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Conferenza disarmo. Tomasi: ugente risvegliare l'opinione pubblica

Gallagher: Santa Sede impegnata nel disarmo nucleare

di Alessandro Gisotti

Questa conferenza sottolinea quanto il Papa e la Santa Sede abbiano a cuore il disarmo nucleare e l’impegno per la pace”. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, alla seconda giornata di lavori della Conferenza sul disarmo nucleare, promossa dal dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Durante la seduta odierna, si è levato con particolare forza il richiamo all’impegno della società civile a livello mondiale per spingere i governi ad intraprendere senza più indugi la via del disarmo nucleare.

Dal canto suo, mons. Robert McElroy, vescovo di San Diego e membro del comitato per la Giustizia e la Pace della Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha messo l’accento sul fatto che, come sottolineato da Papa Francesco, non solo l’uso ma anche il possesso di armi nucleari è moralmente inaccettabile. Lo stesso mons. Gallagher ha evidenziato che il disarmo nucleare non è solo una questione tecnica, ma ha una forte valenza etica.

Molti degli intervenuti hanno richiamato la Pacem in Terris quale fonte di ispirazione ancora attuale per il disarmo nucleare. Non a caso, la seconda giornata di lavori, è iniziata stamani con un omaggio alla tomba di San Giovanni XXIII dopo la Messa celebrata in San Pietro dal cardinale Peter Turkson. Per un primo bilancio della Conferenza sul disarmo nucleare, abbiamo raccolto il commento dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, membro del dicastero promotore dell’evento:

R. – In questo momento l’opinione pubblica ha bisogno di essere un po’ risvegliata sulle conseguenze disastrose che l’uso delle bombe atomiche può avere per la famiglia umana e per il Creato. E’ importante vedere se si può fare un dialogo assieme per evolvere nella direzione di un mondo senza armi atomiche dove la sicurezza è basata non sulla paura di una distruzione reciproca ma sulla fiducia e la possibilità di lavorare assieme per il bene comune.

D. – Ha colpito questo aspetto che il Papa ha detto: “Basta armi nucleari,  è tempo di sviluppo”…

R. – Siamo nel 50.mo della Populorum progressio di Paolo VI. La tradizione della Dottrina sociale della Chiesa rafforza sempre di più la convinzione che la via per la pace è garantire lo sviluppo di tutti i Paesi, di includere nella vita della società e nella qualità di vita anche i settori marginali e un po’ abbandonati. Se noi lavoriamo in questa direzione troveremo la possibilità di dispensarci dall’uso e dal possesso di armi atomiche, perché la sicurezza verrebbe basata non sulla minaccia di una distruzione reciproca ma sulla fiducia e sulla buona volontà di costruire un futuro migliore tutti insieme.

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11 novembre 2017, 15:26