Piattaforma petrolifera Piattaforma petrolifera 

Santa Sede: regolamentare lo sfruttamento delle risorse minerarie nei mari

L''Osservatore permanente vaticano all’Onu, mons. Bernardito Auza, è intervenuto nei giorni scorsi alla seconda parte della sessione annuale dell’Autorità internazionale dei fondali marini, iniziata a marzo, per illustrare la posizione della Santa Sede sulle attività estrattive negli oceani

Lisa Zengarini – Città del Vaticano

 La Santa Sede appoggia gli sforzi per mettere a punto una regolamentazione internazionale dello sfruttamento delle risorse minerarie nei mari al fine di proteggere questo patrimonio comune dell'umanità. Se infatti è comprensibile la necessità di maggiori risorse minerarie per rispondere all'aumento della domanda, “le incertezze e i rischi che queste nuove attività estrattive comportano per l’ambiente nei fondi marini richiedono uno studio e un dibattito approfondito per ridurre al minimo, mitigare ed eliminare eventuali conseguenze negative”. È quanto ha affermato mons. Bernardito Auza, osservatore permanente vaticano all’Onu, intervenendo alla 24esima sessione annuale dell’Autorità internazionale dei fondali marini (Isa) svoltasi questa settimana a Kingston, in Giamaica.

Progressi verso una regolamentazione dello sfruttamento dei fondali

Nel suo intervento mons. Auza, che ha portato ai partecipanti il saluto di Papa Francesco, ha valutato positivamente i progressi compiuti nella discussione sulle sfide normative, finanziarie, tecnologiche, sociali e ambientali poste dalle attività minerarie nei fondali marini. Egli ha voluto altresì richiamare l’attenzione su alcuni punti ritenuti fondamentali dalla Santa Sede per regolamentare lo sfruttamento di tali risorse.

Dare priorità alla tutela della vita umana e dell’ambiente marino

Secondo la delegazione vaticana, questa regolamentazione dovrebbe innanzitutto considerare l’impatto delle attività estrattive sulla vita e le risorse alimentari delle popolazioni costiere toccate: “La tutela della vita umana e dell’ambiente marino – ha detto mons. Auza - deve prevalere sulle considerazioni economiche e commerciali”.

Valutare il rapporto costi-benefici

La Santa Sede chiede poi maggiore chiarezza nella definizione dei costi ambientali che le compagnie estrattive sono tenute a sostenere per riparare i danni causati nelle aree protette. In questo senso, occorre analizzare l’impatto complessivo e nel lungo termine delle attività minerarie prima di aprire nuovi giacimenti. Si tratta, in altre parole, di valutare attentamente il rapporto costi-benefici.

Condividere le best practices per ridurre i danni ambientali al mare

Inoltre – ha proseguito mons. Auza -  è auspicabile incentivare la condivisione delle tecnologie estrattive più avanzate e delle best practices per ridurre al massimo l’impatto dello sfruttamento delle risorse minerarie nei mari.

Rendere operativa la collaborazione di tutte le parti interessate

Un altro punto richiamato dall’osservatore vaticano riguarda “i potenziali effetti sociali negativi” delle attività minerarie marine. A questo proposito – ha detto –la delegazione vaticana incoraggia l’Autorità internazionale dei fondali marini a rendere operativi i principi di “collaborazione, coordinamento, trasparenza, e coinvolgimento di tutte le parti interessate” in un quadro normativo chiaro che preveda anche come prevenire situazioni che potrebbero generare conflitti.

Sì a una regolamentazione per le attività minerarie nei mari

Infine - ha quindi concluso mons. Auza – la Santa Sede incoraggia la messa a punto di una politica ambientale globale in questo ambito, invocando però più chiarezza circa i poteri di sospendere i contratti di estrazione nel caso in cui “il danno ambientale dell’attività estrattiva raggiunga livelli inaccettabili”.

Un organismo indipendente istituito dall’Onu nel 1994

L’Autorità internazionale dei fondali marini è un ente intergovernativo istituito nel 1994 dalle Nazioni Unite per organizzare e controllare le attività connesse alla gestione delle risorse minerarie nell’area marittima esterna alle giurisdizioni nazionali, ed è oggi un organismo indipendente che riunisce gli Stati aderenti alla Convenzione Onu sul diritto del mare.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

21 luglio 2018, 12:58