Mons. Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu Mons. Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu 

Santa Sede: rischio di ‘colonizzazione ideologica’ che impone modelli di vita

Il tema dei diritti umani è stato al centro di due interventi di mons. Bernardito Auza alla 73.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’Osservatore permanente della Santa Sede ha parlato dei pericoli della “colonizzazione ideologica” e della necessità di implementare lo Stato di diritto a livello nazionale e internazionale

Lisa Zengarini – Città del Vaticano

La lotta alla povertà e la promozione dello sviluppo umano integrale, non riducibile alla semplice crescita economica, ha come condizione imprescindibile il rispetto dei diritti umani fondamentali e della dignità della persona. Questo in sintesi il senso dell’intervento di mons. Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu, alla sesta commissione dell’Assemblea generale. Il presule ha ricordato che oggi la visione dello sviluppo richiamata da Paolo VI nell’Enciclica “Populorum Progressio” e gli stessi principi sanciti dalla Dichiarazione universale dei Diritti Umani del 1948 sono compromessi da ideologie che ne danno una interpretazione sempre più ampia per includervi una molteplicità di “nuovi diritti”.

I pericoli della "colonizzazione ideologica"

Al centro della relazione del rappresentante pontificio c’è stato il richiamo ai pericoli della “colonizzazione ideologica”, più volte denunciata da Papa Francesco, che mira ad imporre modelli e stili di vita fondati su una visione individualistica della persona umana estranei all’identità dei popoli.

Dai diritti fondamentali ai “nuovi diritti umani”

A questo proposito, mons. Auza si è soffermato sul discorso del Papa al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, nel quale Francesco aveva sottolineato come questa visione antropologica riduttiva apra “la strada alla diffusione dell’ingiustizia, dell’ineguaglianza sociale e della corruzione” e non favorisca “la libertà, la giustizia e lo sviluppo umano integrale”. Con il diffondersi in questi ultimi decenni di “nozioni controverse dei diritti umani” che contrastano con la cultura di molti Paesi, aveva ammonito il Pontefice, “il rischio – per certi versi paradossale – è che, in nome degli stessi diritti umani, si vengano ad instaurare moderne forme di colonizzazione ideologica dei più forti e dei più ricchi a danno dei più poveri e dei più deboli”.

Diritti e responsabilità chiave per lo sviluppo

Mons. Auza ha quindi ribadito la convinzione della Santa Sede che l’impegno per il bene integrale della persona umana è la chiave per uno sviluppo autentico: “È proprio questa visione autenticamente umanistica che ci consente di guardare gli altri non principalmente come potenziali concorrenti, ma come potenziali alleati. Essa – ha concluso – implica che un approccio basato sui diritti debba essere bilanciato da uno basato sulle responsabilità”.

L’importanza dello Stato di diritto per garantire il rispetto dei diritti umani

Il tema dei diritti umani è stato il filo conduttore di un altro intervento di mons. Auza a un dibattito presso la seconda Commissione dell’Assemblea generale dedicato allo “Stato di diritto e livello nazionale e internazionale”. A questo proposito, il delegato pontificio ha ricordato come il rispetto dei diritti umani fondamentali “sia al cuore dello Stato di diritto, che è un fondamento solido per un modo pacifico, prospero e giusto”. “La sua promozione a livello nazionale e internazionale - ha quindi sottolineato -  resta un compito essenziale per l’intera famiglia delle nazioni e un segnale di speranza nel mondo, soprattutto nelle aree più tormentate”.

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11 ottobre 2018, 15:31