San Silvestro, abate, fondatore dei Silvestrini

San Silvestro, Segna di Bonaventura San Silvestro, Segna di Bonaventura  (© MET)

Silvestro Guzzolini nasce a Osimo, vicino Ancona, nel 1177 da una famiglia abbiente che lo manda a Bologna per studiare diritto: il padre, infatti, lo vuole avvocato. Questi, senza dire nulla, si trasferisce a Padova per studiare teologia e quando torna a casa con una laurea in quella materia, il padre va su tutte le furie e lo segrega in casa.

Una vocazione osteggiata in famiglia

In Silvestro la chiamata alla vita religiosa si fa sempre più forte, complice la Parola contenuta nella Sacra Scrittura che aveva a lungo studiato e che amava. Diseredato, solo, alla fine riesce a entrare nella Comunità dei Canonici nella Chiesa di Osimo aiutato dal vescovo locale che ne apprezza lo zelo cristiano. Qui Silvestro conduce un’esistenza esemplare, dedita alla preghiera, alla meditazione e alla radicale osservanza del Vangelo. Ma non è abbastanza e lo scoprirà presto.

“Rinnega te stesso: prendi la tua croce e seguimi”

Un giorno Silverio partecipa al funerale di un nobile e al cimitero ha la malaugurata idea di guardare dentro una fossa comune. Non c’è speranza, lì dentro, solo lo sfacelo della morte. Per lui, però, è un’illuminazione: “Quello che lui era io sono; quello che egli è io sarò”. Gli tornano in mente anche le parole di Gesù: “Chi vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Così Silvestro sceglie la vita eremitica. Vaga per un po’ sulle montagne marchigiane finché il Signore non gli indica una grotta, detta Grottafucile, e lì si stabilisce. Per tre anni non vede anima viva: la sua vita è tutta preghiera, digiuno e penitenza, sembra Mosè sul Monte Santo. Poi accade qualcosa.

Gli albori della comunità

Gli uomini del Signore di Castelletta scoprono che c’è un uomo a vivere in quei possedimenti. Presto arrivano i curiosi, che vanno da lui per chiedergli una preghiera o un consiglio spirituale. Silvestro allora capisce che l’esperienza dell’eremitaggio è finita: Dio vuole da lui che fondi una nuova comunità, ma lui non sa da che parte cominciare. Ci penserà la Provvidenza: nel 1228 Gregorio IX manda una delegazione di Domenicani, composta da fra’ Riccardo e fra’ Bonaparte, a conoscere questo strano eremita e ad invitare Silvestro a entrare in un ordine monastico già esistente o almeno ad adottare una regola di vita ben precisa, come aveva disposto il Concilio Lateranense IV. I due frati saranno i primi due confratelli di Silvestro nella nuova comunità che si chiamerà Ordine di San Benedetto di Monte Fano.

La scelta della regola

Come sempre quando non sa come fare, Silvestro prega. Prega in particolare la Madonna che una notte viene a visitarlo in un’esperienza di estasi per dargli l’Eucaristia direttamente dalle sue sante mani. Ma Silvestro prega anche molti Santi: in tanti gli appaiono in sogno, ma quando a comparirgli è San Benedetto, capisce che è propria quella la Regola che dovrà seguire. Sarà lui, dunque, il primo a vestire l’abito benedettino e nel 1248 gli arriverà l’approvazione di Papa Innocenzo IV. Intanto la comunità cresce e come il seme buono gettato nella terra fertile dà frutto. Nascono nuove comunità. Silvestro è ormai stanco, ha quasi 90 anni e finalmente il Signore gli concede di tornare a casa: è il 26 novembre 1267.