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Vertice in Vaticano sugli abusi: chiarificare le procedure ma soprattutto cambiare atteggiamento

P. Zollner e p. Lombardi: le regole, le leggi come tali, non cambiano il cuore. C'è un vero rinnovamento da fare nella Chiesa, ma non partiamo dal punto zero

Fabio Colagrande – Città del Vaticano

"A febbraio prossimo la Chiesa ribadirà la sua ferma volontà nel proseguire sulla strada della purificazione dagli abusi sessuali, s'interrogherà su come proteggere i bambini, evitare tali sciagure, curare e reintegrare le vittime". Lo ha ricordato Papa Francesco, il 21 dicembre nel suo discorso alla Curia per gli auguri di Natale, presentando l'incontro su "La protezione dei minori nella Chiesa" in programma in Vaticano dal 21 al 24 febbraio del prossimo anno. Il padre gesuita Hans Zollner, referente del comitato organizzatore dell’incontro di febbraio e membro della Pontificia Commissione per la Protezione de minori, commenta così queste parole del Papa:

R. - Il Santo Padre ha certamente messo in evidenza tutti gli aspetti che devono essere trattati in questo incontro; però, noi vogliamo vedere anche come possiamo mettere sul tavolo la questione della responsabilità dei vescovi in modo da avere maggiore chiarezza su chi deve fare che cosa e chi deve controllare se le cose che il Santo Padre e la Chiesa, i dicasteri hanno ordinato di fare veramente siano effettivamente fatte.

Il Papa ha detto che la Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso: questo anche è un impegno che richiede procedure concrete …

R. – Questo richiede due cose: una chiarificazione delle procedure, che non sono tanto chiare, soprattutto quando parliamo della corresponsabilità di un vescovo o di un provinciale o del capo di una Chiesa orientale rispetto a ciò che fanno altri vescovi, altri provinciali e anche i superiori. E la seconda cosa: oltre alle procedure, dobbiamo puntare a un cambiamento di atteggiamento. Le regole, le leggi come tali, non cambiano il cuore: questo lo vediamo non solo in Europa, lo vediamo in tutto il mondo. E perciò dobbiamo anche vedere come rafforzare in tutta la Chiesa questo atteggiamento di apertura e  attenzione alla protezione dei minori, perché questo è un atteggiamento che Gesù ci insegna.

Padre Zollner, quanto è rimasto colpito del fatto che nel discorso natalizio alla Curia il Papa abbia voluto ringraziare vivamente gli operatori dei media che sono stati onesti e oggettivi e che hanno cercato di smascherare i cosiddetti “lupi” e dare voce alle vittime?

R. – Certamente è una cosa molto significativa ed è stata notata; ma posso anche confermare che la stragrande maggioranza dei giornalisti con cui ho avuto modo di lavorare negli ultimi 8-10 anni sono stati veramente onesti: fanno il loro mestiere e, se qualcosa non va, loro devono fare per forza luce su queste cose e quindi svolgere il loro compito, il loro lavoro quotidiano. Raramente ho incontrato persone che volessero semplicemente distruggere, cercare lo scandalo dove non c’era. Loro mettono in evidenza lo scandalo che è stato prodotto da un membro della Chiesa, da un rappresentante della Chiesa e quindi questa è una cosa che deve aiutarci a essere onesti, ad assumerci la nostra responsabilità e a prendere le decisioni che ne conseguono.

Per chiudere, padre Zollner: quali frutti davvero si aspetta dall’incontro di febbraio?

R. – Un frutto che auspico certamente è quello che tutta la Chiesa, rappresentata dai presidenti delle Conferenze episcopali, dai capi delle Chiese orientali, dai rappresentanti degli Ordini religiosi e delle Congregazioni, prendano veramente consapevolezza dell’urgenza di porre la protezione dei minori e il rendere giustizia alle vittime come priorità per tutte le azioni della Chiesa: per l’apostolato, per la missione, per l’educazione e per tutto ciò che riguarda l’apostolato sociale e caritatevole. I più vulnerabili, che sono i bambini, devono essere al centro della nostra attenzione e dove è stato fatto un danno – a volte irreparabile – dobbiamo fare il possibile affinché queste persone ricevano almeno il sostegno che è loro dovuto.

Nel quaderno numero 4044 della rivista La Civiltà Cattolica, pubblicato nel mese corrente, è apparso un articolo firmato dal padre gesuita Federico Lombardi, presidente della Fondazione Ratzinger-Benedetto XVI e già direttore della Sala Stampa della Santa Sede, dedicato all’incontro di febbraio in Vaticano  sulla protezione dei minori. Padre Lombardi così commenta la scelta fatta da Papa Francesco di dedicare al tema degli abusi il suo discorso alla Curia per gli auguri natalizi.

R. – Quest’anno il Papa, evidentemente, dato che ci troviamo a soli due mesi da questo incontro così importante che lui ha convocato con tutti i presidenti delle Conferenze episcopali per affrontare il tema della protezione dei minori, guarda avanti, e ci vuole preparare gradualmente a questo incontro, al suo spirito, alle sue finalità.

Un evento, quello di febbraio, padre Lombardi, che va collocato in un contesto storico, fatto di abusi, ma anche di passi importanti della Chiesa per combatterli…

R. – C’è un’attesa grandissima per questo evento di fine febbraio. Allo stesso tempo bisogna collocarlo bene nello sviluppo della tematica e del modo in cui la Chiesa l’ha affrontata, la affronta e ne viene sfidata. Non è una cosa che è cominciata oggi né ieri ma già alcuni decenni fa, e c’è già tutta una storia di crisi gravissime, di momenti di crisi della Chiesa in diversi Paesi del mondo: negli Stati Uniti, in Germania, in Australia, più recentemente in Cile e in altri Paesi. Ma c’è anche tutto un cammino fatto nell’affrontare queste crisi. Abbiamo avuto gli episcopati di tanti Paesi che hanno preso delle iniziative importanti, hanno cercato di capire veramente che cosa era successo e come avvicinarsi ai problemi delle vittime, come stabilire una cultura di prevenzione. E anche la Chiesa a livello universale, in particolare Papa Benedetto XVI, ha rinnovato le norme canoniche che riguardano proprio tutta la dimensione penale nei confronti dei crimini, tra cui quello degli abusi sessuali nei confronti di minori, uno dei crimini più gravi. Poi ci sono state delle lettere della Congregazione per la Dottrina della Fede che hanno invitato gli episcopati a formulare delle linee guida su come affrontare, nelle chiese che da loro dipendono, questa tematica; e così via. Ecco, quindi dobbiamo capire che il problema è un problema gravissimo, molto importante per la società e per la Chiesa: che c’è un vero rinnovamento da fare nella Chiesa, che c’è anche una lunghissima strada da fare; allo stesso tempo, non partiamo dal punto zero.

Quindi ci sono parti della Chiesa universale che hanno già affrontato il problema della lotta agli abusi e della prevenzione, ma altre parti che invece sono in ritardo…

R. – Per questo Papa Francesco si rende conto della globalità del problema e invita tutti i presidenti delle Conferenze episcopali, cioè i rappresentanti di tutto l’episcopato del mondo, in modo tale che la Chiesa, insieme, come popolo di Dio in cammino, con tutte le sue componenti non solo di gerarchia – naturalmente anzitutto di gerarchia come responsabili, ma come responsabili di un popolo di Dio che cammina nell’insieme –  affronti questo problema in modo sempre più deciso, profondo e ampio, così da poter anche svolgere un servizio non solo per il rinnovamento interiore della Chiesa, ma anche un servizio per la società circostante.

(A cura di Radio Vaticana Italia)

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27 dicembre 2018, 15:42