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Vittime della tratta: non numeri ma volti e storie concrete

Nella Sala Stampa della Santa Sede presentata la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta. Tra i presenti, anche alcune vittime di questa tragedia. Una ragazza nigeriana ha detto che, spesso, anche le famiglie sono complici di questo dramma

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Interrogativi intrisi di sofferenze indicibili e racconti di orrori vissuti sulla pelle e perpetrati ancora oggi, ogni giorno, in diversi Paesi del mondo. È attraverso questo intreccio, denso di angoscia e sgomento, che si è articolata, stamani, la conferenza stampa per la presentazione della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone, promossa dall'Unione Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali.

Un dramma contemporaneo

La Giornata ricorre ogni anno l’8 febbraio, il giorno in cui la Chiesa ricorda Santa Giuseppina Bakhita. Spinge e costringe a porsi delle domande. Padre Michael Czerny, sotto-segretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in particolare ha posto questi interrogativi: Perché la depravazione del traffico umano persiste nel 21.mo secolo? Semplicemente perché la tratta, ha aggiunto, è molte redditizia? Cosa possiamo fare per arginare ed eliminare il traffico di esseri umani?

Non numeri, ma volti

Secondo stime fornite dalle Nazioni Unite, sono oltre 45 milioni le persone vittime della tratta. Ma la realtà, anche sotto il profilo dei numeri, è probabilmente ancora più grave. Padre Frederic Fornos, direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera del Papa, ha detto che “di fronte a questa tragedia umana, di fronte a tanta sofferenza, impotenza e angoscia di uomini, donne e bambini, spesso nel contesto delle migrazioni”, si eleva un grido. “È un grido - ha affermato - che viene dal cuore, è il grido di preghiera al Signore”. Per Francesco, ha sottolineato, “non sono numeri, sono nomi, volti, storie concrete”. “Non possiamo tacere, ha aggiunto padre Fornos, se non vogliamo vendere la nostra anima al diavolo”. Per questo motivo, ha poi ricordato, “abbiamo preparato con il Papa il video mensile su questo dramma".

Testimonianza di alcune vittime

Dopo la conferenza stampa, alcune vittime della tratta hanno raccontato la loro drammatica storia, legata a sofferenze indelebili nate da inganni, da false promesse di lavoro. Anche le famiglie, ha detto in particolare una ragazza nigeriana, sono complici di questo orrore. Sono anche i genitori che per ignoranza ed estrema povertà, ha affermato, spingono le loro figlie verso le strade di dolore dell’Occidente, verso la prostituzione. Ma l’anticamera della tratta non è solo la miseria. È un contesto drammatico, ha detto la ragazza nigeriana oggi mediatrice culturale in un istituto religioso in Sicilia, in cui si inserisce anche una delle forme di magia più pericolose, quella dei riti voodoo. La tratta, ha concluso, è una tragedia che non si può ignorare, una pagina orribile di cui non si può essere complici. (Ascolta la testimonianza di una donna vittima della tratta)

Raggi di luce

Suor Gabriella Bottani, coordinatrice internazionale della rete contro la tratta Talitha Kum, ha ricordato infine l’incontro recente con una ragazza, Maria, in un centro di accoglienza. Sul suo corpo, ha detto la religiosa, portava i segni della violenza, dello sfruttamento sessuale. Ma Maria, ad un certo punto, ha alzato lo sguardo e sul suo volto è comparso un raggio di luce, un nuovo orizzonte. In lei, ha affermato suor Bottani,si è riaccesa la stessa speranza che anima la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta. Questa giornata, ha sottolineato, è un raggio di luce che ha il volto di tante vittime e di Santa Giuseppina Bakhita.

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07 febbraio 2019, 13:32