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Il cardinale Turkson in visita all'insediamento di Castel Romano Il cardinale Turkson in visita all'insediamento di Castel Romano

Turkson al campo nomadi di Castel Romano: per testimoniare una vicinanza

Il porporato è stato questa sera in visita nell'insediamento alle porte di Roma per partecipare alla distribuzione di mascherine, guanti e medicinali. Una visita in sostegno "a tutti coloro che vivono situazioni di sofferenza e vulnerabilità e che spesso vengono dimenticati", ha detto il prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. Nel campo vivono circa 600 persone, la metà minori, in condizioni difficili

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

La Chiesa, il Vaticano accanto ai nomadi delle baraccopoli di Roma. Il cardinale Peter K.A. Turkson, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, oggi è stato in visita al campo di Castel Romano, poco fuori il centro abitato di Roma, per testimoniare la vicinanza del Papa. Un incontro con le famiglie, con le madri, con i piccoli che vivono in questa struttura dove in troppi si sentono emarginati.

Donati guanti, mascherine, paracetamolo

Il lockdown per l’epidemia di coronavirus non ha fermato ma ha reso più difficile le attività che la Chiesa, le organizzazioni, i volontari stanno facendo per l’integrazione di queste persone. A Castel Romano vivono circa 600 nomadi, la metà dei quali sono minori. A loro il cardinale ha portato – con il contributo della Farmacia Vaticana, partner della Commissione Vaticana per il Covid-19 istituita presso il Dicastero – 3000 guanti in vinile, 6000 mascherine chirurgiche, 200 mascherine in stoffa lavabili, 500 confezioni di paracetamolo. Dunque medicinali e strumenti di protezione indispensabili in questa fase di post epidemia. E poi, grazie all’Associazione 21 luglio che da anni assiste i nomadi, sono stati consegnati 260 pacchi con beni di prima necessità, soprattutto per bambini tra i zero e i tre anni.

I momenti della visita del cardinale Turkson al campo nomadi di Castel Romano

Sostegno ai volontari e a chi nella Chiesa è vicino ai nomadi

Il cardinale ha dapprima incontrato i volontari del Centro del polo di sviluppo educativo e culturale Ex Fienile nel quartiere periferico di Tor Bella Monica. Una zona difficile, dove per tanti cittadini convivono difficoltà economiche, disoccupazione ma anche voglia di riscatto. Poi il cardinale ha visto il vescovo di settore, monsignor Gianpiero Palmieri; don Giovanni De Robertis, direttore Fondazione Migrantes; monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore della Fondazione Migrantes Roma; la dottoressa Maria Rosaria Giampaolo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. La condizione dei campi nomadi della Capitale è stata illustrata al porporato dal presidente dell’Associazione 21 luglio, Carlo Stasolla, il quale può contare su una pattuglia di attivisti che lavorano nell’integrazione dei nomadi. Ogni settimana l’associazione consegna oltre 250 pacchi grazie a donazioni di privati.

Nessuno deve rimanere indietro

“Come ripete spesso Papa Francesco, nessuno deve essere lasciato indietro – ha detto il cardinale Turkson -. Siamo qui oggi per testimoniare il sostegno a tutti coloro che vivono situazioni di sofferenza e vulnerabilità, e che spesso vengono dimenticati, soprattutto in questo tempo di emergenza sanitaria, sociale ed economica. Ricordiamoci che lo sviluppo integrale dell’uomo è connesso alla cura del Creato: fallendo nell’uno falliremo anche nell’altro”.

Situazione sanitaria difficile a Castel Romano

Nel campo di Castel Romano l’acqua arriva con le autobotti, anche l’elettricità ha un voltaggio che non sempre permette di svolgere tutte le attività. I bambini che vanno regolarmente a scuola sono il 15%. E qui, con l’esplosione dell’epidemia, la didattica a distanza è stata impossibile, computer e connessione internet sono assenti. Le abitazioni sono fatiscenti, roulotte e container assomigliano più che altro a baracche. Il cardinale è entrato in queste abitazioni, incontrato due mamme che hanno due e tre figli. Molte delle persone che vivono a Castel Romano sono scappate durante la guerra in Bosnia, si tratta di rifugiati che però non hanno lo status ufficiale. Ad assisterli dal punto di vista medico, il personale dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, che con il camper “Non ti scordar di mé” ha curato circa 700 piccoli che vivono nei campi nomadi della Capitale.

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13 giugno 2020, 19:40