Hélène Destombes intervista mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot Hélène Destombes intervista mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot 

Ayuso Guixot: solo la fraternità può trasformare il mondo

Nominato da Papa Francesco nuovo presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot spiega a Vatican News le principali sfide che attendono il suo Dicastero

Hélène Destombes - Città del Vaticano

La cultura del dialogo e dell’incontro, il rispetto della vita, l’accettazione della diversità dell’altro e la promozione della fraternità: sono queste le sfide odierne del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso secondo il vescovo spagnolo Miguel Ángel Ayuso Guixot, 67 anni il prossimo 17 giugno, nominato ieri dal Papa a guidare il Dicastero dopo la scomparsa del cardinale Tauran. Mons. Ayuso Guixot, dal 2012 segretario del Dicastero, è un missionario comboniano esperto di islam: ha operato per tanti anni in Egitto e Sudan. Negli ultimi mesi ha mandato messaggi a musulmani, buddisti, induisti, ha incontrato e si è confrontato con i membri delle principali religioni mondiali. Obiettivo è quello di costruire società pacifiche e fraterne vincendo fondamentalismi e violenze.

Eccellenza, come ha accolto questa nomina?   

In primo luogo, devo manifestare il mio più profondo e sincero ringraziamento a Papa Francesco per aver riposto in me la sua fiducia, mettendomi a capo di un dicastero che è piccolo, ma molto significativo e molto importante per il futuro dell’umanità. Perciò sento da un lato il senso di gratitudine, di riconoscenza, e allo stesso tempo il senso di responsabilità per continuare sulla scia di tutto quel patrimonio che ci ha lasciato il nostro compianto cardinale Jean-Louis Tauran, alla cui scuola abbiamo imparato quello stile che ci porta a promuovere, come desidera Papa Francesco, la cultura del dialogo. Vediamo che oggi è molto importante diffondere questa cultura del dialogo che deve passare, secondo me, dal concetto della tolleranza a quello della convivenza, del “vivere con”, per arrivare a una vera coesistenza che ci porterà a vivere in spirito di pace. Perciò, credo che ci debba essere sempre questo rinnovato impegno a ricucire questo dialogo tra popoli, nazioni, culture e membri appartenenti a differenti tradizioni religiose perché il mondo ne ha proprio bisogno. Penso che il punto di riferimento per percorrere questa strada sia indicato benissimo da Papa Francesco, quando ci invita a promuovere una cultura della tenerezza, perché è attraverso questa tenerezza che possiamo far prevalere i valori veri su tanti interessi che dividono, che sono alla base di tanti fondamentalismi e ingiustizie.

 

Il cardinale Tauran rifiutava di parlare di “shock delle civiltà”, ma parlava di “shock delle ignoranze e dei radicalismi”. Quali sono oggi le principali sfide per il Dicastero?

Abbiamo appena presentato nel Consiglio mondiale delle Chiese un piccolo sussidio sull’educazione alla pace. In esso, ricordiamo quanto diceva il cardinale Tauran, quando evocava questo “shock dell’ignoranza”, affermando che c’è bisogno di promuovere una vera e sana educazione ai valori morali veri, all’insegnamento religioso adeguato perché venga promossa un’educazione alla coesistenza, all’accettazione dell’altro … L’altra sfida è quella della sacralità della vita, perché spesso purtroppo vediamo atti di terrorismo commessi addirittura in luoghi di culto, dove i credenti vanno con semplicità a rendere lode a Dio e vengono uccisi in modo così feroce. Altra sfida ancora è collaborare per costruire la pace mondiale: e qui vorrei evocare soprattutto la Dichiarazione di Abu Dhabi.

Questo documento di Abu Dhabi è stato l’evento più significativo di questi ultimi mesi …

E’ un documento molto importante, anche per il fatto che è stato deliberatamente firmato dal Papa e dal Grande Imam di Al Azhar, e questo già indica che c’è un concreto impegno perché lo spirito del Documento di Abu Dhabi venga diffuso e messo in pratica nelle diverse comunità. Solo la fraternità potrà trasformare il mondo in cui oggi noi viviamo e del quale tutti, in un modo o nell’altro, ci lamentiamo, perché vediamo come tanti valori essenziali siano venuti meno.

Ascolta l’intervista con mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot

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26 maggio 2019, 11:00