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Francesco d'Assisi ottiene l'ndulgenza plenaria da Onorio III Francesco d'Assisi ottiene l'ndulgenza plenaria da Onorio III 

L’indulgenza plenaria è un gesto che sa di eternità

A pochi giorni dalla Solennità di Tutti i Santi e dalla commemorazione dei defunti, il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, riafferma in una lettera l’importanza della preghiera, della penitenza e delle opere di misericordia. L’indulgenza plenaria per i propri cari, scrive, è un’azione di “valore infinito”

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Un pezzetto di divino innestato sulla terra. Basta poco in fondo per spalancare lo scrigno dei “beni spirituali e soprannaturali” che costituiscono la ricchezza della vita cristiana. Uno dei tesori disponibili è l’Indulgenza plenaria e la chiave per ottenerlo è un gesto di umiltà, semplice e potente quanto il mettersi in ginocchio, riconciliarsi con Dio attraverso il Sacramento della confessione, fare la comunione, professare il Credo, pregare secondo le intenzioni del Papa. Il cardinale Mauro Piacenza ricorda i passi che preparano al “pio esercizio” dell’Indulgenza, che definisce “una declinazione efficace ed accessibile della fede” nella comunione dei santi. “Dona – scrive – un respiro largo alla nostra esistenza terrena, e ci ricorda, con straordinaria efficacia, che le nostre azioni hanno un valore infinito”.

Uniti oltre la soglia del tempo

Il penitenziere maggiore riflette sulla natura umano-divina di questo gesto nelle tre pagine della sua lettera, preparata nell’imminenza delle due celebrazioni del primo e del 2 novembre. Come ogni atto che incide nella sfera religiosa, osserva, le azioni che la Chiesa invita a compiere nei prossimi giorni permettono di vedere “irrobustita la propria fede”. Per il cardinale Piacenza, l’Indulgenza plenaria è in particolare un dono da offrire “con larga generosità”, ai propri cari, ai fratelli “che, varcata la soglia del tempo, nulla possono più per se stessi, ma molto ancora possono ricevere dalla nostra carità. Così il nostro rapporto d’amore con loro continua e si rafforza”.

“In questi giorni, in confessionale, quante occasioni di consolazione, di incoraggiamento, quante lacrime si possono asciugare”

Occasioni per consolare e perdonare

Così, pensando a “questi giorni santi”, il porporato rivolge ai fedeli non tanto un “andiamo”, quanto un “corriamo al confessionale” e altrettanta generosità chiede ai confessori nell’amministrare il Sacramento. “Si possono acquistare più meriti in ore e ore di confessionale, che in tante riunioni “organizzative” delle quali tutti conosciamo l’utilità e l’esito…!”, è la considerazione del cardinale Piacenza, che esorta ancora: “In questi giorni, in confessionale, quante occasioni di consolazione, di incoraggiamento, quante lacrime si possono asciugare”, quante occasioni provvidenziali “per poter illustrare la realtà della vita eterna, per stimolare al perdono, alla tenerezza nelle opere di misericordia, per far comprendere il senso del quotidiano pellegrinare”. “Mettiamoci tutto il cuore – conclude –nel ministero dell’ascolto, della consolazione, dell’orientamento, del perdono”.

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29 ottobre 2019, 13:20