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Sinodo, il vescovo di Marabà (Brasile): stiamo formando un clero autoctono

La necessità di altri sacerdoti e l’impegno per la formazione di un clero autoctono. Sono queste due delle priorità indicate al Sinodo da mons Vital Corbellini, vescovo di Marabà, nello stato del Parà in Brasile

Marabá è una città del Brasile, nello Stato del Parà. È una delle più popolose di questo Stato ed è abitata da persone appartenenti a diversi popoli e culture. A Vatican News monsignor Vital Corbellini, vescovo di Marabà, descrive la realtà della propria diocesi e indica le principali sfide:

Ascolta l'intervista a mons. Corbellini

R. – Noi ci troviamo in una regione molto grande, lo Stato del Parà, una diocesi così estesa con una moltitudine di persone: abbiamo migranti che provengono da altri Stati, abbiamo tante persone che vengono a cercare lavoro. C'è tanta povertà, violenza, anche contro le donne e giovani. Ma ci sono anche cose buone: ci sono piccole comunità missionarie che vanno avanti lavorando per il bene di Dio. Poi c’è anche la questione della missione: il missionario cerca di andare tra i popoli vicini. Qui ci sono i popoli originari, gli indigeni. Allora cerchiamo di stare insieme a loro per essere presenti, anche se molti di loro anno parte già in altre chiese, soprattutto evangeliche.

Una diocesi missionaria aperta all’incontro con i poveri ed anche con le popolazioni indigene. C’è mancanza di vocazioni, di sacerdoti?

R. – Sì, abbiamo bisogno di altri sacerdoti. Abbiamo inoltre anche questo aiuto parte di altri religiosi e di alte diocesi. Però ora cerchiamo di avere un clero autoctono, un clero nostro, che cerca di vivere lì. Abbiamo un buon numero di seminaristi e cerchiamo allora di fare in modo che si leghino alla comunità, che non vadano via. È importante che restino e vivano il senso della comunità. Grazie a Dio ci sono anche le vocazioni, ultimamente con la pastorale vocazionale e con la pastorale giovanile. Anche questo Sinodo dovrà parlare di più sulla questione della formazione dei futuri sacerdoti affinché non siano lontani dalla loro comunità, ma che vivano bene, cerchino di tornare, lavorare con i poveri, con i popoli originari, con le persone semplici. Che non li abbandonino, dando testimonianza evangelica del sacerdozio.

Parliamo delle aggressioni che ci sono state nei confronti della foresta amazzonica. Ci sono state anche delle accuse contro il governo del Brasile. Vuole lanciare un appello, in questo senso, al governo per difendere il Creato...

R. – Che le nostre autorità, federali e statali municipali possano guardare con amore i nostri popoli originari, la foresta, i poveri! Abbiamo tanti poveri, tante persone che hanno bisogno. È un appello che facciamo alle nostre autorità, affinché cerchino di guardare con amore il popolo dell’Amazzonia, il nostro popolo.

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13 ottobre 2019, 10:29