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Il cardinale Czerny: la mia famiglia come il dipinto della Fuga in Egitto

In esclusiva a Vatican News, il sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, racconta l'esperienza della propria famiglia durante la II Guerra Mondiale. Cardinale dal 5 ottobre 2019, come stemma ha scelto l'immagine di una barca con quattro persone: riflesso della sua storia e dell'impegno a cui è chiamato

Johanna Bronkova - Emanuela Campanile - Città del Vaticano

La fede, le origini ebraiche, la prigionia della madre in un campo di concentramento nazista, la guerra, la fuga in Canada e il ritorno in Cecoslovacchia per riscoprire la terra d'origine e il coraggio di una Chiesa capace di non disgregarsi durante gli anni del Comunismo. In un'intervista realizzata dalla redazione ceca di Vatican News, il cardinale Michael Czerny si racconta ripercorrendo i momenti più importanti e spesso drammatici della propria vita e dei suoi genitori, che "di rado parlavano" degli anni vissuti durante la II Guerra Mondiale. Un silenzio dovuto al dolore di una storia personale che temevano potesse essere mal interpretata ma anche, per la decisione di impegnarsi a pieno nel costruire una nuova vita in Canada. Tra i ricordi del sottosegretario, anche il dipinto su vetro della "Fuga in Egitto" realizzato dalla nonna e che ispirerà la scelta dell'immagine-ricordo per il giorno della nomina a cardinale.

La fuga in Egitto
La fuga in Egitto

R. - I miei genitori vivevano in Moravia. Mia madre, Winifred Hayek Czerny, durante la II Guerra Mondiale, ha trascorso in prigione e in campo di concentramento un totale di venti mesi. Le fu anche richiesto di lavorare come bracciante agricolo. Sebbene nata e cresciuta dai genitori cattolici romani, i suoi nonni sono nati ebrei ed è stata classificata come ebrea dalle autorità naziste che hanno governato il cosiddetto Protettorato di Boemia e Moravia dal marzo 1939 in poi. Anche mio padre, Egon Czerny, era cattolico romano; non avendo discendenza ebraica, fu risparmiato dal campo di concentramento; fu messo nel campo di lavoro forzato di Postoloprty per gli ultimi otto mesi della guerra, a causa del suo rifiuto di divorziare da mia madre, mentre lei era internata a Terezín.

 Come considerava sua madre l'essere stata una sopravvissuta dell'Olocausto?

R.- Mia madre non ha mai pensato a se stessa in questi termini perché l'Olocausto è attribuito alla comunità ebraica, mentre lei si identificava come cattolica romana. Il suo atteggiamento era quello di considerarsi una persona che aveva avuto la fortuna di sopravvivere alla follia omicida di un regime che non aveva motivi legittimi per perseguitare e giustiziare qualcuno solo per la propria origine. Quando tornò a Terezín, nell'aprile del 1995, nel libro degli ospiti del museo scrisse: "Sono sopravvissuta". In effetti è sopravvissuta a un male mostruoso che ha incarcerato esseri umani, ognuno unico nel suo essere, e li ha resi anonimi, prima riducendoli a numeri e poi trasformandoli in cenere, in polvere con il gas e il fuoco. Con la sua arte, mia madre ha invertito quel male. Dalla polvere o dall'argilla, ha scolpito le sembianze di moltie persone viventi, sembianze che dureranno a lungo, ben oltre il normale arco di vita di un essere umano perché, ironia della sorte, sono stati cotti in un forno. La nostra famiglia ha donato tre delle sue sculture, tra cui una che mi ritrae, al museo di Terezín.

Ed è a questo punto che il cardinale ricorda la nonna materna, Anna Hayek, dalla grande vena artistica. Tra le sue opere, anche quel dipinto su vetro della "Fuga dall'Egitto". Sebbene cattolici, con il marito Hans e i due figli, vengono internati nel campo di concentramento di Terezin a causa delle origini ebraiche dei loro antenati. Lei muore ad Auschwitz alcune settimane dopo la fine della guerra, il resto della famiglia molto prima. Czerny ritorna poi agli anni della grande decisione dei suoi genitori: lasciare l'Europa per trasferirsi in Canada. Il tempo della sfida, di pianificare, di progetti che svaniscono e della scelta di andare avanti e attraversare l'immensità di un oceano per ricominciare. Sono gli anni tra il 1946 e il 1948, la prima data corrisponde alla nascita del cardinale, la seconda a quella del fratello. Finalmente, in Canada c'è qualcuno disposto a garantire per la famiglia Czerny nonostante l'incertezza di trovare un lavoro. È una famiglia ad aiutarli a entrare nel Paese:

R.- Questa famiglia ci ha accolto e ci ha guidato nel processo molto difficile di adattarsi a una nuova città prima di impararne la lingua, conoscerne la cultura, le abitudini, guadagnandoci da vivere, superando finalmente le barriere etniche e facendo amicizia...ma continuando a vivere nelle lingua e nella cultura che avevamo portato con noi. 

Diventato adulto, ritorna in Cecoslovacchia da metà ottobre 1987 a metà gennaio 1988 per "esplorare la terra della mia nascita e fare un'esperienza diretta della vita sotto il comunismo". A Brno incontra i rappresentati di quella Chiesa del Silenzio che passerà alla storia per aver contribuito a far crollare il Muro della vergogna che senza scrupoli aveva tagliato il mondo in due:

R.- In tutti questi incontri, sono rimasto impressionato dal coraggio e dalla fede di coloro che hanno tenuto accesa la fiamma della fede cristiana e aperto il santuario della vita ecclesiale durante gli anni comunisti. Nessuno immaginava che a pochi mesi di distanza ci sarebbe stato un grande cambiamento!

Con un salto temporale che solo le parole riescono a compiere, si arriva al 2017, anno in cui Michael Czerny diventa uno dei due sottosegretari della Sezione vaticana per i migranti e i rifugiati, e alla nomina a cardinale del 5 ottobre 2019:

Può spiegarci il senso dello stemma cardinalizio che ha scelto?

Per riflettere questo ministero e la mia esperienza di vita, il mio stemma mostra una barca con una famiglia di quattro persone - rifugiati e altre persone in movimento spesso vanno in barca. La mia famiglia di quattro persone è arrivata in Canada in barca, così l'acqua sotto la barca mi ricorda l'Oceano Atlantico. La barca è anche un'immagine tradizionale della Chiesa come la Barca di Pietro, che ha il mandato di Nostro Signore di "ricevere lo straniero" (Matteo 25:35), indipendentemente da dove si trovi la Chiesa. Inoltre, come il simbolo del movimento L'Arche, la barca ricorda le opere di misericordia verso tutti coloro che sono esclusi, dimenticati o svantaggiati. Il sole d'oro sopra la barca è il sigillo della Compagnia di Gesù - i Gesuiti. E lo sfondo verde è un richiamo all'enciclica di Papa Francesco Laudato si', che invita tutti noi a prenderci cura del benessere del creato, la nostra casa comune. 

Lo stemma del cardinale Czerny
Lo stemma del cardinale Czerny

E il suo motto?

R.- Il mio motto latino è "Suscipe", prima parola e titolo della preghiera che sant'Ignazio pone nella contemplazione finale degli Esercizi Spirituali e cioè la Contemplazione per raggiungere l'Amore di Dio. Così, con l'unica parola "Suscipe", intendo evocare tutta la preghiera di donarsi totalmente a Dio quale è la spiritualità dell'essere Cardinale. Nella sua lettera ai nuovi Cardinali dell'ottobre 2019, il Papa ha spiegato cosa significa veramente questo: "La Chiesa vi chiede una nuova forma di servizio - ha detto - un richiamo a un maggiore sacrificio di sé e a una coerente testimonianza di vita". E le vesti scarlatte rappresentano lo spargimento di sangue - usque ad effusionem sanguinis - in totale lealtà e fedeltà a Cristo.

Anche la sua croce pettorale è molto particolare. E' fatta in legno...

E' stata realizzata dall'artista italiano Domenico Pellegrino. Ha preso il legno dai resti di una barca usata dai migranti per attraversare il Mediterraneo dal Nord Africa nel tentativo di raggiungere l'isola italiana di Lampedusa. Il materiale scelto suggerisce il legno della croce su cui Gesù fu crocifisso, il Figlio di Dio, "per togliere i peccati del mondo". Il chiodo conficcato è originale, ci ricorda chiaramente che Gesù è stato inchiodato alla croce; lo stemma dei gesuiti comprende i tradizionali tre chiodi. Il legno povero suggerisce il voto gesuita di povertà e il desiderio di una Chiesa umile e impegnata. L'origine del legno riflette la fuga della mia famiglia e le mie attuali responsabilità nella Sezione Migranti e Rifugiati. Le crepe nella vernice rossa e nel legno ricordano le ferite, la sofferenza, il sangue versato nella crocifissione e quando il mondo dimentica la compassione e la giustizia, mentre il colore più chiaro - nella parte superiore - suggerisce la risurrezione di nostro Signore e Salvatore e la pienezza di vita che Egli è venuto a portare. 

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07 dicembre 2019, 07:30