Cristiani pakistani in preghiera Cristiani pakistani in preghiera 

Card. Sandri: difendere libertà religiosa in Oriente come in Occidente

L'intervento sulla libertà religiosa del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali in occasione dell’evento organizzato alla Pontificia Università Gregoriana per la presenza a Roma di Lord Ahmad of Wimbledon, Ministro dello Stato britannico presso l'Ufficio per gli affari esteri e il Commonwealth per l'antiterrorismo e l'estremismo violento, la libertà di religione e di credo.

Debora Donnini-Città del Vaticano

“La lotta per l’affermarsi della libertà religiosa è ben lungi dall’essere vinta”. E i martiri della libertà religiosa ci invitano a vivere queste sfide non come “fossimo parte di un ente di propaganda” ma “con l’atteggiamento di credenti”. Così ieri sera il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ha partecipato ad un incontro alla Pontificia Università Gregoriana, organizzato dall’ambasciata britannica presso la Santa Sede.

Il ragazzo che lotta per essere cristiano

Il porporato parte dalla sua esperienza, soprattutto come prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Nel suo cuore si è impressa, in particolare,  l’esperienza di un ragazzo, Youssef, incontrato nella Cattedrale latina di Baghdad nel 2015. Il padre aveva abbandonato la madre, poi costretta a sposarsi con un musulmano, e il giovane, battezzato e cresciuto come cristiano, non avendo ancora 18 anni, era però risultato registrato all’anagrafe come fedele musulmano pur non essendolo. Ma in Iraq - spiega il porporato - per un giovane o un adulto non è prevista la possibilità di un cambio di religione. “Nel nostro contesto occidentale – sottolinea - probabilmente molti avrebbero suggerito al giovane che l’importante è vivere personalmente la tua fede, e non importa quello che è scritto nei documenti”. “Qualcuno - aggiunge -  forse avrebbe suggerito che il non essere cristiano rende meno problematico l’accesso alla carriera lavorativa, anche in uffici pubblici”. Per Youssef però non era questione di un’etichetta ma del “senso di un’appartenenza”: “io sono cristiano, e lotto perché questa identità mi venga riconosciuta, e chiedo aiuto per poterlo fare!”. E’ proprio questa forte esperienza a far dire al cardinale Sandri che chi “vede messo in discussione questo diritto fondamentale della persona umana, ci testimonia un’adesione al Signore profonda” e sprigiona dall’intimo del suo cuore una capacità di ‘dare del tu a Dio’ che fa bene alla nostra fede in Occidente, a volte sin troppo assopita.

La Chiesa cattolica e la libertà religiosa

Anche per la Chiesa cattolica l’affermazione della libertà religiosa ha richiesto un cammino di progressiva consapevolezza con alterne vicende, nota poi il porporato. Importante in questo cammino la Dichiarazione Conciliare Dignitatis Humanae. Un cammino di consapevolezza proseguito nei decenni successivi e giunto fino a noi. Tanti sono, infatti, gli interventi sul tema della libertà religiosa da parte della Segreteria di Stato come degli Osservatori della Santa Sede presso diverse Istituzioni Internazionali. “Discorsi – dice - che non mirano soltanto a difendere i tanti cristiani fatti oggetto di persecuzione” ma promuovono l’affermazione di questo diritto per tutti. Una battaglia “di umanità” e “per l’umanità, che ha la sua radice nel Vangelo. E lo sguardo è rivolto anche all’Occidente, basti pensare “al rispetto dell’obiezione di coscienza di fronte ad alcune pratiche biomediche che vanno contro le proprie convinzioni più profonde”.

Don Andrea Santoro: solo l'amore rimane

In particolare, il porporato ricorda le parole di Papa Francesco a Philadelphia e il suo invito ai seguaci delle diverse religioni di unire le loro voci per invocare la pace e il rispetto della dignità e dei diritti degli altri. In Oriente come in Occidente, “abbiamo ancora e sempre più bisogno, di testimoni credibili di questo cammino”, afferma quindi il cardinale Sandri che ricorda la figura di don Andrea Santoro, prete della diocesi di Roma ucciso in Turchia dodici anni fa, un convinto fautore del dialogo, che chiedeva vie per capirsi e di non rinchiudersi nel proprio mondo. “C’è bisogno che in Europa la gente sia disposta a capire questo mondo così diverso dal nostro, questi vasti e vari popoli che compongono il Medio Oriente", questa realtà musulmana, ebrea e cristiana che qui vive gomito a gomito ma che sempre più si ritrova accanto anche nelle nostre nazioni europee, scriveva invitando a “entrare nel cuore sofferente di Dio che geme per i suoi figli divisi”  e, i cristiani, a seguire Gesù. “Tutto passa - concludeva -  solo la santità attraversa i secoli e rischiara il mondo. Solo l’amore rimane. Si tratta in definitiva di cominciare a ridiventare semplicemente cristiani”.

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31 gennaio 2018, 11:24