San Francesco Caracciolo, sacerdote, fondatore dei Chierici Regolari Minori

“Sangue preziosissimo del mio Gesù, tu sei mio, e per te e con te soltanto spero di salvarmi. O sacerdoti, sforzatevi di celebrare la Messa ogni giorno e di inebriarvi con questo sangue!”.
Non è un caso se Francesco Caracciolo viene chiamato “il Santo dell’Eucaristia”: un amore, il suo, per Gesù pane di vita, che nasce molto presto, come la vocazione, quando vive ancora con la sua nobile e ricca famiglia a Villa Santa Maria, presso Chieti. Non minore è l’amore che prova per la Madonna, onorata indossando fin da bambino l’abitino del Carmine e poi recitando il rosario e digiunando ogni sabato.

Una malattia “illuminante”

A 22 anni viene colpito da un a brutta forma di elefantiasi che lo deturpa in tutto il corpo. Così fa voto di rinunciare per sempre alle ricchezze terrene in cambio della guarigione. Viene ascoltato. Due anni dopo è ordinato sacerdote e si fa notare per alcune presunte guarigioni tra i malati degli ospedali in cui esercita il suo ministero, come pure nelle carceri. Tra gli ultimi. Sempre. Chiede, perciò, di far parte della Compagnia dei Bianchi che a Napoli presta servizio tra condannati a morte e galeotti presso l’ospizio degli Incurabili. Siamo nel 1588.

Fondatore… per sbaglio

Un giorno gli arriva una lettera da un nobile genovese, don Agostino Adorno, e dall’abate di Santa Maria Maggiore a Napoli, Fabrizio Caracciolo. In realtà è indirizzata a un religioso omonimo che fa parte della sua stessa congregazione, ma viene recapitata a lui, che la accoglie come un segno della Provvidenza. Sarà per merito di questo disguido che assieme ai due personaggi succitati Ascanio si riunisce presso i Camaldolesi e scrive la costituzione di un nuovo istituto del quale è cofondatore. È proprio lui a proporre di aggiungere ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, un quarto voto che impegna a rifiutare qualsiasi carica ecclesiastica. Quando il nuovo istituto viene riconosciuto, Ascanio cambia il suo nome in Francesco.

Il difficile rapporto con la Spagna

Nel 1589 Francesco va in Spagna con Adorno, che lì vuole espandere il nuovo istituto. Il viaggio, però, risulta fallimentare: dopo un anno tornano a casa, Francesco è malato, Adorno muore. Nel 1591 Francesco viene eletto preposto generale perpetuo, carica che deve accettare per ottemperare al voto di obbedienza, ma non cambia il suo modo di vivere la penitenza, il digiuno e neppure l’abitudine a svolgere i lavori più umili. Torna in Spagna tre anni dopo, ma a Madrid re Filippo II lo minaccia di fargli chiudere l’Ospedale degli Italiani dove si occupa della cura e dell’assistenza agli infermi. Solo nel 1601, eletto maestro dei novizi, riuscirà a fondare una casa a Valladolid, dimostrando una grande capacità di discernimento tra i giovani, predicendo ad alcuni la vocazione alla vita religiosa, ad altri addirittura l’apostasia. Nel 1607 finalmente è dispensato da ogni ufficio e a dedicarsi solo alla preghiera.

“Cacciatore di anime”, “padre dei poveri”, ma anche “l’uomo di bronzo”

Questi i tre soprannomi con i quali Francesco era conosciuto, che rispecchiano perfettamente i tre volti del suo ministero. Non smette mai di visitare i malati e di assistere i moribondi: in ospedale si dedica con buona lena ai lavori più umili come rassettare i letti, pulire le stanze, rattoppare le vesti degli infermi. È sempre pronto anche alla raccolta delle elemosine per provvedere all’educazione delle fanciulle, porta tutto quello che ha ai poveri, togliendosi letteralmente il pane di bocca, spesso digiunando, e donando le vesti che tutti i confratelli scartano. Inoltre è infaticabile nell’ascoltare le confessioni, nell’insegnare il catechismo ai fanciulli, nell’organizzare le opere di carità e nel predicare verità eterne ai fedeli.

L’amore per Gesù Eucaristia

Se per gli altri vuole il meglio, per se stesso invece non vuole nulla: Francesco sceglie sempre le stanze più anguste, dorme e mangia pochissimo, inoltre fa opere di penitenza, arrivando a indossare addirittura il cilicio nelle feste e nei lunghi viaggi a piedi. Ma soprattutto promuove il culto dell’Eucaristia, stabilendo che gli allievi dell’Ordine si avvicendino nell’Adorazione del Santissimo Sacramento. Non si stanca mai di esortare anche gli altri sacerdoti a questa pratica, esponendo il Santissimo ogni prima domenica del mese. Andato in pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto, qui nasce al cielo il 4 giugno 1608 dopo aver invocato i Santi Michele, Giuseppe e Francesco d’Assisi. Viene canonizzato da Pio VII nel 1807.