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Briefing Sinodo. Mons. Naffah: una rete di esperienze di "pastorale digitale"

In sala stampa vaticana l’esperienza portata al Sinodo dal vescovo libanese: un istituto di scienze religiose “on line” in arabo, che tiene uniti i giovani mediorientali sparsi nel mondo. Padre De Castro (Paolini): i giovani devono essere protagonisti della presenza cristiana in rete

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Bisogna mettere in rete tutte le esperienze attivate nel mondo per raggiungere i giovani nel mondo digitale” e per questo può servire creare un ufficio speciale in Vaticano. Lo propone monsignor Joseph Naffah, vescovo ausiliare di Joubbé, Sarba e Jounieh dei Maroniti, in Libano, durante il briefing sul Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, nella sala stampa della Santa Sede. Mons. Naffah racconta il progetto nato 5 anni fa per contattare “on line” i giovani libanesi “sparsi ai quattro confini del mondo, perché costretti a lasciare i loro paesi per trovare un posto tranquillo dove vivere”.

Da Facebook a un'università "on line"

Più di 500 studenti in tutto il mondo

In Medio Oriente, racconta, siamo in “un periodo difficilissimo, ma anche di grazia, nel quale i giovani testimoniano la loro fede in situazioni critiche, arrivando fino al martirio”. Il progetto ha portato alla nascita di un istituto di scienze religiose “on line”. “Abbiamo cominciato con pochissimi studenti, e ora siamo a 550, sparsi in tutto il mondo”.  La lingua scelta è l’arabo, e tra i partecipanti all’iniziativa, ci sono anche alcuni giovani carcerati, che “hanno voluto fare un cammino nuovo nella loro vita” utilizzando proprio le potenzialità della rete.

Un ufficio in Vaticano per fare rete

Tra gli studenti c’è anche un giovane completamente paralitico, che, utilizzando solo due pollici, riesce a comunicare con tutto il mondo. “Prima la mia vita era dentro ad un lettino, ora mi trovo nello spazio del mondo” le sue parole riferite da monsignor Naffah. “Ho proposto al Papa di creare in Vaticano un Ufficio speciale che metta insieme le diverse esperienze di pastorale digitale già presenti in diversi Paesi, come in Francia, in Italia, negli Usa” spiega ancora il vescovo libanese. “La pastorale digitale è la nuova agorà del terzo millennio – prosegue – e bisogna dare un riconoscimento ufficiale a quei siti che portano una vera posizione della Chiesa cattolica”.

Parrocchia web per carcerati e disabili

I giovani possono inculturare il Vangelo nel web

“È urgente imparare ad abitare il mondo digitale”, gli fa eco padre Valdir José De Castro, superiore generale della Società di San Paolo. “L’ ambiente digitale è un campo imprescindibile dell’evangelizzazione – spiega il religioso brasiliano -  e occorre adottare uno ‘stile cristiano’, che non si esaurisce soltanto nell’inserire sul web contenuti dichiaratamente cattolici”. “Libertà, prudenza, responsabilità”: sono i tre valori ai quali la Chiesa deve educare i giovani, per una presenza cristiana in rete. Ma i giovani devono “essere i veri protagonisti, e non solo i destinatari” del mondo digitale, perché “sono quelli che conoscono meglio il linguaggio e la grammatica delle reti e dei social media, quelli che possono meglio inculturare il Vangelo utilizzando questi mezzi”.

Giovani veri protagonisti del mondo digitale

Giovani e Bibbia, incontro in rete

Monsignor Emmanuel Kofi Fianu, vescovo di Ho, in Ghana, racconta poi la sua esperienza di apostolato biblico con i giovani, portato avanti proprio grazie alla rete e “all’abbinamento tra il mondo digitale e la pastorale biblica”. “I giovani di oggi vivono nel mondo digitale, leggere libri non va più di moda”, commenta il vescovo africano. “Se vogliamo stabilire un contatto tra i giovani e la Bibbia, dobbiamo portare la Parola di Dio anche nel mondo digitale, anche attraverso i telefonini”.

Giovani lgbt, Dio vi ama

La statunitense Yadira Vieyra, uditrice, ricercatrice e assistente per famiglie immigrate, parla delle difficoltà di vivere dei giovani migranti, soprattutto messicani e latinoamericani, che sfocia anche in problemi di salute mentale. La Chiesa, spiega, deve essere al fianco di giovani e famiglie, e aiutare i giovani a dimostrare la loro capacità di essere dei leader. Rispondendo ad una domanda, la giovane uditrice statunitense sottolinea che è difficile lavorare con chi appartiene alla comunità Lgbt, perché “si sentono sotto attacco” e pensano “che la Chiesa non li voglia, ma non è vero”. “Dobbiamo far capire loro – prosegue Yadira – che Dio li ama, che la Chiesa per loro c’è”. E propone di “considerare la possibilità di dare alle religiose presenti al Sinodo il diritto di votare” come già avviene per i religiosi. “È importante  - aggiunge -riconoscere il lavoro che le donne svolgono per i più poveri e i più vulnerabili”.

Domani in aula le relazioni dei circoli minori

Domani, ricorda il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, saranno lette in aula le relazioni dei 14 circoli minori sulla terza parte del documento, mentre la Commissione per la redazione del documento finale e la Commissione per la “lettera breve” diretta ai giovani stanno lavorando ai rispettivi testi.

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19 ottobre 2018, 16:31