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Urbina Ortega (Colombia): l'esperienza di una visione globale al Sinodo

Le arcidiocesi in aiuto dei vicariati in Amazzonia, l'evangelizzazione, ma anche il tema della violenza sulle donne al centro dell'intervista di monsignor Óscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio, in Colombia e presidente della Conferenza episcopale colombiana

Debora Donnini - Città del Vaticano

La presenza dei vescovi della Regione amazzonica ma anche di sacerdoti, consacrati, laici e rappresentanti delle popolazioni indigene rende possibile quella “visione globale” di tutta l’Amazzonia, che sta emergendo in questi giorni al Sinodo. A sottolinearne l’importanza per il lavoro futuro in questi territori è il presidente della Conferenza episcopale colombiana, monsignor Óscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio, che prende parte all'assise sinodale.

R. – E’ molto importante per il lavoro posteriore perché così abbiamo questa visione globale e possiamo anche fare progetti che accompagnino questo lavoro sul territorio, questa ecologia integrale, che parte dalle persone e continua anche sull’influenza che dobbiamo fare tutti e da tutti i luoghi sulla protezione di questo bioma amazzonico.

“Siamo venuti per servire i popoli”, ci avviciniamo rispettando le loro culture e guardiamo all’Amazzonia “con occhi di discepoli e missionari” perché “quello che ci preme è l’annuncio di Gesù Cristo”, ha sottolineato il Papa nel saluto all’apertura del Sinodo. La dimensione pastorale è essenziale in questo cammino che state facendo?

R. – Certo, perché noi prima di tutto siamo Pastori. Partiamo dall’annuncio del Vangelo e l’annuncio del Vangelo porta a questo atteggiamento nella relazione con Dio creatore, con gli altri che sono i fratelli e con il creato che dobbiamo custodire e aiutare a conservare.

In Colombia, in particolare nella zona amazzonica, quali sono le problematiche maggiori?

R. – Noi costituiamo il 16 per cento di tutta l’Amazzonia, quasi la metà del Paese. Dobbiamo lavorare di più per trovare un cammino nuovo di evangelizzazione, lavorare insieme. Durante la Conferenza episcopale della Colombia, abbiamo fatto questo accordo: che le arcidiocesi aiutino questi vicariati che stanno in Amazzonia, soprattutto con i Pastori, con persone che possono lavorare lì. Poi c’è una cosa molto interessante. A febbraio ci sarà la prima riunione della Conferenza episcopale della Colombia e il tema è precisamente l’ecologia integrale, cosa fare perché ci sia nelle scuole, nella catechesi, nella famiglia. Poi anche il rapporto con i governi perché possano portare avanti il loro lavoro e gli accordi che hanno avuto e che questo non rimanga sulla carta ma diventi esperienza.

C’è anche un altro tema, quello della situazione delle donne in Amazzonia, dove le donne sono le prime vittime, spesso, insieme ai bambini, della violenza. Com’è la situazione nella vostra regione?

R. – Non è differente che in altre parti del Paese. C’è troppa violenza contro le donne. C’è una parte positiva, che è il lavoro che le donne fanno. Bisogna sottolineare questo, perché ci sono tante suore, tante professoresse e ci sono tante catechiste e mamme, che nei territori dell’Amazzonia hanno un ruolo molto importante e lo portano avanti. Senz’altro c’è questa violenza contro di loro ma è un elemento presente anche nel resto del territorio e contro cui dobbiamo lottare.

Per sostenere la famiglia di cui lei parlava prima, è importante sostenere la madre che già, naturalmente, difende i propri figli dal male, dalla violenza?

R. – Certo, prima di tutto questa dimensione della sua tenerezza è il migliore cammino per seminare i valori e i comportamenti etici. La madre, sempre, con la sua tenerezza, ha un’influenza molto grande sui figli, sullo sposo, sulle altre persone e quindi incoraggio anche questo lavoro che fanno.

L'intervista a Monsignor Óscar Urbina Ortega

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16 ottobre 2019, 15:04