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Processo Ior: prima udienza per Caloia e Liuzzo

Quasi quattro ore per la prima udienza tutta dedicata alle questioni pregiudiziali. Circa sessanta i testimoni per ora richiesti

Massimiliano Menichetti - Città del Vaticano

 

Si è aperto questa mattina, alle 9.10, presso il Tribunale vaticano, il processo penale per peculato e autoriciclaggio a carico dell’ex presidente dell’Istituto di Opere di Religione, il prof. Angelo Caloia, oggi 79enne, e dell’avvocato novantacinquenne Gabriele Liuzzo, assente in aula e dichiarato "allo stato contumace".

Distratti 57 milioni di Euro 

I due imputati secondo l’accusa, si sarebbero appropriati di circa 57 milioni di euro nell’ambito delle dismissioni immobiliari avviate dall'Istituto tra il 2001 e il 2008. L’udienza di oggi è durata poco meno di quattro ore ed è stata dedicata alle questioni pregiudiziali, anche se in diversi momenti si è entrati nel merito del procedimento.

Ior e Sgir 

Confermata dal Tribunale, nonostante le eccezioni sollevate dalle difese, la fondatezza della costituzione in qualità di parte civile dello Ior e della società immobiliare Sgir, partecipata al 100% dall’Istituto vaticano.

Irricevibilità del report Promontory

L’attenzione del difensore di Liuzzo, l’avvocato Fabrizio Lemme, coadiuvato dall’avvocato Francesca Guerriero, si è soffermata in particolare sull’irricevibilità di un “report” agli atti,  che sarebbe alla base del processo, realizzato della società di consulenza Promontory Financial Group. In particolare si tratta “di un documento redatto in lingua inglese” quindi “ non nella lingua ufficiale dello Stato” e dal quale non “risultano né la qualità del soggetto che lo ha stilato, né le competenze professionali, con specifico riguardo al patrimonio immobiliare italiano”.

La denuncia dello Ior

Immediata la replica dei legali di parte civile - Alessandro Benedetti per Ior e Lipari per SGIR srl - i quali hanno sostenuto che la “notitia criminis” non risale al “report”, ma ad una lettera inviata dall'Istituto per le Opere di Religione all’ufficio del Promotore di Giustizia, il 3 luglio del 2014, in cui vennero comunicate “condotte rilevanti”, ed allegato il rapporto che avrebbe evidenziato un danno di 57 milioni di euro in relazione alle dismissioni immobiliari.

Atto ricevibile

“Non è un atto irricevibile ed avremo modo di verificare la soggettività” ha ribadito il Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano,  precisando che in questa fase processuale non dovrebbero “porsi questioni relative alla irricevibilità di atti depositati che saranno trattati - durante il processo - in merito alla loro efficacia probatoria”.

La traduzione dei documenti

Accordo unanime invece sulla necessità di traduzione nella lingua italiana, di tutti i documenti in altre lingue presenti nel fascicolo del procedimento. L’avvocato Lipari ha comunque puntualizzato che il documento realizzato dalla “Promontory” era destinato alla Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior e al Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto.

Sequestrati 27 milioni di euro

Nel corso dell’udienza si è venuti a conoscenza anche di un sequestro a carico di Liuzzo, effettuato tramite rogatoria internazionale in Svizzera, di circa 10 milioni di Euro. Tali somme si aggiungono agli oltre 17 milioni di euro sequestrati a scopo cautelativo già nel 2014.

I contratti preliminari delle vendite

Dagli atti risulterebbe anche che presso la società Sgir esiste solo una parte delle fatture per le consulenze di Liuzzo, mentre non ci sarebbero i contratti preliminari delle vendite, che di fatto mostrerebbero il valore degli immobili poi alienati.

L'art. 79 c.p.

I difensori degli imputati e delle parti civili non hanno sollevato alcuna obiezione quando il Promotore di Giustizia Aggiunto, Roberto Zannotti, ha rilevato “che nella redazione dei capi d'imputazione per mero errore materiale - quindi da correggere - non è stata citata la norma di cui all'art. 79 del c.p. nell'incipit nella formulazione di entrambi i capi d'imputazione, pur dandosi atto nel contesto degli stessi capi d'imputazione della circostanza della continuazione”.

Sessanta testimoni 

Circa 60 i testimoni complessivi ipotizzati dalle difese e dagli avvocati di parte civile. Cinquanta, in due liste distinte, sono stati richiesti dai difensori di Caloia, l’avvocato Anna Sammassimo e Domenico Pulitanò. I due legali, su invito del Tribunale, si sono comunque detti pronti ad una riduzione, evidenziando però che alcuni testi “sono irrinunciabili” come i cardinali Sodano, Bertone e Tauran, mons. Arrieta e l'attuale presidente dello Ior Jean-Baptiste De Franssu.

La nomina dei periti

Altra questione che rimane aperta è la nomina dei periti che, per il Codice di procedura penale in vigore, non possono essere più di due, a meno che non ci sia disaccordo tra i tecnici. I legali della difesa e quelli di parte civile ne invocano da subito un terzo, così da garantire quello che l’avvocato Lemme ha definito un “principio di civiltà giuridica.

Il termine del 18 maggio

Il presidente del Tribunale ha disposto che entro il 18 maggio prossimo dovranno essere depositate "tutte le precisazioni riassuntive, di tutte le istanze istruttorie, di tutte le parti processuali". In Camera di Consiglio sarà decisa la data della prossima udienza ed individuato tra l'altro anche l’esperto che dovrà tradurre in italiano i documenti scritti in altra lingua.

 

 

Ultimo aggiornamento ore 18.46

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09 maggio 2018, 15:25