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Giornata contro le droghe. Turkson: ridare ai giovani l'autentica gioia di vivere

Ricorre oggi la Giornata Internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe, istituita dall'Onu nel 1987 per rafforzare l’azione e la cooperazione nel contrasto a questo fenomeno. Nel suo messaggio il card. Turkson invita a lavorare per la prevenzione e la riabilitazione delle vittime

Adriana Masotti - Città del Vaticano

“Il dramma lacerante della droga è un male che minaccia la dignità e la libertà di agire di ogni persona e spezza progressivamente l’immagine che il Creatore ha plasmato in noi”.
Nella Giornata Internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe, il card. Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, scrive così in un messaggio. 

Uomini senza scrupoli seminano morte

“Questa piaga – continua il prefetto - va condannata fermamente, perché alimentata da uomini senza scrupoli, che, cedendo alla tentazione di facili guadagni, seminano morte stroncando speranze e distruggendo tante famiglie.” I dati confermano che il fenomeno ha dimensioni enormi: nel 2015, circa 250 milioni di persone nel mondo hanno fatto uso di stupefacenti e di queste quasi 30 milioni soffrono di disturbi da essi provocati. Tra i 12 milioni di persone che usano droghe iniettabili, più della metà è affetta da epatite C, mentre 1,3 milioni hanno contratto anche il virus HIV.

Ogni tossicodipendende ha una storia

Il card. Turkson indica l’esclusione sociale, l’assenza della famiglia, la pressione sociale, la propaganda dei trafficanti, il desiderio di vivere nuove esperienze tra i fattori che spingono verso questa dipendenza. E ricorda le parole del Papa ad un incontro promosso della Pontificia Accademia delle Scienze sulle droghe: “Ogni tossicodipendente porta con sé una storia personale diversa, che deve essere ascoltata. (…) Ogni persona deve essere valorizzata e apprezzata nella sua dignità per poter essere guarita”.
Per questo – prosegue il prefetto – è importante promuovere “una cultura che si opponga agli egoismi e alle logiche utilitariste ed economiche, ma che si propende verso l’altro, in ascolto, in un cammino di incontro e di relazione”. 

Una felicità effimera che uccide

In particolare - scrive ancora - è ai giovani che bisogna guardare, perchè sono loro le prime vittime della droga. Ai giovani infatti il mondo offre spesso “un ampio ventaglio di possibilità per raggiungere una felicità effimera, che alla fine diventa veleno, che corrode, corrompe e uccide”. E il card. Turkson indica la necessità di proporre ai giovani “programmi educativi incisivi e concreti, che sviluppino le loro potenzialità ed educhino il loro cuore alla gioia della profondità, non della superficialità”.

Lavorare per la prevenzione e la riabilitazione

Oltre al lavoro prioritario di prevenzione, il porporato raccomanda poi l’attenzione alla riabilitazione delle vittime della droga “per ridare loro l’autentica gioia di vivere”. E, citando ancora Papa Francesco, invita a non dimenticare che “anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita” e che in tutti "c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere”. Una testimonianza di questo ci viene dai tanti giovani – conclude il card. Turkson - che si impegnano “a ricostruire la loro vita, guardando avanti con fiducia”.

 

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26 giugno 2018, 12:00