Sinodo. Card. Bechara Raï (Libano): giovani migranti arricchiscono chi li accoglie

Il patriarca di Antiochia dei Maroniti e l'impegno per mantenere legami con i giovani che emigrano. “Vogliamo che siano formati sulla loro identità di fede e cultura, perché possano arricchire le società di accoglienza”. E i giovani cattolici che restano in Libano “non si devono sentire stranieri in patria. Ci siamo da 2000 anni, come guardiani delle radici del cristianesimo”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Per noi in Libano è fondamentale mantenere il legame tra i giovani che migrano e la nostra Chiesa. Vogliamo che i giovani siano formati sulla loro identità di fede e cultura, perché possano arricchire le società di accoglienza”. Il cardinale libanese Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, all’assemblea dei vescovi dedicata ai giovani rappresenta il Sinodo della Chiesa Maronita, Chiesa orientale cattolica presente in Libano, Siria, Israele, Cipro e Giordania. (Ascolta l'intervista al cardinale Bechara Raï)

Con le migrazioni perdiamo forze vive

Quello della migrazione forzata, ci dice il cardinale Bechara Rai, ”è uno dei grandi problemi che porto a questo Sinodo, perché per noi significa la perdita di molte delle nostre forze vive”. E poi è importante “che i giovani che emigrano registrino le loro nascite e matrimoni presso le missioni diplomatiche e mantengano la loro nazionalità libanese, perché il regime politico in Libano è basato sulla demografia. Considera musulmani e cristiani in numero uguale e quindi partecipano in modo uguale al governo del Paese”.

Cultura cristiana e rispetto di chi è diverso

Il secondo grande problema è come aiutare “i nostri giovani che vivono nelle società multiconfessionali e multiculturali. E’ importante che non si perdano, e che attraverso la loro identità, la loro cultura cristiana e la loro fede, possano vivere questi valori con gli altri, nel rispetto reciproco. E parlando del Medio Oriente, solo il Libano è il multiculturale  e multiconfessionale, in tutti gli altri paesi c’è una sola religione, una sola opinione, un solo partito”.

Il Medio Oriente non rinunci alle sue radici

Dobbiamo aiutare i nostri giovani, ci dice ancora il patriarca di Antiochia dei Maroniti, “a vivere in questa società senza essere piegati su se stessi e senza considerarsi stranieri nella loro nazione. Quindi ci interessa che i cristiani siano educati alla fede cristiana, alla dottrina cristiana, al rispetto di chi è diverso, e considerare il loro ruolo nella società. Perché non possiamo dimenticare che i cristiani sono nel Medio Oriente da 2000 anni, prima dell’Islam, che c’è da 600 anni. Non possiamo rinunciare alle radici”.

Libano: guardiani delle radici del cristianesimo

Quindi, conclude il cardinale Bechara Rai, malgrado tutte le guerre, le migrazioni forzate, “cerchiamo di lavorare con i nostri giovani per dire loro: noi siamo originari di qui, non siamo minoranza, e siamo i guardiani delle radici del cristianesimo. Questo Sinodo ci sta dando ancora più impulso per lavorare in questo senso”.

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15 ottobre 2018, 15:22