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Mons. José Tolentino Mons. José Tolentino  

Mons. Tolentino: problema dell’uomo di oggi è quello di una identità sconosciuta

Da due mesi alla guida della Biblioteca apostolica e dell’Archivio vaticano, mons. Josè Tolentino de Mendonça racconta ai microfoni di Radio Vaticana Italia la sfida di fare parlare questi tesori al cuore del mondo contemporaneo

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Già vice Rettore dell’Università Cattolica portoghese, mons. Josè Tolentino de Mendonça – che nella passata Quaresima offrì al Papa e alla Curia le meditazioni per gli Esercizi Spirituali – spiega il senso di lavorare dentro gli scrigni della cultura mondiale.

Ascolta l'intervista a mons. Tolentino

R. - Sia la biblioteca che l’archivio sono custodi di tesori che sono luci per la memoria della Chiesa, del cristianesimo e dell’umanità. Lì sentiamo proprio la bellezza della storia umana. Tante volte diventiamo un po’ pessimisti nei confronti dell’umanità, ma visitando questi luoghi noi capiamo che cosa è l’uomo, cosa è un credente, cosa è la storia della Chiesa perché c’è una ricerca dell’assoluto, della verità, c’è una bontà e un soffio di bellezza che davvero ci salva. Ho avuto l’opportunità di vedere da vicino alcuni tesori. In primis il Papiro Hanna 1, uno dei documenti più antichi che abbiamo dei testi neotestamentari: ecco, vedere quel papiro è stato per me motivo di grande venerazione perché penso alla fatica di quei cristiani delle primissime generazioni che hanno avuto la preoccupazione di trasmettere al futuro la loro fede, il senso profondo di una storia che per forza dovevano condividere. E poi vedere le primissime versioni della Commedia, i canzonieri, i grandi testi di corte… è veramente affascinante. Ma devo aggiungere: il tesoro più bello sono le persone, gli studenti.

In che modo questi ambienti possono dialogare con il mondo laico e anche non credente, come immagina che si possa valorizzare questo rapporto?

R. - Io ho una storia personale che mi aiuta. La mia prima biblioteca è stata mia nonna. Era analfabeta ma era una rappresentante della cultura orale, manteneva quella memoria. Per me l’amore per le storie e per i libri è dunque sempre l’amore per la voce umana. Nel silenzio di una biblioteca noi ascoltiamo un coro di voci umane che dialogano fra loro ma cercano l’assoluto, il senso, l’orizzonte di Dio. E allora tutta questa montagna di libri, chilometri e chilometri di documenti cosa sono? Un lungo pellegrinaggio di uomini e donne attraverso la storia. E questo è molto vicino al presente perché l’uomo di oggi alla fine è lo stesso. E’ un canto, un elogio di quel mistero che è la persona umana.

In Italia il tema storico pare che scomparirà dalle tracce per gli esami di maturità. La ragione starebbe nel fatto che sempre meno studenti l’avrebbero scelto ultimamente. Come commenta una decisione del genere e perché secondo lei i giovani sembrano così disamorati di fronte agli studi storici?

R. - Ricorro all’immagine dell’albero che per forza deve crescere all’esterno, trovare spazi nuovi, arrivare fino a punti inediti della storia dell’esistenza. Ma se non ha la radice fondata nella profondità della terra non sussiste. Il dramma di una identità sconosciuta è in grande misura il problema dell’uomo contemporaneo.

Come ha seguito le settimane di Sinodo sui giovani?

R. - Papa Francesco è un maestro di vita e ci aiuta tanto a capire quella che è oggi la grande crisi tra le generazioni: la crisi della trasmissione. Noi puntiamo tutto sull’educazione. Essa è fondamentale ma di per sé non è sufficiente, bisogna trasmettere: aiutare ciascuno a rendersi cosciente di chi è in questa storia. Il Papa ci dice che la vita dei giovani è preziosa, lo dice come un padre. Tu porti su di te la totalità di una storia, sei il mio erede e questo apre finestre di speranza.

Né dottrinalisti né attivisti, ma riscoprire la prossimità: questo uno dei messaggi del Papa alla conclusione dell’assise in Vaticano…

R. - Il Santo Padre illumina veramente la questione fondamentale del presente della Chiesa. A causa dell’illuminismo la teologia ha lavorato soprattutto sulla credibilità intellettuale e razionale della fede, quella era la nostra principale preoccupazione. Ma abbiamo lasciato un po’ indietro la ricerca di una credibilità esistenziale. Questa nel mondo di oggi è fondamentale.
 

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01 novembre 2018, 08:00