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INterno della Basilica di San Pietro INterno della Basilica di San Pietro 

Disinfezione e beni culturali. Le raccomandazioni condivise dal Vaticano

Dal Pontificio Consiglio della Cultura un documento che, in tempo di emergenza sanitaria, intende offrire indicazioni per la custodia e la gestione di un prezioso patrimonio, rispetto a possibili danni causati dall'uso inappropriato di disinfettanti o dall'applicazione di procedure errate

Paolo Ondarza- Città del Vaticano

Sensibilizzare i responsabili della custodia e della gestione del patrimonio culturale per evitare possibili danni causati dall'uso inappropriato di prodotti disinfettanti o dall'applicazione di procedure errate a causa dell'ignoranza. Questo l’obbiettivo delle raccomandazioni condivise dal Pontificio Consiglio della Cultura per far fronte alla situazione di allarme per il Covid19 in merito alla gestione, pulizia e disinfezione dei beni culturali. Il documento intende offrire “indicazioni molto semplici quanto necessarie per evitare di procurare danni irreversibili agli oggetti più preziosi e delicati presenti nelle nostre chiese”.

La disinfezione di ambienti, paramenti, vasi sacri per il luogo di culto – specifica il Dicastero nella presentazione del testo - è “necessaria in questo periodo di emergenza sanitaria”, ma “sono pervenute da più parti segnalazioni” di interventi effettuati “mediante l’uso di detergenti non adatti a oggetti d’arte e beni culturali”. In particolare si fa riferimento all’uso di prodotti corrosivi, come candeggina, ammoniaca e detergenti, che generano residui molto dannosi e quindi non dovrebbero essere usati in complessi monumentali, edifici storici, siti archeologici, oggetti, beni mobili, tessuti e ricami, perché potrebbero provocare danni irreversibili.

Da qui l’esigenza di offrire un vademecum che, viene specificato, non è stato elaborato dal Pontificio Consiglio della Cultura, ma è da esso condiviso. La premessa è che “il patrimonio culturale è un bene non rinnovabile”. Quindi “ogni azione che può influire sul suo stato di conservazione deve essere adeguatamente conosciuta, valutata, documentata e concordata con gli esperti”. Si raccomanda “buon senso”: “il sapone è un buon agente disinfettante per Covid-19”, dunque su superfici e pavimenti meglio ricorrere a “soluzioni idroalcoliche diluite o saponi neutri, sempre applicati a pressione controllata e sotto la consulenza di un tecnico nella conservazione dei beni culturali”.

A chi è incaricato di tali operazioni, così come a tutti coloro che entrano in contatto con il patrimonio, si suggerisce l’utilizzo di guanti, mascherine e abiti che possono essere lavati dopo l'operazione di pulizia. Sconsigliato sui beni immobili il ricorso a fumigazioni e irrorazioni. Operando su chiese, chiuse da oltre un mese, è infatti improbabile che il virus sia sopravvissuto nell'ambiente. Occorre sempre “ventilare gli spazi sia per la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei fedeli”, che “per la corretta conservazione del patrimonio culturale”.

Quanto al patrimonio mobile, qualora sussista il sospetto che possa essere contaminato, se ne suggerisce il ritiro o la delimitazione in area inaccessibile almeno fino a 14 giorni. Mai disinfettare un’opera d’arte, un oggetto storico o un documento con alcol o prodotti per la pulizia. Diversamente su oggetti vari privi di interesse storico come ringhiere, pomelli, corrimano, viene consigliata una pulizia più accurata prestando attenzione ad evitare l’impiego di sostanze che potrebbero danneggiare finiture e superfici.

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21 maggio 2020, 10:59