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Papa Amazzonia: drammatici gli effetti del riscaldamento globale

Nell’intenso discorso del Papa al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Francesco si è soffermato sul prossimo Sinodo dei vescovi dedicato all’Amazzonia e in programma ad ottobre. Il card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, ricorda che “i popoli indigeni sono nel cuore della Chiesa”

Patricia Ynestroza - Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“La Terra è di tutti e le conseguenze del suo sfruttamento ricadono su tutta la popolazione mondiale, con effetti più drammatici in alcune regioni. Tra queste vi è l’Amazzonia”. In questo passaggio del discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Francesco esprime la sua viva preoccupazione per gli effetti che il riscaldamento globale sta avendo sulle popolazioni indigene. Ricordando la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi in Vaticano nel mese di ottobre, sottolinea che “pur trattando principalmente dei cammini di evangelizzazione per il popolo di Dio, non mancherà anche di affrontare le problematiche ambientali in stretto rapporto con le ricadute sociali”. 

Card. Filoni: gli indigeni nel cuore della Chiesa

Proprio a causa dei conflitti agrari, in Brasile si continua a morire. A Colniza, nella parte nord-occidentale dello stato del Mato Grosso, sabato una persona ha perso la vita e altre 9 sono rimaste ferite negli scontri tra gli agricoltori, che reclamano il diritto alla terra nella quale hanno da sempre vissuto, e gli agenti. Il vescovo di Juina, mons. Neri José Tondello, ha parlato di una tragedia annunciata e auspica una soluzione in tempi brevi. Da tempo i diritti dei locali sono al centro dell’interesse della Chiesa che, proprio per questo, è spesso bersagliata perché considerata nemica. Un concetto sottolineato anche dal cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che si sofferma sul Sinodo panamazzonico:

Ascolta l'intervista al cardinale Filoni

R. – Noi dobbiamo anzitutto privilegiare l’attenzione sull’uomo, avere un’antropologia positiva verso questi popoli dell’Amazzonia, piccoli o grandi che siano. Perché se manca questa concezione, poi anche l’ambiente ne soffre perché la dignità di questi popoli e l’ambiente sono tra di loro interconnessi. Dunque la Chiesa ha bisogno anzitutto di avere un’attitudine positiva di affetto, di amore e di attenzione per questi popoli. Vorrei fare un piccolo esempio che mi è capitato proprio visitando un vicariato apostolico, due anni fa nell’Amazzonia colombiana. Un capo tribù che era venuto facendo anche molte ore di piroga mi ha fatto una domanda: “Perché lei viene da Roma qui, in questo posto sperduto dell’Amazzonia?” – “Guardi, il fatto che questi popoli dell’Amazzonia siano geograficamente lontani da Roma non significa che voi non siate nel cuore della Chiesa. Voi siete il cuore e nel cuore della Chiesa”. Questo capo tribù mi ha guardato con molta soddisfazione, con interesse. Il prendere coscienza di sé di questi popoli, di non essere emarginati anche se lontani – per esempio – da Roma, questo è importante e noi dobbiamo metterlo al primo posto anche nel nostro Sinodo, cioè un’antropologia positiva di valore e di valorizzazione di queste popolazioni che hanno già una ricca esperienza spirituale, etica e ambientale. Curando le persone, io credo che già faremo un grande passo anche verso l’ambiente.

Come si può collaborare nella costruzione di un mondo che, una volta per tutte, rispetti la vita e contrasti la mentalità della colonizzazione per potere costruire insieme piattaforme di solidarietà e interculturalità?

R. – Io penso che il grande passo che noi possiamo fare è avvicinarsi e vivere con questi popoli, stando in mezzo a loro – come credo tanti missionari e missionarie facciano, e questo già è un aspetto molto, molto importante: non a caso a volte anche la Chiesa viene considerata un po’ nemica di queste grandi realtà che hanno sull’Amazzonia un interesse di tipo coloniale, di sfruttamento – questo stare in mezzo a loro produce una consapevolezza: di essere popoli con una dignità. Non solo: sviluppa il senso che questi popoli abbiano il diritto nativo di vivere, di stare e di essere consultati in tutte quelle cose che appartengono a loro. La nostra Congregazione ha decine di vicariati apostolici nella regione – vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici che vi lavorano - questo è l’impegno concreto con cui noi già siamo lì e possiamo migliorare, naturalmente, con la collaborazione. Sappiamo che ci sono delle difficoltà e le conosciamo; ma questo non ci deve scoraggiare. Io penso che in questo siamo in linea con la visione del Papa, di una grande attenzione a questa regione e soprattutto a questi popoli.

Ci sarà una buona rappresentanza di questi gruppi indigeni, come c’è stata nel Sinodo dei giovani?

R. – Posso immaginare che non mancheranno persone, gruppi che potranno far sentire direttamente la loro voce. Questa coincidenza del Sinodo con il mese missionario straordinario ci permetterà di riflettere anche su come il Vangelo possa essere annunciato e portato a questa gente. La dignità dell’uomo è legata al mistero di Cristo e noi crediamo che anche l’annuncio del Vangelo aiuterà questa gente e anche l’ambiente stesso a un riscatto spirituale, morale e anche materiale.

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07 gennaio 2019, 13:54