Formare gli operatori di pace: il nuovo corso della Lateranense

All’Università Lateranense è stato presentato il nuovo corso per gli operatori di pace voluto da Papa Francesco. L’insegnamento prevede lo studio di aspetti teologici e giuridici per formare mediatori credibili chiamati a favorire soluzioni pacifiche di conflitti e tensioni

Marco Guerra – Città del Vaticano

Formare gli operatori di pace. È il tema del seminario di studio organizzato oggi dalla Pontificia Università Lateranense e dalla Cattedra Gaudium et spes del Pontificio Istituto Teologico “Giovanni Paolo II” per le scienze del matrimonio e della famiglia. 

L’evento è stato l’occasione per presentare e riflettere sul nuovo corso di Scienze della Pace, istituito da Papa Francesco con una lettera del 12 novembre del 2018 e che prederà il via dal prossimo anno accademico.

Mons. Gallagher: la pace si costruisce dal basso

L’iniziativa è stata aperta dall’introduzione di mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, il quale ha sottolineato che “la pace si costruisce dal basso, attraverso processi educativi e di formazione che iniziano all’interno di quel nucleo base della società che è la famiglia”.  

“Formare gli operatori di pace è certamente una grande sfida – ha proseguito il presule - un compito non facile, ma importante soprattutto perché l’Università resta luogo simbolo di quell’umanesimo integrale che necessita continuamente di essere rinnovato e arricchito, perché sappia produrre un coraggioso rinnovamento culturale che il momento attuale domanda, come ha indicato Papa Francesco istituendo il ciclo di studi in Scienze della Pace”.

Pace come disciplina di studio

Mons. Gallagher ha poi indicato le linee guida di questo insegnamento: “La pace vista non solo come aspirazione di ogni persona e come bene sommo nella visione di fede, ma anche come disciplina di studio e di cultura, capace di attingere alle diverse scienze e saperi quella linfa necessaria da cui gli operatori di pace debbono essere alimentati”.

Interrogarsi sulle cause che generano i conflitti

“Un’autentica cultura di pace non si può limitare soltanto ai problemi legati all’uso della forza o alle obbligazioni che incombono sugli Stati in materia di disarmo o di lotta al terrorismo – ha detto ancora il segretario per i Rapporti con gli Stati - ma domanda lo sforzo di prevenire le cause che possono scatenare divisioni, conflitti e guerre”. Per questo motivo mons. Gallagher ritiene che sia necessario “avere operatori di pace - siano essi statisti, diplomatici, funzionari internazionali, militari, sacerdoti e ministri di culto, uomini e donne di buona volontà – capaci di attingere non solo alla dimensione della politica o all’attività diplomatica ma anche a quella dimensione dell’etica, alla coscienza morale, all’esperienza religiosa, dando idee, significati e, soprattutto, testimonianze quanto mai necessarie nelle relazioni internazionali”.

I cattolici e le guerre del XX secolo

“I cattolici, la pace e la guerra nel XX secolo” è stato il tema dell’intervento del professore di Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Daniele Menozzi, il quale si è concentrato sull’elaborazione millenaria della “teologia della guerra giusta” e sul principio di proporzionalità con cui i cattolici si sono affacciati al primo conflitto mondiale. Con la guerra totale, il coinvolgimento dei civili e la successiva minaccia atomica è infatti venuto meno qualsiasi esercizio di moralizzazione della violenza.

La tradizione del pensiero cattolico sulla guerra

Sulla riflessione cattolica in merito alla pace nel XX secolo e in particolare nel secondo dopo guerra è intervenuto anche il professore Giulio Cesareo della Pontificia Facoltà Teologica Seraphicum. Padre Cesareo ha approfondito lo sviluppo del pensiero teologico sulla guerra, dalla giustificazione fino alla accettazione della legittima difesa “quando non più evitabile”. Il professore del Seraphicum ha quindi spiegato che la tradizione della guerra giusta è stata sottoposta alla “tensione” dei cattolici verso il desiderio di pace e ha ricordato che il superamento della “guerra giusta” deriva dalla constatazione della capacità distruttive delle armi moderne.

Buonuomo: il corso approfondirà aspetti teologici e giuridici

Dunque lungo questi principi si muoverà il corso di Scienze della Pace. Il rettore Vincenzo Buonuomo ha annunciato l’attività della nuova cattedra per l’inizio del prossimo anno accademico e ha precisato che il corso sarà aperto sia a laici sia religiosi e che prevede un triennio di base che sarà seguito da un biennio di specializzazione. Il ciclo di studi sarà arricchito da un lato dallo studio degli aspetti teologici e filosofici e dall’altro da una parte giuridica ed economica.

Ascolta l'intervista al rettore Buonomo

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28 febbraio 2019, 19:53