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Dalla clausura, la preghiera delle Clarisse di Serino

Preghiere per quanti vivono le restrizioni imposte dalla pandemia giungono dalle suore di clausura di un Monastero in provincia di Avellino

Elvira Ragosta -  Città del Vaticano

Sono undici le clarisse che attualmente compongono la comunità nel Monastero di Santa Maria della Sanità a Santa Lucia di Serino, in provincia di Avellino. Il Monastero, risalente al 1608, è legato al palazzo della famiglia di San Giuseppe Moscati. “Viviamo una vita di preghiera e di lavoro – ci dice al telefono una delle suore, parlando a nome della comunità - ma anche di relazioni con i nostri fratelli che vivono fuori dal monastero. Sono relazioni che, prima delle restrizioni imposte dalla pandemia, si concretizzavano negli incontri in parlatorio, nelle richieste di preghiera, negli incontri con parrocchie e altri gruppi che, nei periodi di Avvento e di Quaresima, di solito vengono al monastero per momenti di formazione o per giornate di ritiro. Al momento, però, non facciamo incontri, ma siamo in contatto telefonicamente con tante persone che quotidianamente ci chiamano per dimostrare il loro affetto nei confronti della comunità, sapere come stiamo e soprattutto per raccomandarci di pregare”.

La clausura ai tempi del Coronavirus

La vita ordinaria delle clarisse ha ricevuto pochi scossoni in questo momento,  “perché – continua la suora- noi continuiamo la trama della nostra vita quotidiana con la nostra giornata di preghiera e di lavoro. Viviamo questo periodo, prima di tutto portando al Signore, nella nostra preghiera, questa situazione, in tutte le ore di preghiera del giorno; poi cercando di essere vicine, per quelle che sono le nostre attuali possibilità, col telefono o con le e-mail, alle tante persone che conosciamo. Viviamo nella speranza e nella certezza che il Signore provvederà a tutto questo perché è Lui che veglia su di noi. E’ un momento difficile, anche per noi è un momento strano, per quanto la nostra vita scorra sui binari abituali, non è tutto come prima”.

Un esempio per chi è costretto a restare in casa

“La nostra vita – dice la clariss a-  può essere d’esempio perché è una vita che impone ritmi diversi, che ci prepara ad attendere con pazienza e lunghezza, a volte, i tempi di Dio, i tempi della realizzazione delle cose, i tempi dell’incontro con le persone. Il nostro modo di vivere ci plasma quotidianamente a questa lunghezza dei tempi. Forse per le persone che vivono all’esterno è un po’ difficile perché tutti sono abituati al tutto e subito, al mordi e fuggi, noi no. La nostra vita ci porta a vivere con molta più calma tutte le situazioni, a volte dalla preghiera e dal sapere che i tempi non sono i nostri, ma sono quelli di Dio, quindi ad adoperarci perché ‘tutto funzioni’, a saper aspettare e rimandare, certe, però, che le promesse di Dio si avverano. So che per le persone è un problema, perché tanti ci dicono che magari trascorrere la giornata in questo modo diventa pesante. Per noi, forse perché noi abbiamo il nostro orario, la nostra giornata scorre come scorreva fino al primo marzo. Però noi impariamo ogni giorno ad aspettare, siamo ‘allenate’ all’attesa”.

La lettera del vescovo

Proprio alle suore di clausura, il vescovo di Avellino, monsignor Arturo Aiello, ha scritto nei giorni scorsi una “lettera dal deserto” per chiedere la loro preghiera e di “insegnarci l’arte di vivere contente di niente, in un piccolo spazio, senza uscire, eppure impegnate in viaggi interiori che non hanno bisogno di aerei e di treni”. E ai nostri microfoni, monsignor Aiello aveva sottolineato che esse sono “polmoni e ossigeno di preghiera, notte e giorno in qualsiasi tempo”. “E’ così- aggiunge la clarissa del Monastero di Serino-. Ognuna di noi, non solo in questo monastero, anche nelle altre comunità come le nostre. Molti ci considerano ‘le inutilità’, ma siamo ‘le inutilità’ che alzano le mani a Dio da mattina a sera per chiedere a Dio di essere sempre presente nella nostra vita, di non abbandonarci, di essere sempre padre misericordioso e solidale con al sorte di ogni uomo”.

Le richieste di preghiera e di ascolto

Sono tanti, dunque, i fedeli della zona che si rivolgono telefonicamente alle clarisse di Serino. “Prima di tutto le persone ci chiedono di pregare – conclude la suora - e poi notiamo che hanno bisogno di parlare, perché vivendo le giornate in casa, non con i ritmi che avevano prima, ora hanno bisogno di essere ascoltate. Tante ci dicono che hanno bisogno di una parola di speranza e ci comunicano le loro ansie e preoccupazioni, anche la difficoltà di vivere questo momento anche per loro di clausura non scelta, ma imposta, a differenza della nostra condizione. Noi ricordiamo che siamo vicine a tutte con la nostra preghiera. Assicuriamo quella che è la nostra arma: la nostra preghiera e il nostro affetto. Vorrei solo augurare a tutti di avere forza, speranza e pregare perché il Signore è con noi e non ci abbandona mai”.

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29 marzo 2020, 10:24