Cerca

Violenza.jpg

La Santa Sede all'OSCE: libertà religiosa, difesa delle donne e lotta alla schiavitù

Dal 16 al 27 settembre è in corso a Varsavia il Meeting sull'implementazione della dimensione umana del 2019 organizzato dall'OSCE. Tre gli interventi della Santa Sede che ribadisce l'importanza della libertà religiosa come "cartina di tornasole per il rispetto di tutti gli altri diritti umani fondamentali"

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

La centralità della libertà religiosa, segno distintivo di tutti gli altri diritti umani - "poiché riguarda i diritti più intimi della società civile" - è il tema del primo intervento di giovedì scorso della Santa Sede al Meeting dell'OSCE sull'attuazione della dimensione umana nel 2019.

Bene comune e libertà religiosa

Aumentare la consapevolezza della libertà religiosa sia come diritto umano universale sia "come fattore fondamentale per la costruzione e il benessere delle nostre società" è uno dei concetti sottolineati dalla Delegazione che ha inoltre messo in evidenza quanto tale principio sia fondamentale anche per la sicurezza all'interno e tra gli Stati":

“Il preoccupante fenomeno di limitare la libertà di religione, si denuncia nel discorso, "etichetta la fede e chi crede come ostili, offensivi e, quindi, da eliminare. Al contrario, una società che concede la libertà di religione o di credo è una società che libera a proprio vantaggio il potenziale di impegno attivo e costruttivo, così come il progresso del bene comune che si trova nell'opera delle comunità religiose. La libertà religiosa diventa allora il contesto giuridico che permette alle comunità religiose di contribuire attivamente al dibattito democratico e alla promozione di una cultura condivisa dei diritti umani”

Violenza sulle donne e cultura "iper-sessualizzata"

La Delegazione della Santa Sede oggi ha, invece, affrontato il tema della prevenzione e lotta alla violenza sulle donne. Partendo da due fattori tanto deprecabili quanto diffusi, la denuncia ha coinvolto l'attuale cultura "iper-sessualizzata" e distruttiva delle nostre società: 

“Una tale cultura, che non solo distorce la dignità della donna e della sessualità umana, ma avanza l'accettazione di tali distorsioni come diritti, rappresenta una tragica ricaduta in una visione delle donne che dovrebbe essere stata superata molto tempo fa. Le donne non sono proprietà, le donne non sono oggetti sessuali, e le donne non dovrebbero accettare che gli uomini le considerino come tali, o che debbano conformarsi ad una tale visione distorta”

"Abortire perché il feto è femmina", è il secondo preoccupante fenomeno - presente anche nell'area OSCE - denunciato dalla Delegazione che, a chiusura dell'intervento, chiede inoltre di "considerare con realismo, le cause profonde e gli ostacoli alla piena promozione della parità di genere in seno all'OSCE stessa, così da poter garantire che le donne ben qualificate siano identificate e coinvolte".

La tratta degli esseri umani, ferità alla dignità

Ultimo intervento di oggi, ma non certo per importanza, quello sulla tratta di esseri umani. Riportando le parole di Papa Francesco, la Santa Sede ha chiesto di aumentare gli sforzi per prevenire questo "crimine contro l'umanità":

“Anche se cerchiamo di ignorarla, la schiavitù non è qualcosa di altri tempi. Di fronte a questa tragica realtà, nessuno può lavarsene le mani senza essere, in qualche modo, complice di questo crimine contro l'umanità. Non possiamo ignorare il fatto che oggi nel mondo c'è tanta schiavitù come prima, o forse di più”

Nonostante la crescita degli sforzi per combattere il fenomeno, la Delegazione ha suggerito un ulteriore coinvolgimento dell'impegno delle organizzazioni religiose: "Per portare avanti un'alleanza sempre più ampia nella società, per combattere la tratta di esseri umani, la nostra Delegazione vede il merito di continuare a discutere su come includere ulteriormente le organizzazioni religiose nella promozione di un approccio alla lotta contro la tratta incentrato sulle vittime all'interno dell'OSCE".

I primi due testi sono stati consegnati da mons. Mirosław S Wachowski, funzionario dell'OSCE della Santa Sede. Il terzo da mons. Andrea Francia , Consigliere della Nunziatura Apostolica in Polonia.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

20 settembre 2019, 19:08