Il Papa con gli indigeni a Puerto Maldonado in Perù Il Papa con gli indigeni a Puerto Maldonado in Perù 

La Santa Sede sostiene il diritto dei popoli indigeni all'autodeterminazione

“Nonostante i progressi compiuti, il patrimonio ambientale, culturale e spirituale di molte popolazioni indigene rimane ancora sotto minaccia” ha detto mons. Auza, Osservatore permanente della Santa Sede alla 73.ma sessione dell'Assemblea generale dell’Onu. Ricordate le parole di Papa Francesco con gli indigeni dell'Amazzonia a Puerto Maldonado in Perù

Roberto Piermarini - Città del Vaticano

“Senza accesso alla propria terra, le popolazioni indigene, e soprattutto i giovani, sono spesso costretti a migrare, alla ricerca di forme alternative di lavoro e di istruzione. Questo, a sua volta, fa sì che molte popolazioni indigene si trovino in situazioni precarie di povertà e vulnerabilità, poiché devono affrontare discriminazioni e difficoltà nel trovare lavoro nelle città dove sono costrette a fuggire”. Così mons. Bernardito Auza, Osservatore Permanente all’Onu alla 73.ma sessione dell'Assemblea generale in corso al Palazzo di Vetro a New York. “Nonostante i progressi compiuti, il patrimonio ambientale, culturale e spirituale di molte popolazioni indigene rimane sotto notevole minaccia”.

Gli indigeni vittime della colonizzazione economica e ideologica

Nel suo intervento il presule ha denunciato la colonizzazione economica e ideologica, imposta sotto la bandiera del cosiddetto progresso, che continua ad essere portata avanti senza preoccuparsi dei diritti umani delle popolazioni indigene o dell'ambiente in cui vivono. “Questo è più evidente – ha detto - nel bacino amazzonico, dove nuove forme di estrazione mineraria e l'estrazione di minerali preziosi e di altre risorse da parte di grandi imprese e interessi commerciali hanno portato a un devastante degrado ambientale e alla deforestazione, così come all’esodo delle persone. Allo stesso modo, molte politiche e movimenti apparentemente ben intenzionati per la conservazione del territorio che intendono proteggere l'ambiente naturale e preservare la biodiversità, hanno portato allo sconvolgimento delle economie locali e della vita delle popolazioni indigene che vi abitano”.

L’Amazzonia non può essere una fonte inesauribile di ricchezza semplicemente da sfruttare

“Dobbiamo rompere con il paradigma storico – ha affermato mons. Auza - che considera l'Amazzonia e le altre regioni ricche di risorse del nostro mondo come fonti inesauribili di ricchezza, semplicemente da sfruttare. Dobbiamo anche garantire che gli sforzi per la conservazione e la protezione dell'ambiente naturale tengano conto dei diritti e dei mezzi di sussistenza delle popolazioni indigene che considerano quelle regioni la casa propria”. Per mons. Auza gli indigeni devono essere protagonisti in tutte le decisioni che li riguardano direttamente come il diritto di mantenere le proprie istituzioni e di partecipare ai processi decisionali dello Stato. Dal canto suo la Santa Sede, sostiene il diritto di tutti i popoli indigeni all'autodeterminazione.

Passi significativi dell’Onu per la promozione e la tutela dei valori dei popoli indigeni

Nel suo intervento mons. Auza ha riconosciuto che “negli ultimi due decenni, le Nazioni Unite hanno compiuto progressi significativi nella promozione e nella tutela dei valori culturali, del patrimonio e dei diritti umani dei popoli indigeni, nonché nell'offrire loro l'opportunità di diventare protagonisti del proprio sviluppo culturale e sociale. Forse l'esempio migliore è stata l'adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli Indigeni con il crescente impegno degli Stati nella sua attuazione. Anche la partecipazione attiva dei popoli indigeni accanto agli Stati ogni anno al Forum Permanente delle Nazioni Unite sulle Questioni Indigene rimane un importante e concreto esempio di solidarietà per l'intera comunità internazionale”. Ma tutto questo non basta. “I popoli indigeni – ha osservato - hanno un'immensa riserva culturale e un insieme di tradizioni viventi che devono essere preservate e difese. La scomparsa della loro cultura e del loro stile di vita può essere tanto grave quanto o anche più grave della perdita di biodiversità o del danno alla nostra Casa comune e riserva ecologica. Aiutarli a preservare la loro cultura e le loro tradizioni dovrebbe rimanere il nostro impegno”.

Papa Francesco: indigeni non una minoranza ma autentici interlocutori del dialogo

Infine mons. Auza ha ricordato quanto ha detto il 19 gennaio scorso Papa Francesco nell’incontro con la popolazione indigena a Puerto Madonado in Perù: "Il riconoscimento dei popoli indigeni - che non possono mai essere considerati una minoranza, ma autentici interlocutori del dialogo - .... ci ricorda che non siamo i padroni assoluti del creato. Dobbiamo urgentemente apprezzare il contributo essenziale che apportano alla società nel suo insieme, e non ridurre le loro culture ad un'immagine idealizzata di uno stato naturale, e tanto meno ad una sorta di museo di un modo di vita passato. La loro visione cosmica e la loro saggezza hanno molto da insegnare a quelli di noi che non fanno parte della loro cultura".
 

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13 ottobre 2018, 09:30