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Sinodo giovani, suor Smerilli: più sguardo femminile nella Chiesa

Secondo suor Alessandra Smerilli, docente di Economia e uditrice al Sinodo, la Chiesa è meno Chiesa se non ha uno sguardo sia maschile che femminile

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

“Sono molto grata di essere qui a questo Sinodo dedicato ai giovani: sia perché sono salesiana, sia perché è un’esperienza unica nel suo genere”. Suor Alessandra Smerilli, docente di Economia presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium e membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, partecipa al Sinodo dei giovani come Uditrice e racconta così la sua prima esperienza sinodale ai microfoni di Radio Vaticana Italia.(Ascolta l'intervista a suor Alessandra Smerilli)

Un ascolto non passivo

“Ho cominciato senza avere grandi aspettative perché non sapevo come fosse un Sinodo, ma devo dire che fin dal primo giorno ho colto subito la grande passione, il grande amore che la Chiesa ha per i giovani e questo mi ha rincuorata”. “E questo – prosegue la religiosa – l’ho verificato anche nei lavori dei Circoli minori, dove c’è stato un ampio spazio di discussione, dove ci siamo potuti esprimere liberamente e si è colta l’esigenza che la Chiesa e i vescovi hanno di riuscire a parlare con i giovani. Ma, il tema più bello, secondo me, è la necessità di imparare ad ascoltarli e di cosa sia un ascolto non passivo. Si è approfondito in particolare il tema dell’ascolto che, quando è autentico, cambia sia colui che parla che colui che ascolta. E quindi si è parlato del cammino che può essere fatto con i giovani, ascoltandoli”.

Oltre il recinto, senza perdere l’identità

“Questo è un Sinodo in cui la Chiesa vuole mettersi in ascolto dei giovani per rinnovarsi in quegli ambiti in cui non riesce a parlare ai giovani”, racconta la religiosa salesiana. “Ma, allo stesso tempo, la Chiesa sa che se vuole seguire Gesù Cristo deve anche saper dire la sua Parola a un mondo confuso. Una Chiesa che vuole stare nel mondo e non vuole guardare solo alla pecorella che è nel recinto ma anche a quelle che stanno fuori, senza perdere però la propria identità e la propria missione”.

Una Chiesa ferita, quindi capace di accogliere

“Dalla discussione è emerso che è importante avere uno sguardo bello e positivo sui giovani”, aggiunge suor Smerilli. “Dobbiamo partire da quanto di buono e di bello i giovani hanno da darci: sapendo stare con le loro ferite. Mi pare che un tema che sia emerso è che proprio perché la Chiesa si sente ferita – e il tema degli abusi e degli scandali non è stato negato – può stare accanto a chi è ferito e farlo con umiltà”.

Chiesa e donne: una questione di sguardo

“I giovani nella riunione pre-sinodale hanno chiesto di valorizzare il ruolo della donna nella Chiesa e nella società”, aggiunge la professoressa Smerilli. “Al Sinodo se ne sta parlando, in questi giorni, ma non tanto in termini di ruoli, perché non penso sia quello il tema. Il vero tema è che la Chiesa è meno Chiesa, e l’umano è meno umano, se non ha lo sguardo sia maschile che femminile”. “È prima di tutto una questione di sguardo e partecipazione, prima che di ruoli”, spiega la religiosa. “Questo mi pare importante: riuscire a essere una Chiesa paterna e materna proprio perché in essa uomini e donne vivono la missione con pari dignità”.

Accompagnare la rivoluzione digitale

“Come religiosa, donna e economista mi piacerebbe che anche i temi economici nell’ottica della sostenibilità, e quindi anche di una Chiesa che sappia essere profetica in questo senso, possano essere portati di più all’attenzione”, aggiunge infine suor Smerilli. “Al Sinodo abbiamo parlato di disoccupazione, precarietà, ma anche delle nuove tecnologie, dell’intelligenza artificiale e dello spiazzamento che sta creando nel mondo del lavoro. Ma, nei gruppi, abbiamo cercato di parlarne soprattutto in modo propositivo”. “C’è infatti una rivoluzione in atto che viene chiamata la quarta rivoluzione – ed è quella digitale – che sta creando disoccupazione da un lato ma allo stesso tempo può creare nuove opportunità. Dobbiamo stare attenti ad accompagnare anche questo processo, perché la persona sia al centro anche in un mondo che cambia velocemente”.

Chiesa umile e gioiosa

“La speranza – conclude la religiosa uditrice al Sinodo – è che si continuino i lavori con il tono che sto osservando in questi giorni: quello di una Chiesa che vuole essere umilmente accanto ai giovani e far trasparire la gioia di essere Chiesa”. “Se i lavori continueranno con questo stile ci sarà davvero un nuovo incontro fra giovani e Chiesa”.

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10 ottobre 2018, 16:31