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Il cardinale Parolin: cruciale la lotta alla falsità

Omelia del Segretario di Stato in occasione della Festa di San Michele Arcangelo, patrono della Gendarmeria e della Polizia di Stato

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

San Michele, "il combattente esemplare del Maligno", ricorda a tutti noi la necessità della lotta quotidiana soprattutto contro la falsità. Così il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, durante l'omelia di questa mattina presso l'Altare della Cattedra di San Pietro in occasione della ricorrenza del Patrono del Corpo della Gendarmeria Vaticana e della Polizia di Stato - proclamato il 29 settembre del 1949 da Papa Pio XII.

La lotta cruciale

Tra le maggiori tentazioni, spiega il cardinale, quella a cui stare più attenti è la falsità: "Non solo a livello esterno, con il continuo moltiplicarsi di fake news, ma soprattutto a livello interiore". La tentazione di pensare a Dio come ad un padrone piuttosto che a un Padre, di identificare la persona che commete il male con il maligno o di pensare che seguire Dio ci privi della libertà personale, sono alcuni degli esempi presentati da Parolin. Ecco dunque, l'invito a ricercare la verità, come Natanaele che, come si legge nel Vangelo, ha seguito Gesù "non attraverso i segni" ma "mediante la ricerca della verità nel suo cuore, attraverso la preghiera".

La sincerità

Ed è citando uno dei passaggi più belli del romanzo di Dostoevskij, I fratelli Karamazov, che il cardinale mette in risalto come la falsità sia "presente in ogni malattia dell'anima". 

“Chi mente a se stesso e ascolta le proprie menzogne, arriva al punto di non poter più distinguere la verità, né dentro di sé, né intorno a sé, e così comincia a non avere più stima né di se stesso, né degli altri. Poi, siccome non ha più stima di nessuno, smette anche di amare, e allora, in mancanza di amore, per sentirsi occupato e per distrarsi si abbandona ai vizi e ai piaceri volgari, e per colpa dei suoi vizi diventa come una bestia: ma tutto questo deriva dal continuo mentire, agli altri e a se stesso - Dostoevskij”

Sincerità, dunque, nemica delle apparenze. Sincerità, prosegue il porporato, a cui il Signore ci chiama.

Proteggere il cuore e custodire

Chiedendo l'intercessione di San Michele per "sradicare le piccole o grandi falsità che tutti ci portiamo dentro, e la capacità di proteggere il cuore da doppiezze e infingimenti", il cardinale Parolin ricorda le parole di Papa Francesco quando li definì "custodi degli altri". Da qui, l'invito conclusivo del porporato ai presenti a "vigilare costantemente sulla propria vita, perché all’integrità dell’operato esterno corrisponda la trasparenza interiore".

“Vorrei dirvi un’altra cosa. A me, alcune volte, fa un po’ di tristezza quando esco e vedo che voi state lì a lavorare. [Penso:] “Ma questa gente dovrebbe essere a casa sua, con i suoi…”. Ma voi lavorate lì, per custodire la gente, me… Non so come ringraziarvi - Papa Francesco”

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30 settembre 2019, 12:29