Giovanni Paolo II Angelicum Giovanni Paolo II Angelicum

Il Rettore dell'Angelicum: Karol, un nostro studente

A Vatican News l’intervista con padre Michał Paluch, che guida la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, dopo la lettera di Papa Francesco per l’inaugurazione dell’Istituto di Cultura intitolato a Giovanni Paolo II

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

L’inaugurazione ufficiale avverrà nel pomeriggio di oggi con una diretta streaming. La cerimonia che darà il via all’Istituto di Cultura presso l’Angelicum, dedicato a Giovanni Paolo II, cade proprio nel giorno in cui si ricorda il centesimo anno dalla nascita del Papa santo. E’ prevista la partecipazione tra gli altri del cardinale Stanisław Ryłko, collaboratore di tre Papi, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.

Studiare, insegnare e predicare la verità

La Pontificia Università San Tommaso d’Aquino è un ateneo fondato dall’Ordine dei Frati Predicatori ed è diventato, nel 1963, Università pontificia grazie alla Lettera Apostolica in forma di “Motu Proprio” Dominicianus Ordo di San Giovanni XXIII. Affonda le sue radici nella missione domenicana di studiare, insegnare e predicare la verità, come rispecchia il motto dell’Ordine, “Veritas”. Diverse le facoltà presenti dalla filosofia alla teologia fino alle scienze sociali.

Giovanni Paolo II e l’amore per l’umanità

Un luogo per raccogliere le sfide della cultura: così padre Michał Paluch, rettore della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino racconta l’ateneo che vanta tra i suoi allievi proprio San Giovanni Paolo II:

Ascolta l'intervista a padre Michal Paluch

R. - Karol Wojtyla è stato nostro alunno tra 1946-1948 e quindi avere un’istituzione accademica all'interno della nostra università è una cosa ovvia. Penso che, parlando di Giovanni Paolo II e del suo patrimonio, il tema della cultura sembra sia stato un po' messo da parte mentre è cruciale anche per la comprensione della sua strategia spirituale e intellettuale.

Papa Francesco vi ha inviato una lettera per l’occasione di oggi. Qual è il passaggio che sente più rappresentativo?

R. -Siamo molto molto contenti di questo appoggio del Papa Francesco. Penso che i due Papi abbiano una visione comune della cultura, intendendola come luogo per la trasmissione della fede. La cultura deve essere al centro della nostra missione e dei nostri sforzi per promuovere la nuova evangelizzazione.

Papa Francesco ha scritto che è necessario tenere vivo l'atteggiamento missionario se vogliamo essere una Chiesa in uscita. Questo come si realizza in un istituto di cultura?

R. - Le università pontificie a Roma - noi siamo una delle 7 - sono luoghi multiculturali che accolgono studenti di 97 nazionalità diverse. Quindi l’università è un luogo dell'incontro delle culture e questo provoca in modo naturale la riflessione sulla diversità culturale e su come vivere la fede in unità nella diversità. Questa è la prima cosa quando parliamo delle università pontificie. Vorrei poi sottolineare che nel nostro progetto noi non vogliamo che i nostri studenti rimangano solo a livello di crescita intellettuale, di testa, vogliamo cercare di dare ai nostri studenti delle esperienze trasformative.

Il Papa ha rimarcato che l'università è il luogo per interpretare le sfide della cultura. Quali sono ad oggi per lei quelle più urgenti?

R. - Sono tante ma forse la cosa più importante è che noi dobbiamo invitare tutti alla discussione sull'umanità. Papa Giovanni Paolo II ha detto una frase famosa a Varsavia nel 1979 ovvero che l'uomo non può essere capito senza Cristo. Questa frase è un caposaldo del suo pontificato, è un invito alla testimonianza da parte e dall’altra è anche un invito al dialogo, ad essere aperto ad ascoltare le esperienze degli altri che non sono nella nostra tradizione. Quindi un’identità forte ma aperta alla diversità.

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18 maggio 2020, 15:54