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Elemosineria apostolica: la carità del Papa che non fa rumore

Un lavoro silenzioso, svolto tutti i giorni, a nome del Papa, in favore di chi ha veramente bisogno: è l’attività della Elemosineria apostolica. Nel 2018, ha distribuito ai poveri 3 milioni e mezzo di euro per pagare bollette e affitti

Sergio Centofanti – Città del Vaticano

La carità della Chiesa risale ai tempi degli apostoli. Gesù afferma che alla fine della vita saremo giudicati sull’amore, quello concreto di ogni giorno (Mt 25, 31-46). San Giacomo ricorda con forza che la fede senza le opere è morta in se stessa: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?” (Gc 2, 14-16).

Le origini della Elemosineria apostolica

Nelle prime comunità cristiane erano i diaconi, in particolare, ad occuparsi dei poveri. Più tardi i Papi, come vescovi di Roma, affidarono l’incarico della carità al cosiddetto Elemosiniere: questo nome compare per la prima volta in una Bolla di Innocenzo III, nel XIII secolo. L’Elemosineria nasce formalmente proprio in questo periodo. Leone XIII, il Papa della prima Enciclica sociale, la Rerum novarum (1891), affida alla Elemosineria la facoltà di concedere la Benedizione apostolica attraverso le pergamene. Papa Pecci denunciava le drammatiche condizioni di quella che definiva “l’infinita moltitudine dei proletari” sfruttata da “un piccolissimo numero di straricchi” e mobilitava la Chiesa intera perché sostenesse i poveri creati dalla Rivoluzione industriale.

Bollette e affitti

Oggi, proprio grazie ai proventi delle pergamene, oltre che alle donazioni, l’Elemosineria può aiutare a nome del Papa quanti sono in difficoltà. Nel 2018 sono stati dati circa 3 milioni e mezzo di euro a chi non riusciva a pagare affitti, bollette di luce e gas, medicinali e generi di prima necessità. Una cifra di poco superiore a quella del 2017. Gli aiuti arrivano a tutti, senza distinzioni, tanti sono italiani e romani: non va dimenticato che il Papa è vescovo di Roma.

Aiuti ai veri poveri

Di solito sono i parroci a scrivere all’Elemosiniere: indicano chi si trova veramente in necessità. L’Elemosiniere gira al parroco un assegno circolare che poi dà il contributo a chi ne ha bisogno, accompagnandolo con un bigliettino: “Dono del Santo Padre”. L’aiuto non passa attraverso associazioni o enti vari: arriva direttamente alla persona che il parroco ritiene in vero stato di necessità. I contributi che partono per altri Paesi sono sollecitati dai nunzi sparsi in tutto il mondo.

Un lavoro silenzioso

L’Elemosineria svolge tutti i giorni, nel silenzio, la sua attività: sostiene mense per i poveri, gestisce l’ambulatorio medico-sanitario sotto il colonnato di San Pietro intitolato alla “Madre di Misericordia” insieme alle docce e alla barberia per i senzatetto, nonché il dormitorio di Via dei Penitenzieri.

Dare secondo la logica del Vangelo

L’attuale Elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, si considera “la mano della carità del Papa”. Suo compito principale - dice - è quello di “svuotare il conto del Santo Padre per i poveri secondo la logica del Vangelo”.

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15 maggio 2019, 12:55