Cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica Cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica 

Versaldi: “Sul gender dobbiamo dialogare senza rinunciare alla nostra identitàˮ

Il Prefetto dell'Educazione Cattolica presenta il nuovo documento “Maschio e femmina li creòˮ: “C'è un'emergenza educativa, dobbiamo superare gli slogan. Rispettiamo e chiediamo rispettoˮ

ANDREA TORNIELLI - Città del Vaticano

«Sul gender dobbiamo trovare vie di dialogo, senza cadere negli slogan e negli estremismi. Ma dobbiamo farlo partendo dalla nostra identità e sapendo tradurre in argomenti di ragione anche la luce che viene dalla fede, perché la confusione è molta e nelle scuole rischia di imporsi come scientifico un pensiero unico. Rispettiamo tutti ma chiediamo di essere rispettati». Sono le parole del cardinale Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, che insieme all'arcivescovo Vincenzo Zani, segretario del Dicastero, ha firmato il documento “Maschio e femmina li creòˮ. Vatican News lo ha intervistato.

Eminenza, qual è lo scopo del documento?

R. - «È importante fermarsi sul sottotitolo: “Per una via di dialogo sulla questione del gender nell'educazioneˮ. Il nostro non è un documento dottrinale, ma è piuttosto metodologico: come educare le giovani generazioni ad affrontare questi temi in un tempo in cui su questo c'è molta confusione. Assistiamo al rischio che si imponga nelle scuole come scientifico un pensiero unico che non possiamo accettare. Allo stesso tempo dobbiamo essere capaci di dialogare, di rinnovarci, e di valorizzare ciò che di buono è emerso dalle ricerche sul gender».

Come nasce questo nuovo testo?

R. - «L'occasione e lo stimolo a prepararlo sono venuti dalle visite ad limina dei vescovi di tutto il mondo e anche dai viaggi che abbiamo compiuto, soprattutto dalle scuole e dalle università. Si sta infatti diffondendo un'ideologia del gender e l'insegnamento della Chiesa viene bollato come retrogrado. Per questo era necessario cercare di impostare un dialogo educativo su questo tema».

Su quali basi avete lavorato?

R. - «Abbiamo cercato di farlo su un piano di ragione, con argomenti razionali, e non con slogan né in modo fideistico. Per noi la ragione è illuminata dalla fede e la fede non è contraria alla ragione. Sul tema del gender è comunque possibile impostare il dialogo sulla base di argomenti che non richiedono l'adesione alla fede cattolica, attraverso tre atteggiamenti: ascoltare, ragionare e proporre. Ci sono argomenti razionali che chiariscono la centralità del corpo come soggettività che comunica l'identità dell'essere. In questa luce si comprende il dato biologico della differenza sessuale tra uomo e donna. La formazione dell'identità si basa sull'alterità e nella famiglia il confronto con la madre e il padre facilita il bambino nell'elaborazione della propria identità-differenza sessuale. Il genere “neutroˮ o “terzo genereˮ, invece, appare come una costruzione fittizia».

 

Quali sono invece i punti di incontro?

R. - «Dobbiamo innanzitutto distinguere tra l'ideologia gender che viene presentata come scientifica e che si diffonde anche nelle scuole, dalle ricerche sul gender. Mentre non accettiamo l'ideologia, riconosciamo punti di incontro nelle ricerche sul gender per crescere nella comprensione reciproca. Cito due esempi: la pari dignità tra uomo e donna, dopo le forme di ingiusta subordinazione che hanno segnato secoli della nostra storia. C'è poi l'educazione dei bambini e dei giovani a rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente condizione - disabilità, razza, religione, tendenze affettive - combattendo ogni forma di bullismo e di ingiusta discriminazione. Un altro punto importante riguarda i valori della femminilità evidenziati nella riflessione sul gender: ci si è soffermati molto sull'aspetto fisicistico della sessualità mettendo in secondo piano aspetti culturali che approfondiscono la natura senza però opporsi ad essa. Questo approfondimento del valore della femminilità è peraltro ben fondato nei documenti degli ultimi Pontefici».

Veniamo invece agli aspetti più critici. Quali sono?

R. - «Le teorie del gender, specie quelle più radicali, si allontanano dal dato naturale arrivando a una opzione totale per la decisione del soggetto emotivo. Così l'identità sessuale e di conseguenza anche la famiglia diventano “liquideˮ e “fluideˮ, fondate sul desiderio del momento piuttosto che sul dato naturale e sulla verità dell'essere. Si vuole cancellare la differenza sessuale, rendendola irrilevante per lo sviluppo della persona».

A quali risultati sperate di arrivare con questo nuovo testo?

R. - «Proponendo la via del dialogo fondato su argomenti di ragione, rispettiamo le posizioni lontane dalle nostre e chiediamo rispetto per le nostre. Non siamo noi a scegliere gli alunni delle scuole e delle università cattoliche, sono le famiglie e gli studenti che scelgono queste scuole e questi atenei, sapendo che sono cattoliche. Non possiamo venir meno alla nostra identità aderendo a un pensiero unico che vorrebbe abolire la differenza sessuale riducendolo a un mero dato legato alle circostanze culturali e sociali. Dobbiamo evitare i due estremismi: quello del pensiero unico e dell'ideologia che procede per slogan, e quello secondo il quale nelle nostre scuole dovrebbe venire soltanto chi condivide la fede cattolica e la pensa come noi. Dobbiamo cercare vie di dialogo e rispondere all'emergenza educativa su questi temi. Il documento è un contributo in questo senso».

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10 giugno 2019, 15:30