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San Dionigi, vescovo di Corinto

Dionigi

Le poche notizie di cui si è in possesso ci arrivano grazie a san Girolamo e ad Eusebio di Cesarea. Dionigi viene descritto come un pastore zelante nei riguardi della comunità a lui affidata e tale impegno lo si coglie grazie ai frammenti di otto lettere indirizzate ad altrettante Chiese, tra le quali Atene, Nicomedia, Roma. Scrive ai fedeli di quest’ultima: “«Avete ereditato dagli avi l’usanza di prendervi cura in vario modo di tutti i fratelli, e di inviare aiuti a molte Chiese presenti in ogni città; avete alleviato così le sofferenze dei bisognosi e siete venuti incontro ai fratelli condannati ai lavori forzati nelle miniere con quei sussidi che voi, o Romani, inviate da sempre, secondo l’usanza dei vostri padri; e il vostro beato vescovo Sotero l’ha non solamente conservata, ma anche incrementata; egli li ha beneficiati con gli aiuti inviati ai santi ed esortando i fratelli con parole di beatitudine, come fa un padre affettuoso con i figli». Parole che suggeriscono chiaramente il primato della Chiesa di Roma e la sua attenzione nel soccorrere le Chiese in difficoltà.
Il suo corpo, trasferito a Roma, fu dato da Innocenzo III (1198-1216) ad Emerico, priore del monastero di San Dionigi in agro parisiensi.