San Bonifacio, vescovo e martire, apostolo della Germania

San Bonifacio San Bonifacio  (© BAV, Vat. lat. 14701, f. 319r)

Bonifacio

Evangelizzatore della Germania del VIII secolo, quando ancora quel Paese, al di là del Reno, era abitato da popolazioni pagane.

Nato in Inghilterra, nel regno di Wessex, tra il 672 e 675, fu accolto ed educato presso le abbazie di Exeter e di Nhutschelle, dove poté coltivare una profonda spiritualità e un’ampia cultura, e formarsi una forte personalità grazie alla solida disciplina monastica. In questo contesto imparò il greco, il latino e l’ebraico anche per poter attingere alle fonti della Sacra Scrittura, il tutto arricchito dalla conoscenza dei Padri della Chiesa.

Seguendo l’esempio di altri monaci, nel 716 ottenne il permesso di partire missionario per annunciare la fede in Gallia e in Germania. Ma non voleva avventurarsi in questa impresa senza il permesso e la benedizione del Papa. Restò a Roma l’intero inverno del 718, e nella primavera del 719 il Papa, avuto modo di apprezzarne le virtù, lo inviò nelle terre germaniche. Nel 722 il Papa lo richiamò per consacrarlo Vescovo di tutta la regione oltre il Reno. La cosa interessante è che venne nominato come vescovo suburbicario della diocesi di Roma, quindi legato direttamente al Pontefice. A quel tempo, quindi, ciò che Bonifacio faceva era sempre a nome del Papa, e chi lo toccava, era come se toccasse direttamente il Papa! Forte di questa autorità, Bonifacio cominciò a costruire chiese e monasteri legandoli direttamente alla giurisdizione pontificia, e sottraendoli quindi al potere civile, cominciando in questo modo a rendere automa l’azione della Chiesa. Nel 723 fu ben accolto alla corte di Carlo Martello, che gli garantì la dovuta protezione. Nel 732. Gregorio III, successore di Gregorio II, gli inviò il pallio e lo nominò arcivescovo, con l’autorità di consacrare i vescovi per i suoi territori.

Il buon pastore

Stabilì diocesi, designò Vescovi, fece costruire chiese, fondò monasteri, organizzò il clero, tutto per rendere un servizio al popolo di Dio, tenendo di riferimento il Vangelo con accanto la Regola di san Benedetto e la Regola pastorale di san Gregorio: “Predichiamo i disegni di Dio ai grandi e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri. Annunziamoli a tutti i ceti e a tutte le età finché il Signore ci darà la forza, a tempo opportuno e importuno, a quel modo che san Gregorio scrisse nella sua Regola”.

Se all’inizio l’azione pastorale era sotto il segno del timore, alla fine si rivelò particolarmente incisiva ed efficace, a tal punto che molti abbandonarono i riti superstiziosi abbracciando la nuova fede. Di fronte ai pericoli e alle persecuzioni, erano di suo conforto e aiuto l’esempio dei Padri e dei santi, come si evince da una lettera scritta a Lioba: “Grandi nocchieri della chiesa furono i primi padri quali Clemente e Cornelio e moltissimi altri a Roma, Cipriano a Cartagine e Atanasio ad Alessandria. Essi al tempo degli imperatori pagani, governavano la nave di Cristo, anzi la sua carissima Sposa. Insegnarono, combatterono, faticarono e soffrirono fino a dare il loro sangue”. Il Sinodo lo volle vescovo di Colonia, ma lui rinunciò.

Il martirio

Ultimo suo desiderio era riuscire a evangelizzare la Sassonia, terra dei suoi antenati. Nel 754, mentre si preparava ad amministrare il battesimo a un gruppo di neofiti, fu assalito e martirizzato insieme all’intero gruppo di 52 compagni. In questo modo, senza volerlo né cercarlo, firmò la sua opera evangelizzatrice con il sangue del martirio. Come suo desiderio, venne sepolto nell’abbazia di Fulda, da lui stesso fatta costruire.