Mons. Dal Toso presidente delle Pontificie Opere Missionarie Mons. Dal Toso presidente delle Pontificie Opere Missionarie 

Pom: santuari e social in preghiera per le missioni

Intervista al presidente delle Pontificie Opere Missionarie (Pom), mons. Giampietro Dal Toso a conclusione dell’Assemblea generale: tra le nuove forme di preghiera per le missioni, i santuari ed i social. Il Mese Missionario straordinario aiuterà la Chiesa a riscoprire il senso dell’evangelizzazione dei popoli

Federico Piana- Città del Vaticano

La vita come missione, le prospettive dell’azione missionaria per il 2020, la tutela dei minori, la teologia della missione, il mese missionario straordinario di ottobre 2019. Sono stati molti i temi di spessore al centro dell’Assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie che si chiude oggi alla Fraterna Domus di Sacrofano, in provincia di Roma. “Le Pontificie Opere Missionarie hanno una storia gloriosa: sono nate nel 1822 a Lione, in Francia, per iniziativa di Pauline Marie Jaricot che voleva sostenere le missioni attraverso la preghiera e le offerte di carità. Adesso nel mondo abbiamo 120 direzioni nazionali, siamo diventati una rete universale pontificia: tutto quello che facciamo viene realizzato a nome del Papa e per aiutare le giovani chiese nei territori di missione” sintetizza efficacemente mons. Giampietro Dal Toso, presidente delle Pontificie Opere Missionarie.

In che modo aiutate le chiese locali?

R. - Il primo aiuto è quello della preghiera, lo ricorda spesso Papa Francesco. L’attore principale della missione è lo Spirito Santo. Potrebbe sembrare scontato ma non lo è. Non dimentichiamoci che la patrona delle missioni è santa Teresa di Lisieux, suora di clausura che mai ha messo piede in un territorio di missione. Ma oltre la preghiera occorre l’animazione missionaria: aiutare tutti i battezzati a rendersi conto che la vocazione missionaria non è solo di qualcuno ma di tutti. Tutti in diversi modi possiamo essere missionari. I papi hanno sempre ribadito che la Chiesa per sua natura è missionaria, la missione è nel dna del cristiano.

In questa Assemblea generale avete analizzato il bilancio dell’anno passato e tracciato le linee programmatiche per il prossimo futuro…

R. - Certamente. Prima di tutto, c’è da sottolineare il fatto che esiste una grande continuità. L’Assemblea generale ha anche lo scopo di verificare l’andamento delle offerte perché le missioni hanno bisogno di denaro per sopravvivere. Poi si affrontano delle tematiche particolari, secondo le necessità. Lo scorso anno era emersa l’esigenza di formare i nostri direttori nazionali, per cui sono state prese delle iniziative per raggiungere lo scopo. Quest’anno i temi sono stati altri, sempre in linea di continuità. Ad esempio, abbiamo approfondito il senso della teologia della missione e della protezione dei minori, tema caldo in tutta la Chiesa.

Formazione che deve essere in continuo aggiornamento?

R. - Non potrebbe essere altrimenti. Dirò di più. Le Pontificie Opere Missionarie sono quattro: l’Opera della Propagazione della Fede, l’Opera per la Santa Infanzia, la Pontificia Opera di San Pietro Apostolo per i seminari e la Pontificia Unione Missionaria. Ognuna di queste realtà ha bisogno di una formazione specifica. Comunque, si fa buona formazione se si ha chiara l’idea di che cosa è la missione dal punto di vista biblico e teologico. Le ultime parole che Gesù ci ha lasciato sono state ‘andate ed annunziate il Vangelo e battezzate tutte le genti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo’.

Avete riflettuto anche sul Mese Missionario straordinario di ottobre 2019 indetto da Papa Francesco?

R. - Si. Sono felicemente sorpreso della grande risonanza che questa iniziativa ha suscitato in tutto il mondo, con diverse conferenze episcopali che hanno fatto proprio il tema dell’evento (‘Battezzati ed inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo’, ndr) per tutto l’anno. La Chiesa sente il bisogno dell’evangelizzazione, sia all’interno che all’esterno: rinnovare le radici della propria fede e far conoscere Cristo a chi non lo ha mai conosciuto. Come dice il Vangelo, Cristo è venuto affinché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Sono certo che il mese missionario straordinario aiuterà la Chiesa a riscoprire il senso dell’evangelizzazione.

Durante l’assemblea si è toccato anche un punto, estremamente interessante: la necessità di individuare nuove forme di preghiera. Quali potrebbero essere, secondo lei?

R. - Una sfida interessante sarebbe quella di coinvolgere maggiormente i santuari nella preghiera per le missioni. I santuari continuano ad attrarre milioni di persone in ogni angolo del pianeta e possono essere un’occasione propizia. E poi facendo leva sui mezzi di comunicazione più innovativi, per esempio lanciando una catena digitale di preghiera. I social sono molto importanti, non si possono non tenere in considerazione.

Ascolta l'intervista a mons. Dal Toso

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01 giugno 2019, 12:39