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L'Onu in Centrafrica L'Onu in Centrafrica 

S.Sede: risorse umane e naturali dell’Africa a vantaggio delle popolazioni locali

In occasione del dibattito all'Onu sulla pace e la sicurezza in Africa, svoltosi a New York lo scorso martedì, mons. Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, invoca un salto di qualità per sostenere lo sviluppo del Continente

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

“Le abbondanti risorse naturali in Africa diventano una maledizione quando il loro sfruttamento non giova alle persone, o peggio, quando guerre e conflitti vengono esacerbati o addirittura provocati volontariamente per sfruttare in modo illecito e violento queste preziose risorse”. E’ forte il richiamo di mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, intervenuto durante il dibattito aperto su pace e sicurezza in Africa. 

Peacekeeping è opportunità di collaborazione in un mondo frammentato

Il presule si è concentrato in particolare sul ruolo e l’importanza delle operazioni di peacekeeping svolte dal personale Onu in varie aree calde del Continente: un lavoro indispensabile, ma che incontra non pochi ostacoli. “In un mondo sempre più frammentato – ha rilevato l’arcivescovo – le operazioni di mantenimento della pace costituiscono un’opportunità concreta per la comunità internazionale di collaborare”.  “Tanti uomini e donne costruiscono ponti sotto la bandiera delle Nazioni Unite”, andando incontro ad enormi sfide e spesso mettendo a rischio la propria vita. Secondo mons. Auza il termine “peacekeeping”, ovvero mantenimento della pace, può rivelarsi inadatto a descrivere quei contesti in cui la stabilità, la riconciliazione e quindi la pace sono mete ancora lontane dall’essere conseguite. 

Serve un salto di qualità nell’impegno collettivo a sostenere lo sviluppo 

Il pensiero del rappresentante della Santa Sede è andato a quei paesi dell’Africa in cui “gruppi armati e organizzazioni terroristiche, spesso manipolati da macchinazioni politiche interne o esterne alle frontiere, provocano instabilità e caos”. Da qui l’appello alla comunità internazionale ad investire economicamente in programmi di sviluppo, dal momento che tale voce di spesa a livello globale è come una briciola se rapportato alla spesa militare mondiale. La Santa Sede invoca dunque “un salto di qualità nell’impegno collettivo” soprattutto guardando “alle giovani e vivaci popolazioni africane che meritano di avere un migliore accesso ad un’istruzione di qualità e ad un lavoro dignitoso”, al fine di consentire ai giovani e alle giovani di oggi di “essere protagonisti chiave nella costruzione” della società di domani.  “Senza prospettive infatti – è l’amara constatazione – i giovani e le giovani rischiano di diventare vittime di sfruttamento e violenza”. Mons. Auza richiama quindi la comunità internazionale a “cercare di creare, attraverso le operazioni di peacekeeping, una maggiore collaborazione con le popolazioni locali per mettere a frutto le incredibili risorse – umane e naturali – di cui il continente africano è dotato”.

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22 novembre 2018, 12:24