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Santa Sede, preoccupazione per crescita criminalità informatica

Ieri al Palazzo di Vetro di New York, l'intervento del nunzio apostolico Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite: "non sottovalutare l'enorme danno che la criminalità informatica arreca ai bambini e agli adolescenti"

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

"Il terrorismo e la criminalità organizzata minacciano la dignità degli esseri umani e il bene comune ovunque essi siano presenti nel mondo". Con queste parole il nunzio apostolico Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha introdotto la grande preoccupazione della Santa Sede "per la continua crescita della criminalità informatica e la sua evoluzione". L'occasione è stata la 73.ma sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite su due argomenti particolarmente urgenti e attuali: la prevenzione della criminalità e giustizia penale, e il controllo internazionale delle droghe.

II due volti del progresso tecnologico 

"Il progresso tecnologico - ha spiegato mons. Auza nel suo intervento - pur apportando enormi benefici, è diventato anche vettore di nuove forme di terrorismo e di attività criminale, o ha reso sempre più dannose le vecchie forme di criminalità organizzata con l'uso di nuovi e potentissimi strumenti". "È profondamente scoraggiante - ha inoltre sottolineato il nunzio - che l'avvento delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Tic) abbia aperto molte porte all'abuso e allo sfruttamento dei minori". Cyber-bullismo e pornografia infantile sono solo alcuni esempi.

Unità e concretezza

Unire gli sforzi, intrapredere azioni concrete per "aumentare la consapevolezza del problema, emanare una legislazione adeguata, supervisionare gli sviluppi e l'uso responsabile della tecnologia, identificare le vittime e perseguire i colpevoli di reati" sono i passi che per mons. Auza devono essere compiuti pur considerando che, purtroppo, le situazioni familiari difficili e disfunzionali "possono aumentare il rischio di vittimizzazione" in particolare dei più piccoli.

No alla legalizzazione della droga

Causa di grande preoccupazione per la Santa Sede è anche l'abuso di droghe e, in particolare, dell'atteggiamento di diffusa indifferenza al fenomeno da parte dell'opinione pubblica che considera "la decriminalizzazione degli stupefacenti" "il modo migliore per combattere il traffico illecito". Riaffermando "l'opposizione della Santa Sede alla legalizzazione del consumo di droga come mezzo per combattere la tossicodipendenza", mons. Auza ripropone il tema della famiglia e del suo sostegno come "pietra angolare delle strategie di prevenzione, cura, riabilitazione, reinserimento e salute".

Sulla scia di Papa Francesco

Se contrastare la domanda di droga richiede un grande sforzo e l'attuazione di programmi sociali orientati non solo alla famiglia ma anche  all'istruzione e alla formazione umana, Papa Francesco, ha concluso mons. Auza, "ci ricorda che impegnandosi" in questa ardua battaglia "difendiamo l'intera famiglia umana; difendiamo i giovani e i bambini".

 

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05 ottobre 2018, 10:37