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Card. Parolin: i governi promuovano una visione positiva della migrazione

Nella prefazione al volume “Immigration” dei giovani di Scuola Sinderesi della Pontificia Università Gregoriana, presentato ieri, il segretario di Stato vaticano chiede a politici e mass media “di abbandonare la cultura dominante dello scarto e del rifiuto” e non sminuire “le buone pratiche di accoglienza e integrazione” dei rifugiati

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Dobbiamo “passare dal considerare l’altro come una minaccia alla nostra comodità allo stimarlo come qualcuno che con la sua esperienza di vita e i suoi valori può apportare molto e contribuire alla ricchezza della nostra società”. Così, citando il messaggio di Papa Francesco del 14 giugno di quest’anno al Colloquio Santa Sede – Messico sulla migrazione internazionale, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin sottolinea le opportunità che le migrazioni contemporanee continuano ad offrire nella prefazione al volume “Immigration, understanding and proposals” frutto del lavoro annuale dei giovani della Scuola Sinderesi, presso il Centro fede e cultura A. Hurtado della Pontificia Università Gregoriana.

Non sminuire i tanti aspetti positivi delle migrazioni odierne

Il cardinale Parolin, nella sua prefazione, insiste “sottolineando le responsabilità dei capi di governo e dei mass media nel promuovere una visione positiva della migrazione, dissipando pregiudizi e paure, e abbandonare la cultura dominante dello scarto e del rifiuto, come Papa Francesco ha chiesto ripetutamente. Esiste, infatti, una evidente propensione a sottolineare i fatti di cronaca nera che vedono coinvolti migranti e rifugiati, mentre vengono sminuiti tanti aspetti positivi delle migrazioni odierne: le buone pratiche di accoglienza e di integrazione, il volontariato, che rende tangibile un senso di solidarietà piuttosto diffuso, ed altri ancora. Bisogna contrastare la narrativa negativa su migranti e rifugiati, rendendo giustizia alla ‘foresta che cresce’ di fronte all’unico ‘albero che cade’, il quale di certo fa molto più rumore, ma non è rappresentativo della realtà".

Mons. Sangalli: le migrazioni non sono una minaccia

Monsignor Samuele Sangalli, coordinatore di Scuola Sinderesi, presso il Centro fede e cultura A. Hurtado della Pontificia Università Gregoriana, e curatore del volume, pubblicato in inglese dalla Pug e dal Pontificio Istituto Biblico, spiega a Vatican News che “questo libro è frutto di un cammino annuale di discernimento di Scuola Sinderesi, che sono 60 e più giovani che ogni anno, nel centro Hurtado della Pontificia Università Gregoriana si fermano ad affrontare le sfide sociali contemporanee. Una di queste è l’immigrazione. Parliamo di sfida, non di minaccia. Quindi la prima proposta che facciamo è cambiare il tipo di approccio al fenomeno migratorio, che non è una minaccia, non è qualcosa per cui la prima reazione dev’essere quella di alzare muri, ma anzitutto è un cambiamento globale, epocale, come ci ricorda continuamente Papa Francesco e con lui il cardinale Parolin nella prefazione”.

Geraci (Caritas): il rischio salute è solo per i migranti

La dignità umana vale per noi e per i profughi

“I valori di fondo da difendere – sottolinea mons. Sangalli - sono quelli della dignità umana e dei diritti dell’uomo. Se valgono per noi europei ci domandiamo perché non valgano anche per queste persone che arrivano non per un viaggio di piacere ma perché perseguitate, umiliate, cacciate dai loro territori. Per rimanere alla triade francese ‘libertà, uguaglianza e fraternità’, se le nostre società su libertà e uguaglianza dicono tanto, la grande dimenticata è la fraternità, e forse il fenomeno migratorio ci impone di rivederla radicalmente”. Questo non significa, come ricordava Papa Francesco sul volo di ritorno da Dublino, “l’accoglienza sempre e comunque – chiarisce Sangalli – l’accoglienza va valutata, con discernimento, ma questo impone alle nazioni non tanto una chiusura, ma di esercitare le loro risorse culturali interne e la creatività, per affrontare dialogando il fenomeno, e risolverlo con gradualità”.

Analisi su clima, leggi, finanza, salute e famiglia

Il lavoro di Sinderesi si divide sempre in due parti, spiega il coordinatore della scuola della Pug, “la prima è la riflessione di esperti che offrono un punto di vista filosofico, sociologico, economico, politico, per un analisi approfondita del fenomeno sociale. Nella seconda parte i cinque gruppi di Scuola Sinderesi si sono dedicati a cinque aree. La prima è il rapporto tra clima e immigrazione, e si è focalizzata sulla regione africana del Sahel, conferma come le migrazioni siano dovute anche al cambiamento climatico, come sottolinea il Papa nella Laudato Sì”. La seconda area della ricerca, prosegue Sangalli, riguarda l’analisi giuridica, sulle proposte legislative in Italia per gestire il fenomeno migratorio, “che non tutelano per nulla i minori migranti”. La terza area è sulla finanza, con uno studio sulla situazione legata alle migrazioni, poi c’è quella su migrazioni e salute, con i traumi psicologici subiti dai migranti. L’ultimo capitolo riguarda famiglia e migrazioni, con il caso di studio delle donne dell’Est Europa in Italia. Ai sessanta e più giovani che “abbiamo ogni anno nella Scuola Sinderesi - conclude mons. Sangalli - cerchiamo di insegnare a pensare e ad affrontare con serietà critica le sfide che ci arrivano dalla contemporaneità, perché solo in questo modo possiamo rispondere ad esse adeguatamente”.

Salute dei migranti: il rischio è la sofferenza mentale

Alla presentazione, per parlare della situazione sanitaria dei migranti, interviene anche Salvatore Geraci, responsabile dell’area sanitaria della Caritas di Roma, già presedente della Società italiana di medicina delle migrazioni. “Si conferma quello che finora si è scritto – spiega – sono persone in buono stato di salute, ma che a seconda del percorso migratorio e delle condizioni sociali in cui vivono, possono sviluppare delle situazioni di criticità, proprio per la loro salute. Il rischio maggiore è per loro stessi, e solo secondariamente per la popolazione che li ospita. Anzi, se l’accoglienza e l’ospitalità sono dignitosi, c’è solamente la possibilità di migliorare complessivamente le condizioni di salute, e non di peggiorarle. Certo, le condizioni inadeguate d’accoglienza possono far sviluppare le “malattie della povertà” e possono far emergere un disagio, se non una sofferenza mentale, che può essere il vero rischio per queste persone”. E di salute mentale dei migranti si occupa proprio il quarto “sentiero di investigazione” del volume.
 

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La presentazione di "Immigration" alla Gregoriana
26 novembre 2018, 20:05