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Il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin Il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin  

Card. Parolin: prosegua l'impegno per rinnovata amicizia Santa Sede-Israele

Nel 25° anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede, si è tenuto ieri nel Tempio Maggiore di Roma, un concerto di musica sacra alla presenza del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin che ha sottolineato la necessità di combattere insieme ogni forma di intolleranza

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Al concerto di musica sacra per i 25 anni dall'istituzione delle relazioni diplomatiche era presente l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Oren David e il rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Shmuel Di Segni. Nel suo intervento il cardinale Pietro Parolin ha espresso soddisfazione per i buoni rapporti esistenti tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele, ha sottolineato il tema della libertà religiosa per la quale entrambe le parti si sono impegnate con l’Accordo Fondamentale firmato il 30 dicembre 1993, e ha ribadito la decisa condanna per ogni gesto o sentimento antisemita.

Una comprensione reciproca cresciuta tra ebrei e cristiani 

Dopo il saluto dell’ambasciatore, Oren David, prendendo la parola il cardinale Parolin ha però subito voluto ricordare il significato del luogo del concerto, il Tempio Maggiore, che “ha visto negli ultimi decenni la presenza di vari Papa, a partire dalla visita di san Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986, presenza che costituisce il segno visibile della trasformazione del rapporto tra cristiani e d ebrei”. Una trasformazione avvenuta negli ultimi 50 anni che Papa Francesco, il 17 gennaio 2016 riconosceva osservando: “Tra noi sono cresciute e si sono approfondite la comprensione reciproca, la mutua fiducia e l’amicizia”. E’ in questo quadro che si colloca anche l’apertura, a seguito dell’Accordo, delle due Missioni diplomatiche a Tel Aviv e in Vaticano il 15 giugno 1994, e l’avvio di una fase nuova nelle relazioni il cui frutto è stato la firma dell’Accordo sulla personalità giuridica della Chiesa e l’avvio di negoziati per la definizione di un Accordo sulle questioni finanziarie.

L'impegno di Israele per la libertà d'azione della Chiesa 

Il segretario di Stato vaticano dice il suo apprezzamento per l’impegno assunto dallo Stato d’Israele di assicurare libertà d’azione alla Chiesa cattolica e, tra le varie attività, sottolinea in particolare “quella delle scuole cattoliche, che, attraverso l’educazione ai valori fondamentali, al dialogo e al rispetto reciproco, favoriscono la creazione di una società più giusta e pacifica”. L’auspicio è che lo spirito di collaborazione tra Israele e la Chiesa non venga mai meno e che il Paese possa dimostrare con fierezza la sua natura democratica “garantendo a tutti uguali diritti e pari opportunità per la costruzione di un futuro di pace e concordia”.

L'unicità della Terra Santa e Gerusalemme patrimonio comune

Riguardo poi alle varie iniziative che in questi 25 anni si sono tenute a favore del dialogo interreligioso, il cardinale Parolin ricorda l’incontro in Vaticano con i Presidenti israeliano e palestinese dell’8 giugno 2014, segno dell’interesse del Papa e della Santa Sede per un futuro di pace nella regione. Ribadisce poi il carattere unico della Terra Santa, cara a tutti i credenti, così come Gerusalemme, patrimonio comune per ebrei, cristiani e musulmani. “il nostro impegno religioso e politico – afferma – favorisca la vocazione della città ad essere luogo di riconciliazione e di incontro tra le religioni, nonché simbolo di rispetto e di coabitazione pacifica”.

Insieme per la libertà religiosa e contro l'antisemitismo

Favorire la libertà religiosa, di culto e di coscienza e combattere insieme l’antisemitismo è l’impegno comune di Santa Sede e Stato d’Israele che deve continuare dice il cardinale Parolin, insieme alla lotta contro ogni intolleranza tra le comunità e per il rispetto per la dignità umana. E conclude il suo saluto citando un passaggio del discorso di Papa Francesco alla 'Conferenza Internazionale sulla Responsabilità degli Stati, Istituzioni e individui nella lotta all’antisemitismo e ai crimini commessi all’odio antisemitico' il 29 gennaio 2018, in cui parlava della necessità di una memoria comune aperta "alla speranza di un’alba nuova". E diceva che la Chiesa, memore del patrimonio che ha in comune con gli ebrei, “deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque”.

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14 giugno 2019, 12:35