo a disposizione i locali per realizzare il progetto “Ricominciamo”. La struttura accoglierà i detenuti agli arresti domiciliari senza casa, ma anche ex carcerati e i loro familiari che non sanno dove alloggiare. Ovviamente non diamo solo un tetto e del cibo, ma cerchiamo di portare avanti un progetto di vita per ognuno di loro, che andrà messo in pratica una volta che avranno scontato la pena. Al 40% si tratta di persone non italiane, ma noi trattiamo tutti come esseri umani al di là della provenienza geografica, etnica o religiosa.

 

Un progetto voluto dal Papa

Il Papa più di una volta ha fatto appelli per rispondere alle necessità e alle esigenze dei carcerati, che sono gli ultimi tra gli ultimi nella nostra società, e noi - afferma don Benoni Ambarus - abbiamo risposto alle richieste di Francesco. Tra l’altro questo progetto è stato possibile grazie alla carità del Santo Padre, che, attraverso l’Elemosineria Apostolica e il cardinale Krajewski, sostiene in gran parte la casa d’accoglienza.

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26 settembre 2020, 07:28