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Santi Mariano e Giacomo, martiri

Martiri di Lambesa.

La Passio riporta che tre dei martiri di Lambesa – Mariano, lettore; Giacomo, diacono e lo scrittore anonimo che riporterà gli avvenimenti – mentre erano in viaggio verso la Numidia – Africa settentrionale, attuale Algeria – si fermarono presso Mugnae, nei pressi di Cirta, odierna Costantina. Qui giunsero anche due vescovi, Agapio e Secondino, per i quali era stata sentenziata la pena di morte in base all’editto di Valeriano (258), il quale ordinava che vescovi, diaconi e presbiteri dovevano essere giustiziati.

Arrestati, furono interrogati, torturati e successivamente inviati a Lambesa, sede del Legato imperiale. Giunto il giorno del martirio, furono decapitati sull’alto di una rupe a strapiombo sul torrente della città e i loro corpi gettati in acqua: era il 6 maggio 258.

Il Passio

La fonte di quanto avvenuto è stata scritta da un anonimo scrittore compagno di martirio. Dallo scritto emerge che il diacono Giacomo e il lettore Mariano affrontarono torture e martirio con grande fortezza d’animo, incoraggiando e sostenendo anche gli altri cristiani.

Lo scoglio

Nel secolo scorso, a Cirta, su uno scoglio dell’attuale fiume Roummel, fu trovata un’incisione risalente al 600 circa, dove compaiono anche i nomi dei martiri. Se restiamo alla fonte della Passio, il fatto che qui siano riportate le loro memorie, fa pensare al culto delle loro reliquie.

Le stelle del cielo

Durante la permanenza in carcere, Emiliano sognò il fratello che, in quanto pagano, lo prendeva in giro per la sua fede: “Come ti trovi lì nelle tenebre del carcere con i compagni?”, domandò il fratello. Ed egli rispondeva: “Per il cristiano splende una chiara luce anche nelle tenebre”. E dato che il fratello pagano insisteva per capire chi dei martiri sarebbe stato più premiato, Emiliano rispose: “Le stelle sono tutte luminose, anche se diverse fra loro, e tra i martiri sarebbe stato destinato a splendere di più chi più fortemente e lungamente avesse sofferto”.

Il culto

Si diffuse rapidamente tanto che sant’Agostino scriverà un Sermone e san Pier Damiani scriverà due “narrazioni”, una per Emiliano e l’altra per Giacomo. In entrambe le narrazioni il martirio viene colto come un “invito” da affrontare il percorso della vita con l’aiuto dei martiri. Attraverso questo modo allegorico-morale, l’autore voleva incoraggiare i cristiani a non temere la lotta. 

Sappiamo che le reliquie giunsero ad Amelia portate da profughi africani; da qui arrivarono a Gubbio, tanto che la cattedrale è consacrata ai santi Mariano e Giacomo.