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Ai Musei Vaticani i sarcofagi che raccontano l’avvento di Cristo

Restaurati ed esposti insieme, fino al 29 marzo 2020, i Sarcofagi di Bethesda, che testimoniano la diffusione del cristianesimo nel Mediterraneo e in Europa. Nella concezione cristiana il sarcofago non è più, come dice il nome stesso, qualcosa "che mangia la carne", ma diventa un letto di riposo

Marco Guerra - Città del Vaticano

“Tempo divino, i sarcofagi di Bethesda”, è il titolo della mostra inaugurata ieri presso i Musei Vaticani. Per la prima volta nella storia sono esibiti insieme due sarcofagi gemelli del IV secolo che riportano sette miracoli evangelici di Cristo. Due opere ricche di significato perché attestano una nuova concezione della morte nelle popolazioni dove si è diffuso il cristianesimo.

Le scene dei miracoli

Questi sarcofagi che celebrano il trionfo glorioso di Cristo, che guarisce malati e moribondi, prendono il nome dalla raffigurazione al centro di tutta l’opera, ovvero la guarigione del paralitico alla piscina di Bethesda, presentata su un prezioso sfondo architettonico caratteristico delle forme artistiche dell’età degli imperatori Valentiniano e Todosio (354-395). Si riconoscono poi attorno altre scene evangeliche: la guarigione dei due ciechi di Cafarnao, narrata unicamente da Matteo, la guarigione dell’emorroissa, la chiamata di Zaccheo e l’ingresso di Gesù in Gerusalemme.

La diffusione nel Mediterraneo

L’insieme di queste scene compone un programma iconografico raffinato, conservato perfettamente fino ai nostri giorni, che offre una narrazione evangelica del Signore taumaturgo, che percorre le strade della Galilea e delle Giudea “beneficando e risanando” tutti. Una guarigione che rivela la promessa cristiana della sconfitta della morte avvenuta tramite il sacrificio di Gesù. Il Mediterraneo antico diventa così la cornice dove si diffonde velocemente questo messaggio, fatto sta che il ciclo figurato, prodotto nelle botteghe di Roma, viene ritrovato su 16 sarcofagi rivenuti nei territorio di quello che era l’Impero Romano d’Occidente: in Italia, in Spagna ma soprattutto in molte province della Gallia, cioè l’attuale Francia.

I tre sarcofagi ancora intatti

Della maggior parte di questi sarcofagi sono arrivati a noi solo alcuni frammenti. Gli unici che hanno conservato interamente il fregio anteriore sono quello del Museo Pio Cristiano in Vaticano, quello collocato su una parete dell’episcopio di Ischia e quello incastonato fin dal Medio Evo nella facciata della cattedrale di Tarragona. I primi due sono i protagonisti della mostra Tempo Divino.

L’innovativo restauro

L’esposizione è stata preceduta da una innovativa azione di restauro, la prima in assoluto per il manufatto proveniente dall’isola campana, eseguita dai laboratori dei Musei Vaticani in collaborazione con il Museo diocesano di Ischia. Per l’occasione la pulitura è stata effettuata con l’utilizzo dell’agar, un prodotto di ultima generazione derivato da alghe rosse e che viene applicato sulla struttura in forma fluida che gelifica intorno alla temperatura di 45 gradi.

La nuova visione della morte

“Il sarcofago diventa un letto di riposo in attesa delle risurrezione”, così il curatore della mostra e responsabile del Reparto Antichità Cristiane dei Musei Vaticani, Umberto Utro, spiega a Vatican News l’importanza e il significato più profondo dei Sarcofagi di Bethesda:

Ascolta l'intervista a Umberto Utro

R. – Il sottotitolo di questa mostra dice “I sarcofagi di Bethesda e l'avvento del Salvatore nel Mediterraneo antico”. La parola “avvento” è una parola particolare e bella nel latino perché è una parola che indica sia l'attesa sia all'arrivo e questo è quello che è avvenuto attraverso questi sarcofagi prodotti a Roma e diffusi in tutto il Mediterraneo antico. Le scene dei miracoli hanno fatto cogliere questo arrivo di Cristo e di una nuova Concezione della vita ma anche della morte nel mondo degli antichi. Perché si chiama tempo divino? Perché in ognuno di questi sarcofagi, la scena centrale e quella del paralitico di Bethesda: lì c'era una piscina dove si attendeva secondo una credenza antica all'arrivo di un angelo che doveva increspare le acque e il primo che si immergeva sarebbe stato guarito. Gesù ha mirato un paralitico, che era paralitico - dice il Vangelo - da 38 anni, era l'unico che, si potrebbe dire, non riusciva mai a muoversi ad arrivare a questa acqua quando si increspava. E Gesù gli dice semplicemente: “Vuoi guarire? Alzati e cammina”. In questa meridiana c'è un orologio solare, sulla colonna accanto a Gesù: indica il fatto che quella attesa di questo Angelo è compiuta in Cristo, è Lui l'Angelo Salvatore. E allora il defunto nel sarcofago diventa partecipe di queste scene, di queste guarigioni.

Quindi si passa da sarcofagi del tempo Romano classico in cui la morte era vista dal punto di vista pagano, a sarcofagi che annunciano una rinascita, una nuova vita, la salvezza e la sconfitta della morte da parte di Cristo?

R. - E’ esattamente così. Pensate già a che cosa è stato un cambiamento semantico, anche di nomi. I luoghi della sepoltura degli antichi si chiamano “necropoli”, “città dei morti”; i cristiani cambiano il nome in “cimitero”. “Cimitero” è una parola greca che viene dal verbo “koimao” che vuol dire dormire, dormitorio. Cioè, il sarcofago non è più, come dice il nome stesso, qualcosa che mangia la carne, che inghiotte in un mondo scuro, ma diventa un letto di riposo: un defunto è come dice Gesù alla figlia di Giairo: “Non è morta, dorme”.

Questi sette miracoli evangelici raffigurati sui sarcofagi annunciano la Risurrezione, annunciano la vita, è un messaggio che è stato mandato attraverso il Mediterraneo da alcune botteghe?

R. - Sì, da alcune botteghe romane sulla spinta di committenze colte e molto probabilmente che nascevano in ambito ecclesiale, hanno ideato queste scene. Mi voglio soffermare un momento sulla prima di queste scene, la guarigione dei due ciechi, secondo Matteo. Ecco questa guarigione dei ciechi nella Chiesa antica diventa immagine del Battesimo. Perché è importante anche questo elemento battesimale che è anche nella piscina; perché anche i padri interpretano la piscina come luogo dell'acqua salvifica del battesimo? Perché il defunto cristiano afferma che essendo stato unito, come dice San Paolo, nel battesimo alla morte di Cristo, così attraverso questa fede viene asserita la certezza della Risurrezione. Se siamo morti con lui dice Paolo con Lui sicuramente risorgeremo.

Tipologia diffusa nel IV secolo

Ad Alessandro Vella, assistente del Reparto Antichità Cristiane, abbiamo chiesto di raccontare il contesto storico-culturale, l’aspetto artistico e il processo di restauro di questi sarcofagi:

Ascolta l'intervista ad Alessandro Vella

R. - Si tratta di una tipologia piuttosto omogenea che si diffonde in un arco di tempo abbastanza limitato, alla fine del IV secolo. La caratteristica particolare è che se ne conoscono all'incirca 16 esemplari ritrovati sparsi lungo le coste del Mediterraneo e nell'entroterra dell’area Gallica, nelle aree attraversate dai fiumi. Si tratta di una tipologia che è andata di moda alla fine del IV secolo per le sue caratteristiche decorative e per il messaggio che veicolava e che per questo è stata esportata largamente lungo le rotte commerciali antiche.

Tre in particolare sono rimasti intatti... i Musei Vaticani hanno deciso proprio di restaurarli insieme; perché?

R. -  Sono tre gli esemplari più intatti, quello di Tarragona è murato sulla facciata della cattedrale ed è inamovibile, si trova attualmente ancora là. Per quanto riguarda gli altri due, uno era nostro e l'abbiamo restaurato nell'ambito della campagna di restauri che riguarda tutte le opere del museo; l’altro è quello di Ischia. Abbiamo colto l’occasione del suo distacco per la futura esposizione nel museo diocesano locale per poterlo restaurare insieme al nostro e in modo da poterli confrontare per la prima volta dal vivo.

E’ emozionante vedere questi esemplari di sarcofago insieme, è un'occasione unica?

R. - E’ un'occasione unica. Penso che per la prima volta effettivamente nella storia se ne vedono due esemplari insieme, almeno nella storia recente, non sappiamo in antico. Anche per quanto riguarda gli esemplari antichi sembrano prodotti tutti da officine diverse e quindi forse non si sono mai visti neanche tra di loro.

Dov'erano prodotti?

R. - Il luogo di produzione era comunque per tutti quanti Roma e da là venivano poi esportati lungo le rotte che rifornivano Roma da tutte le province appunto dell'impero.

Quindi partono da Roma e adesso sono tornati a Roma per raccontarci che cosa è stata l'espansione del cristianesimo lungo il Mediterraneo?

R. - Esattamente. L'espansione del cristianesimo e dei segni legati all’appartenenza cristiana e alla mutata concezione cristiana della morte che è uno degli elementi fondamentali del cristianesimo antico.

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07 dicembre 2019, 07:30