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Cardinal Parolin: Papa Giovanni è stato un ponte tra cielo e terra

Il segretario di Stato a Bergamo alla conclusione del pellegrinaggio delle spoglie di Giovanni XXIII: Papa Roncalli “ha dedicato l’intera esistenza a Cristo e alla Chiesa, con zelo e generosità, non risparmiando fatiche e non pretendendo risultati immediati, ma offrendo una testimonianza indelebile di santità”.

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

“Questa peregrinatio è stata un evento di grazia, che ha registrato una straordinaria partecipazione di fedeli, moltissimi dei quali si sono accostati ai sacramenti, in particolare alla Confessione”. Un’ iniziativa “che ha coinvolto profondamente l’intera Diocesi di Bergamo in una gioiosa testimonianza di fede e di amore e che lascia ben sperare per il futuro” . E’ quanto ha affermato il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, durante la Messa conclusiva per il pellegrinaggio delle spoglie di San Giovanni XXIII nella terra natale.

Papa Giovanni, un uomo abbandonato al progetto di Dio

L’auspicio – ha aggiunto il porporato nell'omelia - è che la peregrinatio “possa rivelarsi una speciale opportunità di rinnovamento ecclesiale e civile”. “Papa Giovanni – ha spiegato - è stato un uomo buono, divenuto Santo perché abbandonato interamente al progetto che Dio aveva su di lui”. E’ stato “un vero ponte fra cielo e terra, un Pontefice nel senso letterale del termine, via di collegamento per permettere alla libertà umana di incontrare la maestà, la bontà e la santità di Dio”.  “Le sue parole e i suoi gesti – ha aggiunto il cardinale Parolin - esprimevano autorità e gentilezza, serena fermezza e benevolenza, audacia e prudenza, paternità spirituale e condiscendenza fraterna e il mondo ne fu stupito, perché istintivamente, anche i più lontani e i meno istruiti, percepivano che quella semplicità e giovialità del tratto erano il risultato di un costante lavoro di affinamento del carattere, erano l’esito di un percorso sincero e profondo di un’anima alla ricerca dell’essenziale, il frutto di una lunga esperienza e di molte letture meditate, erano lo splendido salario della preghiera e della carità”.

Una fede solida

“Per comprendere l’opera del sacerdote, del vescovo e cardinale Giuseppe Roncalli, come poi del Pontefice Giovanni XXIII, occorre partire dalla sua fede solida, operosa, tranquilla, fiduciosa in Dio, in sua Madre Maria e nei Santi, imparata a Sotto il Monte”. “È la sua granitica stabilità nella fede – ha detto il segretario di Stato vaticano - che lo rese al tempo stesso paziente ed audace. Proprio a motivo della scrupolosa fedeltà a Cristo, proprio per espandere al massimo la luce del Vangelo, non tralasciò alcuno sforzo per trovare parole che sapessero interessare, coinvolgere e persino commuovere ogni persona di buona volontà, anche oltre i confini visibili della Chiesa”. “La sua fede rocciosa si trasformava in intrepido coraggio. Sicuro della presenza e dell’assistenza perenne dello Spirito Santo alla sua Chiesa, poté assumersi la responsabilità di indire un Concilio Ecumenico che radunasse l’intera Chiesa per aggiornare il modo di proporre la verità evangelica, per trovare linguaggi e metodi adatti a far incontrare l’uomo contemporaneo con le perenni verità del Vangelo, facilitando l’incontro dell’uomo con il suo Salvatore”.

Lo straordinario contributo per l’ecumenismo

Il segretario di Stato ha ricordato che “Angelo Giuseppe Roncalli trascorse circa 20 anni nelle missioni diplomatiche, in Bulgaria e quindi in Turchia e Grecia, prima di raggiungere quella di Parigi ed ebbe in quegli anni modo di conoscere a fondo gli effetti della tragica divisione tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa: l’ecumenismo divenne quindi per lui una necessità per mantenersi fedele al Signore nell’azione quotidiana”. “Oggi – ha detto il porporato - non abbiamo ancora raggiunto l’unità visibile tra i cristiani, tuttavia quanta strada è stata compiuta! Quanti ostacoli sono stati tolti dal sentiero, quanti malintesi sono stati dissolti! L’ ecumenismo della carità, come la reciproca conoscenza e frequentazione ci fa ormai vedere anche le asperità del cammino in un modo del tutto nuovo. Certamente una considerevole parte del merito lo si deve al vostro concittadino, a Papa Giovanni, al suo sereno coraggio, alla sua capacità di individuare vie di autentico dialogo”.

Riconciliazione tra le nazioni

“Papa Roncalli – ha osservato il cardinale Parolin - divenne anche fattore di riconciliazione tra le nazioni in un mondo minacciato dalle armi di distruzione di massa e dalla acuta tensione della guerra fredda. Ecco realizzarsi pienamente quell’itinerario che da Sotto il Monte lo condusse fino ad essere efficace operatore di pace per il mondo intero”. Il cardinale Parolin ha infine detto: “Fidatevi completamente del Signore, lasciate che Egli entri nelle case, nei luoghi di lavoro e di studio, che abiti anche i sentimenti, i progetti e gli svaghi, perché vi benedica e vi doni la sua grazia, senza la quale nulla è possibile fare di buono. Affidatevi a Lui, che può fare di ciascuna povera anima un giardino che diffonde ovunque il profumo del bene”.

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09 giugno 2018, 20:12