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Ss. Cosma e Damiano, martiri

Santi Cosma e Damiano, sec. XVII Santi Cosma e Damiano, sec. XVII 

L’attenzione ai malati è stata la leva centrale della loro vita che si snoda nel terzo secolo, al tempo delle persecuzioni contro i cristiani. Curano i malati senza farsi pagare e, per questo, sono soprannominati anàrgiri, parola greca che significa “senza argento”. La loro fama di uomini coraggiosi, di insigni benefattori, si sparge rapidamente in tutta la regione. L'attività di questi Santi non si riduce alla sola cura dei corpi. Nel loro esercizio professionale mirano anche al bene delle anime con l'esempio e con la parola. Riescono a convertire al cristianesimo molti pagani. E’ celebre l’episodio della guarigione di una donna emorroissa, di nome Palladia, che per gratitudine offre tre uova ai due fratelli. Dopo il loro netto rifiuto, implora Damiano di accettare, in nome di Cristo, quel piccolo dono. Damiano, per non offendere la donna, accetta le uova. Ma questo provoca l’ira di Cosma che chiede pubblicamente, dopo la morte, di non essere seppellito insieme al fratello.

Il martirio

Il loro supplizio è raccontato dalla Leggenda aurea, secondo la quale i due fratelli sono prima gettati nel fuoco da cui escono illesi. Sono poi condannati alla lapidazione ma le pietre tornano indietro. Successivamente, le frecce lanciate dagli arcieri feriscono i carnefici. Infine vengono decapitati.

Non siano separati…

Nel dipinto del Beato Angelico, la raffigurazione della sepoltura dei due Santi si basa su quanto riportato dalla Legenda aurea. In base a questa narrazione, il dromedario che trasportava le spoglie di San Damiano incomincia improvvisamente a parlare con voce umana e pronuncia queste parole: “Nolite eos separare a sepoltura, quia non sunt separati merito” (Non siano separati nella sepoltura perché non sono dissimili nel merito). La Chiesa ricorda i Santi Cosma e Damiano il 26 settembre. Il loro culto si è esteso dall’Oriente in Italia, soprattutto a Roma e in Puglia.