Il Cardinale Angelo Comastri Il Cardinale Angelo Comastri 

Comastri: siamo in una tempesta ma nella barca con noi c'è Cristo

Nel porgere gli auguri al Papa nel settimo anno di Pontificato, il cardinale Angelo Comastri riflette sulla difficile situazione che attraversa l'umanità a causa dell'epidemia di Coronavirus: siamo fragili e aggredibili, l'unica forza che abbiamo è Gesù. L'amore scambievole, dice, ci mette in comunione con Dio e ci rende felici

Eugenio Bonanata - Città del Vaticano

Nelle tempeste della vita, nei momenti di smarrimento, l'uomo non può contare unicamente sulle forze proprie. Occorre avere fede e ricordare che Dio può "salvarci da ogni tempesta". Le parole dell'arciprete della Basilica di San Pietro, il cardinale Angelo Comastri sono legate strettamente all'attualità che presenta un mondo sgomento per un’epidemia che sta seminando migliaia di vittime. Cogliendo l'occasione del settimo anniversario del Pontificato di Papa Francesco, il porporato dunque non solo invita tutti a pregare per il Pontefice ma, attraverso la preghiera, a fare un atto di affidamento al nostro Padre celeste e a farci simili a Lui, mettendo in pratica l'amore scambievole:

Ascolta l'intervista al cardinale Angelo Comastri

R. - Questo è un giorno carico di emozioni per il Papa. Rivivrà sicuramente l'emozione di quel giorno, del 13 marzo di 7 anni fa. Al Papa vogliamo far giungere i nostri più cordiali auguri, carichi di affetto, carichi di riconoscenza ma soprattutto accompagnati dalla preghiera. Il Papa non si stanca di dire "Pregate per me". Credo che sia il dono più bello che possiamo fargli. Per quanto riguarda la situazione della Chiesa in questo momento mi viene in mente un episodio raccontato da Matteo, Marco e Luca concordemente, è la tempesta sul mare di Galilea. Raccontano gli evangelisti che un giorno, attraversavano il mare di Galilea sulla barca e guarda caso Gesù si mette a poppa, il particolare lo dice San Marco che ripete le catechesi di San Pietro. Gesù si mette a poppa e si addormenta volutamente. Mentre Gesù riposa, si leva la tempesta, il mare inizia ad agitarsi e le onde diventano furiose. Gli apostoli hanno paura. Svegliano Gesù dicendo “Signore salvaci, affondiamo”. Gesù si sveglia, si alza e comanda al mare e al vento di placarsi. E Gesù si rivolge agli apostoli e dice: “Perché avete avuto paura? Gente di poca fede”. Nelle tempeste dobbiamo sempre ricordare che Dio è sopra la tempesta, che Dio può tirarci fuori da ogni tempesta purché abbiamo fede, purché apriamo il cuore a Lui. Don Divo Barsotti, un grande sacerdote, un giorno disse che il vero pericolo della chiesa, il vero rischio della chiesa è la pochezza di fede o la mancanza di fede. Non per nulla Gesù ha detto quando il figlio dell'uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra? E' un bell'ammonimento, è un invito a crescere nella fede.

Sette anni di Pontificato

Lei nei giorni scorsi ha inaugurato la preghiera dell'Angelus e del Rosario ogni giorno dalla Cattedra di San Pietro. Qual è il valore di questo appuntamento?

R. - Quando il mare è in tempesta dobbiamo rivolgerci al Signore. L'unico che ci possa aiutare è Gesù. Questa preghiera nasce proprio da questa constatazione. Nelle difficoltà non possiamo risolvere le questioni con la nostra umana forza, dobbiamo aggrapparci al Signore, l'unica roccia. Per questo ho voluto fare questa preghiera e grazie a Dio, tutti quelli che potevano, hanno risposto. Pensate che il mio telefono è intasato da gente che mi dice solo "grazie, è entrato nelle nostre case e ci ha fatto sentire una grande famiglia che prega da San Pietro". E ci tengo a precisare che la Basilica di San Pietro è stata sempre aperta in questi giorni, mai chiusa, dalle 7 del mattino fino alle 18 della sera. Chiaramente la gente ha difficoltà a venire. Ma i pochi che vengono pregano, e questa iniziativa allarga gli spazi e crea una grande famiglia orante.

Il ciclo proseguirà anche la prossima settimana?

R.- La preghiera continuerà fino al 3 aprile. Dopo avremo altre disposizioni, sapremo cosa decideranno di fare durante la Settimana Santa, questo lo deciderà il Santo Padre. E anche la domenica 15, domenica 22, domenica 29 verrà trasmessa anche la Messa delle 10.30, in modo che da San Pietro parta una grande, corale preghiera e il colonnato del Bernini si allarghi e abbracci tutti in una meravigliosa preghiera dal cuore della cattolicità.

Dio è la nostra salvezza

In conclusione tutta questa situazione, questa vicenda di emergenza che cosa insegna?

R. - Ho tanto riflettuto su questo fatto. A me sembra di dover dire che questa epidemia improvvisa, inattesa, rapidissima ci fa riflettere. E la prima riflessione è questa: in poco tempo l'Italia, l'Europa e il mondo sembrano in ginocchio. Siamo tutti invitati a fare un grande bagno di umiltà, non siamo i padroni del mondo, siamo piccoli, siamo fragili, siamo molto spesso aggredibili, per questo dobbiamo darci la mano gli con gli altri e soprattutto aggrapparci al Signore. Madre Teresa diceva: Dio è la trave che tiene in piedi il tetto. Se togliamo la trave casca il tetto. Dobbiamo aggrapparci al Signore, questo è il primo grande invito. Secondo grande insegnamento: sentivo ieri in una trasmissione radiofonica un giovane che diceva "Se mi togliete la partita di calcio, se mi togliete la discoteca, cosa mi resta? Quale è lo scopo della mia vita?". Ecco la grande riflessione: dobbiamo ritrovare l'essenziale. L'essenziale non è il divertimento, non è il denaro, non è il successo. Nel 1970 - per raccontare un particolare che può far riflettere - Mario Soldati, un buon giornalista, andò in Svezia per cantare il paradiso svedese e rimase diversi mesi in Svezia. La conclusione fu un libro, che ancora si può trovare, con questo titolo "I disperati del benessere". E Soldati lì dice: è una società organizzata in maniera meravigliosa. Però lì manca qualcosa: c'è il più alto tasso di suicidi, manca qualcosa... non ebbe il coraggio di dire che mancava Dio. E Dio ci è venuto incontro in Gesù. Non siamo soli, nella bufera, nella barca c'è Gesù, purché lo svegliamo. E Gesù ci ha dato la formula della felicità. E sempre Madre Teresa diceva: nei paesi del benessere la segnaletica della felicità è tutta sbagliata. Qual è la formula della felicità? E'il comandamento dell'amore: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Il comandamento dell'amore ci mette in comunione con Dio, ci fa una trasfusione della vita di Dio e quando siamo in comunione con Dio siamo felici. Pensi che una volta dissi a Madre Teresa - era il 22 maggio 1997, la Madre morì il 5 settembre successivo, era l'ultima volta che l'ho vista - era affaticata, stanca: "Madre si prenda qualche giorno di ferie". Madre Teresa mi guardò con occhio severo e mi disse: "Caro vescovo Angelo, non ho bisogno di ferie perché i miei giorni sono tutti i festivi. Fare del bene è una festa. Ricordalo, è l'unica festa. E concluse: un giorno o l'altro potresti sentir dire che Madre Teresa è morta per schianto del cuore, sì mi potrebbe scoppiare il cuore per troppa contentezza". Gesù ce lo aveva detto. E anche questa epidemia ci conferma l'insegnamento di Gesù.

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13 marzo 2020, 12:43