Il patriarca di Venezia: il presepe di sabbia ci dice che “la fragilità può essere salvata”

Dopo l’udienza con Papa Francesco, mons. Moraglia ricorda che “il presepe è un’occasione per un esame di coscienza sulla capacità della nostra società di essere accogliente”. Il vescovo di Concordia-Pordenone Pellegrini: “l’albero in piazza è sopravvissuto alla bufera: oltre al dolore c’è sempre il bene”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Il grande messaggio della Sand Nativity in piazza San Pietro, il presepe di sabbia donato da Jesolo e dal patriarcato di Venezia al Papa, è che “la fragilità può essere salvata”. Il patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia parla con i giornalisti subito dopo la conclusione dell’udienza di Papa Francesco con i donatori del presepe e dell’albero di Natale, la diocesi di Concordia-Pordenone e la regione Friuli-Venezia Giulia.

Presepe luogo dell'accoglienza della fragilità

“Nella sabbia, che è effimera e dice la fragilità dell’uomo – spiega mons. Moraglia - prende forma il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, come le opere di misericordia, che sono umanissime, parlano di Dio”. “Per noi cristiani  - aggiunge - il presepe è il luogo della fede, per chi non è cristiano può essere il luogo dell’accoglienza della fragilità”. Nel suo indirizzo di saluto al Papa, il Sala Clementina, il patriarca aveva ha detto che "Il presepe è al centro anche di polemiche che faccio fatica a capire. È un segno che unisce gli uomini e li fa sentire fratelli di un unico Padre". E fare il presepe nelle nostre case, aggiunge in sala stampa vaticana, “può essere l’occasione per un esame di coscienza sulla capacità della nostra società di essere inclusiva, accogliente, capace di generare solidarietà”.

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Mons. Pellegrini: la luce dell'albero è quella di Cristo

Da parte sua, il vescovo di Concordia-Pordenone, monsignor Giuseppe Pellegrini, la diocesi da cui proviene l’abete rosso dei 21 metri che campeggia in piazza San Pietro, nel suo saluto a Papa Francesco aveva ricordato i recenti danni causati dal maltempo che ha colpito i territori montani, le vittime che ci sono state, e ha chiesto per questo una preghiera al Pontefice. Ai giornalisti vaticanisti dice che “mettere insieme albero e presepe è la cosa più bella. L’ albero è da sempre un segno di vita. Una volta illuminato diventa segno di Cristo, che viene portata a tutti gli uomini vincendo il male, la sofferenza, la morte”.

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Un abete sopravvissuto alla tormenta

E questo, aggiunge il vescovo friulano, “è un abete sopravvissuto: era stato selezionato per l’abbattimento e quindi per essere donato al Papa, prima della tormenta che ha distrutto tutti gli abeti vicini ma non lui. Questo ci dimostra che oltre alla sofferenza, al dolore, c’è sempre anche il bene”. Dopo le feste natalizie, lasciata piazza San Pietro, ricorda mons. Pellegrini, l’albero si trasformerà in giocattoli per i bambini poveri.

Zoggia: col presepe Jesolo ha donato più di 700mila euro

Il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia sottolinea che il Papa ha voluto salutare tutti i 175 jesolani presenti in udienza, e non solo i 15 previsti in origine dal protocollo. Nelle sue sedici edizioni, ricorda Zoggia, la “Sand Nativity” ha attirato più di un milione di visitatori, che hanno donato oltre 700mila euro devoluti interamente in beneficenza, per progetti umanitari in tutto il mondo.

Ascolta e scarica l'intervista al sindaco di Jesolo

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I donatori del presepe e dell'albero dopo l'udienza col Papa
07 dicembre 2018, 16:27