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Il cardinale Juan de la Caridad García Rodríguez, arcivescovo di  San Cristóbal de La Habana (Cuba) Il cardinale Juan de la Caridad García Rodríguez, arcivescovo di San Cristóbal de La Habana (Cuba)  

Il cardinale Juan de la Caridad García Rodríguez

Al nuovo cardinale, creato da Papa Francesco il 5 ottobre 2019, è stato assegnato il titolo della chiesa di Santi Aquila e Priscilla

Uomo dai modi semplici e umili ma fermo sui principi, è convinto che il dialogo sia l'unica possibilità per costruire ponti di amicizia e fraternità anche in un contesto complesso come quello di Cuba. È con lo spirito del “missionario” tra la sua gente che Juan de la Caridad García Rodríguez ha sempre vissuto, fin da giovane, il servizio pastorale di sacerdote e di vescovo, dedicando una particolare attenzione alla testimonianza e alla trasmissione della fede nella vita del popolo.

È nato a Camagüey l'11 luglio 1948 in una famiglia semplice, primo di sei figli. Sua  madre era una casalinga e suo padre, morto in prigione per un attacco di cuore, lavorava nelle ferrovie. Ancora adolescente è entrato nel seminario San Basilio Magno a El Cobre. Per un anno ha frequentato il seminario El Buen Pastor dell'Avana e ha poi completato la formazione teologica nel seminario San Carlos y San Ambrosio, sempre nella capitale. I suoi compagni di studio, che hanno vissuto tutto il periodo della formazione sacerdotale a Cuba, sono stati ordinati tra il 1970 e il 1971; lui invece è divenuto presbitero nella chiesa parrocchiale di Morón il 25 gennaio 1972, quando non aveva ancora compiuto ventiquattro anni. «Andrò da tutti quelli ai quali mi manderai; dirò tutto quello che mi comanderai»: è l'impegno assunto quel giorno.

Negli anni Settanta del secolo scorso, nonostante i controlli del regime castrista che vietava ai preti di predicare fuori dalle mura delle chiese, “padre Juanito” – come era chiamato familiarmente –  passava casa per casa nei villaggi a distribuire volantini scritti sempre con l'obiettivo di riaffermare i principi cristiani. Ha compiuto i primi passi del suo ministero nell'attuale diocesi di Ciego de Ávila – eretta da Giovanni Paolo II nel 1995 – ma anche a Morón e a Jatibonico. Nel 1989 è stato trasferito nella parrocchia di Florida, occupandosi allo stesso tempo di altre comunità vicine. È stato co-autore del devozionario popolare Los cubanos rezamos a Dios, oltre che fondatore e direttore della Escuela para Misioneros de la Diócesis.

Il 15 marzo 1997 Papa Wojtyła lo ha eletto alla sede titolare di Gummi di Proconsolare nominandolo vescovo ausiliare di Camagüey, dove ha ricevuto  l'ordinazione episcopale il 7 giugno dello stesso anno, nella chiesa di Nuestra Señora de la Merced, per le mani di monsignor Adolfo Rodríguez Herrera, che già lo aveva ordinato presbitero. Ve y anuncia el Evangelio  (“Vai e annuncia il Vangelo”) il suo motto episcopale.

Nel 1998 la diocesi di Camagüey è stata elevata al rango di sede metropolitana e il 10 giugno 2002 monsignor Juan de la Caridad García Rodríguez è stato promosso arcivescovo. Particolarmente attento alla pastorale vocazionale, al laicato e alle necessità dei più poveri, ha sviluppato programmi di evangelizzazione in cui ha valorizzato il ruolo dei nonni nella formazione religiosa dei più piccoli, istituendo anche una specifica pastorale per i carcerati.

Nel 2006 ha presieduto la prima assemblea nazionale delle missioni, celebrata all'Avana. A febbraio dello stesso anno è stato eletto presidente della Conferenza episcopale cubana e, in questa veste, ha partecipato nel 2007, ad Aparecida, alla  quinta Assemblea generale dell'Episcopato latinoamericano e dei Caraibi. Nel 2007 è stato nominato membro del Pontificio consiglio della giustizia e della pace.

Come arcivescovo di Camagüey, il 29 novembre 2008  ha accolto il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle cause dei santi, per la beatificazione di José Olallo Valdés, il religioso dei Fatebenefratelli – primo cubano a essere proclamato beato nell'isola – che nell'Ottocento dedicò tutta la vita ad aiutare i poveri, gli schiavi e i diseredati. E ha anche avviato il processo per la beatificazione del suo precedessore alla guida dell'arcidiocesi, il servo Dio monsignor Adolfo Rodríguez Herrera.

Nei quattordici anni trascorsi come pastore a Camagüey ha rilanciato, tra l'altro, il seminario San Agustín e ha ripreso e sviluppato numerose opere al servizio dei più poveri. La stessa impronta pastorale si ritrova in questi primi tre anni trascorsi alla guida dell'arcidiocesi di San Cristóbal de La Habana, che gli è stata affidata da Francesco il 26 aprile 2016. Uno stile missionario che lo porta a stare accanto alle persone “scartate”. Per lui si deve sempre «dialogare affinché la Chiesa possa trovare spazi per la sua missione evangelizzatrice, educatrice e caritativa», nella consapevolezza che «la Chiesa vive il Vangelo, annuncia il Vangelo e denuncia quello che è sbagliato perché si possa progredire» per il bene di ogni persona.

Attualmente è membro del Comitato permanente della Conferenza episcopale cubana e presidente della Commissione nazionale della missione e della famiglia: in questa veste è stato eletto rappresentante dell'episcopato al Sinodo ordinario sulla famiglia nel 2014. E l'anno dopo – come già aveva fatto nel 1998 con Giovanni Paolo II e nel 2012 con Benedetto XVI – è stato tra i presuli che hanno accolto Papa Francesco durante il viaggio apostolico nell'isola caraibica.

Poco più di due mesi fa ha presieduto nella cattedrale della capitale cubana i funerali del suo predecessore, il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino – morto lo scorso 26 luglio – ricordandolo in particolare come un «pastore fedele» e un «costruttore di ponti».

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05 ottobre 2019, 15:00