150° del Bambino Gesù: Parolin, Chiesa non smetterà di prestare attenzione ai malati

Al via a Roma le manifestazioni per i 150 anni di vita dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. La “costante attenzione nei confronti della persona umana”, nelle parole del cardinale Parolin, che ha trasmesso ai presenti la benedizione del Papa. Le cure e la ricerca, nell’intervento della presidente del nosocomio della Santa Sede, Enoc. L’apprezzamento diffuso e condiviso, nel saluto del capo di Stato italiano Mattarella

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Dal “dono di bambini per altri bambini”, quello del salvadanaio offerto dai figli dei duchi Salviati per il progetto di un ospedale destinato ai piccoli malati di Roma, che segnò la nascita il 19 marzo 1869, allo slogan scelto per le celebrazioni dei 150 anni di vita - “Il futuro è una storia di bambini” - la missione dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è maturata lungo un secolo e mezzo, attraverso la cura, la ricerca e lo sviluppo scientifico, con la costante attenzione per i più piccoli. Questo il senso di tutti gli interventi che hanno caratterizzato l’anniversario celebrato oggi nell’auditorium della sede romana di San Paolo Fuori le Mura, primo appuntamento di una serie di eventi dedicati alla ricorrenza della fondazione dell’ospedale della Santa Sede.

Uno sguardo d'amore

Intervenendo ai lavori, alla presenza tra gli altri del capo di Stato italiano, Sergio Mattarella, del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, del sindaco di Roma, Virginia Raggi, e della presidente del nosocomio Mariella Enoc, il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha portato ai presenti “l’affettuosa vicinanza e la benedizione” di Papa Francesco, assicurando che “la Chiesa non smetterà mai di prestare attenzione ai malati”, con “sguardo di amore” e “atteggiamento profetico”.

Attenzione alla persona umana

D’altra parte, ha sottolineato il porporato, “visitare gli infermi è una delle opere di misericordia corporale, una delle opere dell’amore, che deve caratterizzare lo stile dei singoli cristiani e delle comunità cristiane”. La Parola di Gesù, secondo il Vangelo di Matteo, “Ero malato e mi avete visitato”, la Chiesa - ha spiegato il Segretario di Stato – “l’ha tradotta in molti modi”, tra l’altro dando vita a ospedali e ad altre istituzioni di cura e “moltiplicandoli” nel corso del tempo, “come segno della sua costante attenzione nei confronti della persona umana”, in modo particolare “dei più deboli e i più vulnerabili”, cercando di cogliere “con prontezza e spesso in anticipo rispetto alla società civile” i bisogni e le necessità “di una determinata epoca e di venirvi incontro”. La cura - ha proseguito - “passa necessariamente per la ricerca, che richiede sempre investimenti importanti in strutture, tecnologie e risorse umane”, “è essenziale investire in percorsi di innovazione scientifica per rispondere alle sfide del futuro”. Ricordando che, quando sorse il Bambino Gesù, non esistevano ospedali specificamente dedicati alle cure dei bambini, il pensiero del cardinale Parolin è andato all’oggi, alle “nuove povertà sanitarie”, malattie croniche e malattie rare, disturbi mentali, anziani ed emarginati.

Gli ultimi andranno sempre tutelati, ci saranno sempre famiglie da coinvolgere nell’azione di cura, si dovranno attivare sempre reti perché nessuno sia lasciato solo. Perché, come ci ha ricordato Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale del Malato di quest’anno, “la salute è relazionale, dipende dall’interazione con gli altri e ha bisogno di fiducia, amicizia e solidarietà, è un bene che può essere goduto ‘in pieno’ solo se condiviso”.

Dalla nascita alle missioni internazionali

Citando poi gli interventi internazionali di assistenza e cooperazione dell’Ospedale pediatrico, in Cambogia, Repubblica Centrafricana, Giordania, Siria, India, Tanzania, Georgia, Russia, Cina ed Etiopia, il porporato ha concluso ricordando la recente apertura dell’Ospedale di Bangui, “testimonianza questa che per l’Ospedale Bambino Gesù non ci sono muri o confini, né razze o appartenenze religiose che separino dalla carità”. Proprio a tali missioni ha fatto riferimento il sindaco di Roma Virginia Raggi, parlando del “primo polo pediatrico d’Europa”, “orgoglio” della città.

Mi ha molto colpito un numero di questa meravigliosa storia. L’ospedale nacque nel 1869 per volontà della famiglia Salviati che costituì il suo primo nucleo con soli 4 posti letto. Oggi ne ha oltre 600: 607 esattamente, mi hanno detto. Ebbene ogni numero, ogni cifra, dalle migliaia di professionisti che operano e si sono formati nelle sue attuali 4 sedi alle migliaia di prestazioni sanitarie erogate quotidianamente, racconta la grandezza di questa impresa che è nata da 4 posti letto. E se oggi è diventata tale, lo dobbiamo anche alla Santa Sede che ha custodito e fatto crescere questa preziosa struttura.

Il ricordo del prof. Nobili

Una “eccellenza fatta dalla somma di tante eccellenze”, come quella - ha sottolineato Virginia Raggi - del prof. Valerio Nobili, primario dell’Unità operativa complessa di Epatologia dell’Ospedale Bambino Gesù, scomparso venerdì scorso. Una figura di prestigio ricordata anche dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Al prof Nobili - a cui è andato pure il tributo del cardinale Parolin - sarà intitolato, ha detto la presidente Mariella Enoc, proprio l’auditorium di San Paolo Fuori le Mura, in un polo che ospita sia i servizi ambulatoriali sia i laboratori di ricerca:

Non c’è cura senza ricerca e non c’è futuro senza ricerca. E’ per questo che abbiamo voluto festeggiare in questo luogo i 150 anni dell’ospedale nella sede dei nostri laboratori, dedicati alle indagini genetiche e cellulari, centro di ricerca pediatrica tra i più grandi a livello europeo. Perché il nostro compleanno non vuole essere solamente un appuntamento commemorativo ma vuole rappresentare un rilancio sui prossimi anni senza perdere un giorno di lavoro, a partire da oggi pomeriggio. Abbiamo già nel cuore i prossimi obiettivi e i prossimi traguardi per raggiungere i quali continueremo ad avere bisogno di tutti voi: dell’ospedale, delle istituzioni, di coloro che ci saranno vicini per poterlo fare e certamente del supporto della Santa Sede. Perché l’azione di cura, come l’azione educativa, è sempre un lavoro collettivo: è il lavoro di una comunità che cura e si prende cura. Il futuro dei nostri bambini ha bisogno di tutti noi e il nostro futuro, come recita il nostro slogan, continuerà a essere una storia di bambini.

Apprezzamento diffuso e condiviso

Un augurio speciale per questa “storia di bambini” che continua negli anni è venuto dal Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella:

E’ difficile immaginare a Roma qualcuno che non abbia mai avuto contatti o esperienze per sé o per i figli o per i nipoti con l’ospedale Bambino Gesù. C’è un apprezzamento diffuso e condiviso. E’ un augurio molto forte: questi 150 anni dalla generosa intuizione della famiglia Salviati, quando si è iniziata questa avventura e si è sviluppata in questo modo straordinariamente positivo e importante, sono una ricorrenza di grande significato. E il fatto che Sua Eminenza il cardinale Parolin abbia portato anche il saluto e la benedizione del Santo Padre accresce l’importanza di questa ricorrenza.

 

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La cerimonia per i 150 anni del Bambino Gesù
19 marzo 2019, 12:39