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De Mendonça: Archivio apostolico vaticano, atto di fedeltà al Vangelo e alla storia

Il cardinale José Tolentino De Mendonça, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, commenta in un articolo apparso sull’edizione odierna dell’Osservatore Romano, il Motu Proprio con il quale Papa Francesco ha deciso che l’Archivio segreto vaticano, da oltre 400 anni al servizio della Santa Sede, sia denominato “Archivio apostolico vaticano” per superare possibili fraintendimenti legati al termine “segreto”

Cardinale José Tolentino De Mendonça

L’Archivio Vaticano ha una storia secolare, perché fu fondato intorno al 1611 da Paolo V, quando separò più nettamente i fondi archivistici da quelli librari della Biblioteca Vaticana. Era una tendenza diffusa nelle compagini statuali europee del tempo, nel quale si moltiplicavano gli archivi «secreti», cioè privati, a disposizione del sovrano. Ma, come accade per la vicina Biblioteca, rifondata in epoca umanistica da Niccolò V, l’Archivio Vaticano è solo il segmento “moderno” di una storia molto più lunga, quasi bimillenaria, che incomincia con la storia della Chiesa e ne segue e accompagna l’intero cammino, quasi dalle origini apostoliche ai giorni nostri. Nel vastissimo patrimonio documentario accumulato nei secoli si riflette veramente il «transitus Domini», il cammino del Signore Gesù nella storia degli uomini attraverso le vicende della comunità dei credenti in Lui. Vicende che inevitabilmente riflettono le luci e le ombre delle realtà umane ma soprattutto indicano lo sforzo di una costante fedeltà, spesso espressa nella santità e nel martirio.

Il gesto coraggioso di Papa Leone XIII

Leone XIII, nel 1881, ebbe lo straordinario coraggio e la profonda lungimiranza di aprire progressivamente agli studiosi di tutto il mondo la consultazione dei documenti raccolti nell’Archivio Vaticano. Si trattò davvero di coraggio e lungimiranza perché con quella decisione, superando anche non poche resistenze interne, il Papa infranse il clima di assedio nel quale le vicissitudini della storia e della cultura avevano confinato la Chiesa e la Santa Sede. E lo fece con un gesto che ci appare oggi di fiducia nell’intelligenza e nella rettitudine umana. Al termine di quello che è stato definito il «secolo della storia», il Papa affermò con forza, nella celebre lettera Saepenumero considerantes (18 agosto 1883), la convinzione che non bisognava avere paura della ricerca, che non bisognava temere di dire la verità né osare di dire il falso. La saggezza ciceroniana si coniugava così alla certezza evangelica che la Verità ci libererà. La storia “moderna” dell’Archivio Vaticano nasce da qui. Nel giro di pochi decenni quello che era stato un venerabile e prezioso deposito di carte, che aveva servito il Papa e la Curia nel governo della Chiesa ma aveva anche alimentato con copie e trascrizioni le maggiori opere storiche, dal Baronio ai Monumenta Germaniae historica, divenne anche un operoso centro di studi e di ricerche nel quale convennero e continuano a convenire istituti storici e ricercatori di tutto il mondo, senza preclusioni di fede, di nazionalità o di culture.

L’Archivio vaticano è l’Archivio del Papa, della sua Curia; è quindi pienamente «apostolico»

La decisione di Papa Francesco di mutare, nella denominazione dell’Archivio, l’aggettivo «segreto» in «apostolico» è in piena continuità con la decisione di Leone XIII e dei suoi successori. Il connotato fosco e opaco che ormai accompagna nella sensibilità e nell’immaginario il termine «segreto» rendevano necessario questo passo, dal momento che si è smarrito il valore originario di «segreto», cioè semplicemente di «privato» («secretum» da «secernere», quindi «riservato», cioè a disposizione del sovrano e del suo governo). Ma il termine «apostolico» è storicamente attestato già nel Seicento, nel secolo della nascita del moderno Archivio Vaticano. Esso spesso concorre con l’aggettivo che poi è storicamente prevalso e in qualche modo esprime lo stesso concetto, anzi lo innalza e lo potenzia. L’Archivio Vaticano è l’Archivio del Papa, della sua Curia; è quindi pienamente e veramente «apostolico», cioè è necessario e indispensabile al successore dell’apostolo Pietro nel suo servizio alla Chiesa universale. Ma questo Archivio, profondamente “cattolico” perché in esso si riflette la vita della Chiesa universale e del mondo intero, è condiviso, senza paura, con gli studiosi di tutto il mondo, con un gesto di fiducia e di apertura che è l’apologia più certa e convincente della nostra fede.

L’Archivio non è un luogo ove custodire solo il passato, ma un’opportunità per frequentare il futuro

La scelta di papa Francesco ha un’altra, felice e significativa conseguenza. Da questo momento il primo aggettivo che connota le denominazioni dell’Archivio e della Biblioteca diviene lo stesso. Entrambe le istituzioni sono «apostoliche», nel senso che sono nel cuore della missione della Chiesa di annunciare al mondo la salvezza di Gesù Cristo. Archivio e Biblioteca non sono un gioiello e un lusso del passato ma sono sempre una risorsa per il futuro, per comprendere e interpretare la storia degli uomini, della quale sono uno specchio incomparabile e fedele. Come disse Papa Francesco in visita all’Archivio il 4 dicembre 2018, l’Archivio non è solo un luogo ove custodire il passato ma un’opportunità per frequentare il futuro. Il Motu Proprio è dunque un atto di fedeltà al Vangelo e, al tempo stesso, alla storia e di questo dobbiamo essere grati a Papa Francesco.

 

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29 ottobre 2019, 15:30