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San Colombano, abate

San Colombano, sec. XV San Colombano, sec. XV 

Colombano

Nasce in Irlanda tra il 525 e il 543. Di ricca famiglia, istruito all’interno della casa grazie a maestri privati, fu educato nel rispetto delle regole tipiche del rango familiare. Tutto regolare, finché intorno ai quindici anni si recò da una donna reclusa, con fama di santità, per chiederle cosa fare della sua vita. Sarà lei a indicargli la via del monastero, cogliendo in lui una solida spiritualità. Rientrato a casa, valutò bene la cosa e prese la ferma decisione di lasciare la casa e il suo tenore di vita, recandosi presso il monastero di Clain-Inis, guidato dall’abate Sinell.

La scelta del monastero

Si dedicò alla preghiera e allo studio della Scrittura e dei Padri della Chiesa, lasciandosi affascinare da quanto andava scoprendo. Il tempo però lo aiutò a capire che doveva allontanarsi da lì perchè familiari ed amici lo disturbavano con le loro frequenti visite. Si trasferì così a Nord, presso il Monastero di Bangor, guidato dalla regola austera dell’abate Comgallo. Qui trovò il suo posto, tanto che venne presto indicato come Maestro dei novizi, finché non decise di partire “missionario” nel centro Europa, dove la fede tornava a lasciare spazio al paganesimo.

Il monastero di Luxeuil

Partì con dodici monaci e puntò verso la Gallia, dove sbarcò nel 588 (circa). Ricevuto il permesso da parte del re della Borgogna, Gontranno, fondò un monastero presso Annegray, un’antica e diroccata fortezza romana, dentro la foresta, a garanzia di pace e tranquillità, e nello stesso tempo buon punto di partenza per andare ad evangelizzare, oltre che accogliere quanti erano venuti al corrente di questa nuova presenza. L’ingresso di nuovi monaci portò la realizzazione di altri due monasteri: uno a Luxeuil e l’altro a Fontaine.

L’Abate fondatore

Giona di Bobbio, monaco entrato in monastero tre anni dopo la morte dell’Abate, e segretario dei due primi abati successori, fu incaricato di scrivere la biografia del santo. È lui a riportarci – tra leggenda e storia - alcuni tratti dell’Abate fondatore. Un giorno, riporta Giona, dovendo Colombano scrivere la Regola per i monaci degli ormai tre monasteri, si ritirò in una grotta. A sera, però, rientrò l’orso con la sua preda: i due si guardarono con attenzione. L’orso lo osservò, mangiò la sua preda e se ne uscì, lasciando Colombano solo a riposare. Questo per indicare come ormai il santo abate era tutt’uno con la natura.

Scrisse la Regola dei monaci e la Regola domestica; alcuni dettagli fanno capire la rigidità della vita del monastero: se qualcuno dice “mio” o “tuo” riguardo a un oggetto, sei colpi di verga; se qualcuno non rispondeva Amen in coro, trenta colpi… Riflessi del tempo. Ma certamente una regola esigente.

La cattiveria di Brunechilde

La regina, madre del re Teodorico, non permetteva al figlio di sposarsi perché voleva tenere il potere per sé. Permetteva però al figlio di avere quante donne volesse... La gente non sopportava più la regina madre, ma nessuno sapeva come poterla affrontare. Anche il Vescovo di Vienna non sapeva come risolvere la questione e, spazientito, andò a chiedere consiglio a Colombano, portando con sé i due figli illegittimi del re, chiedendo all’abate di benedirli: in questo modo avrebbe legittimato davanti a tutti una situazione ormai insostenibile. Colombano però s’oppose e la regina madre, da parte sua, decretò che nessuno poteva più entrare o uscire dal monastero. Anche il re tentò di far sì che i figli potessero ricevere la benedizione, portando doni in abbondanza: entrò fino in refettorio, violando in questo modo la clausura. Cacciato dai monaci, la regina Brunechilde fece scrivere al re il bando dal suo regno per Colombano e i suoi monaci.

Bregenz

Data la situazione, Colombano lasciò la terra e intraprese il viaggio verso Roma, seppur, alla morte del re e della regina madre, il successore richiese a Colombano di tornare indietro: ma lui rifiutò.

Giunti a Bregenz, un sacerdote offrì ai monaci una chiesa nei pressi del lago di Costanza: la sistemarono e costruirono il chiosco. Bregenz divenne pian piano una seconda Luxeuil.

Colombano coltivava ancora il desiderio di arrivare a Roma. Lasciò quindi Gallo, uno dei dodici monaci partiti con lui a Bregenz, dove operò un’intensa opera di evangelizzazione, tanto che la zona prese il nome di san Gallo.

Intanto egli arrivò nei pressi di Bobbio (a 30 km da Piacenza), dove fu accolto e vi costruì il più imponente monastero mai da lui realizzato. Qui si troverà la biblioteca più importante d’Italia.

Muore il 23 novembre 615. Le sue reliquie riposano nella cripta della basilica a lui dedicata, ed è patrono della Diocesi e della città di Piacenza.

Scrive di lui il Cardinale Schuster: “Nel Medioevo Colombano era il santo taumaturgo popolare cui ricorrevano i fedeli per ottenere favori anche temporali. Egli resta l’uomo più grande del suo tempo per le doti di cultura e per i doni di grazia; come san Bernardo, questo eremita ha una personalità europea: fa tremare i despoti, fa temere e amare Iddio…la sua regola è rigida: in fondo è il Vangelo adattato agli uomini del VI secolo”.