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Briefing Sinodo: la Chiesa sia “rete di accompagnamento” per i giovani

In Sala Stampa Vaticana, al briefing sul Sinodo, partecipano mons. Manuel Ochogavía Barahona, Padre sinodale eletto dalla Conferenza episcopale di Panamá; mons. Anthony Colin Fisher, Padre sinodale eletto dalla Conferenza episcopale d’Australia; l’uditrice del Madagascar Tahiry Malala Rakotoroalahy

Barbara Castelli – Città del Vaticano

“Ascolto, empatia e pietre scartate”: sono state queste le parole maggiormente pronunciate nel corso delle ultime congregazioni della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. A riferirlo, durante il briefing in Sala Stampa Vaticana, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione e presidente della Commissione sinodale per l’informazione. Nel corso della terza e quarta congregazione generale sono stati toccati i temi della paternità e della maternità, la questione della castità e la teoria del gender, così come le sfide dell’era digitale, tanto da parlare di “bulimia dei mezzi e anoressia dei fini”. “I giovani”, ha precisato Paolo Ruffini, “si sentono vittime di una società fondata sulla menzogna” e chiedono di “essere ascoltati e non semplicemente sentiti”, di essere “presi sul serio”.

La vergogna della Chiesa per gli abusi commessi

Intensa la testimonianza di mons. Anthony Colin Fisher, Padre sinodale eletto dalla Conferenza episcopale d’Australia e arcivescovo di Sydney, che ha nuovamente e personalmente chiesto perdono per la vicenda degli abusi. “Noi avremmo dovuto assicurare che la Chiesa fosse il posto più sicuro per i bambini”, ha detto il presule ai giornalisti, “proviamo vergogna per quanto è successo”. “Ci sono tanti giovani ed ex giovani, feriti”, ha aggiunto, persone la cui fiducia è stata tradita: “la Chiesa deve parlare a loro e non di loro, come se fossero un fenomeno”.

Affetto e speranza per i giovani

L’arcivescovo di Sydney ha parlato anche della grande “varietà” dei contesti che stanno emergendo nell’aula del Sinodo; del “realismo” degli interventi; dell’affetto e della “speranza” che si respira nei confronti dei giovani. “Cristo è Dio fattosi giovane – ha insistito – Lui ci rinnova, così come rinnova il mondo con i giovani, generazione dopo generazione”. Il Padre sinodale eletto dalla Conferenza episcopale d’Australia ha, infine, parlato della gioia e dei frutti della Giornata Mondiale della Gioventù di Sidney nel 2008, auspicando che possa essere una grande occasione anche a Panamá il prossimo anno. Proprio in questo contesto mons. Manuel Ochogavía Barahona, Padre sinodale eletto dalla Conferenza episcopale di Panamá e vescovo di Colón-Kuna Yala, ha spiegato il grande lavoro che in America Latina e nei Caraibi si sta facendo per la formazione giovanile. “Il giovane – ha chiarito il presule – è uno spazio in cui Dio ci parla” e la Chiesa oggi è chiamata a essere vicina ai giovani con “compassione”, mettendosi in ascolto di quanto accade nella loro esistenza.

Un Sinodo declinato nei colori del mondo

Nel corso del briefing è intervenuta anche l’uditrice proveniente dal Madagascar Tahiry Malala Marion Sophie Rakotoroalahy, presidente nazionale degli Studenti Cattolici. Ha chiarito che il Sinodo è il “punto di partenza” ed è una “vera benedizione” per i giovani, che “devono essere apostoli degli altri giovani”. Parlando in modo particolare della propria realtà, ha anche auspicato una maggiore attenzione alla liturgia, tale da essere più prossima ai giovani e capace di arginare il “fenomeno delle sette”.

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05 ottobre 2018, 16:14